Acciaio - Bienkowska, no MES a Cina perche' pratica dumping

La commissaria Ue all'Industria dice no al MES per Pechino, colpevole di "inondare" il mercato Ue di acciaio a basso prezzo.

China - Photo credit: michael*choi via Foter.com / CC BY-NC-SA © 2016 FOTER.COM Blog Contact Terms Sitemap Privacy Policy

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Intervenendo alla plenaria del Comitato delle Regioni, in una sessione dedicata alla crisi della siderurgia, la commissaria Ue all'Industria Elzbieta Bienkowska si è detta "molto contraria" alla prospettiva di una concessione dello status di economia di mercato (Market Economy Status, MES) alla Cina, che, ha aggiunto poi la responsabile dell'Esecutivo Ue, "sta inondando il mercato europeo di acciaio a basso prezzo". 

Bruxelles, ha assicurato la Bienkowska, è al lavoro e alla ricerca di "una buona soluzione per il settore dell'acciaio e per l'intera economia Ue". L'Europa, ha continuato, ha bisogno dell'industria siderurgica, perché da questa dipendono altri settori chiave dell'economia come l'automotive e le costruzioni, e di "soluzioni rapide".

Dopo avere ricordato le misure già adottate dall'Esecutivo Ue per sostenere l'industria dell'acciaio, come l'accelerazione sui dazi antidumping, sugli strumenti di difesa commerciale e il pressing a livello di G7, G20 e OCSE, la commissaria Bienkowska ha annunciato che nel 2017 arriveranno per il settore siderurgico provvedimenti per affrontare la carenza di competenze.

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MES alla Cina: la scadenza di dicembre 2016

La questione del MES alla Cina, lo ricordiamo, risulta piuttosto urgente in vista dell'appuntamento di dicembre 2016, quando scadranno alcune disposizioni del regime transitorio imposto a Pechino al momento della sua adesione all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), nel dicembre 2001.

Disposizioni, quelle in scadenza, che hanno finora consentito ai partner commerciali di Pechino membri dell'OMC di utilizzare una metodologia da economia non di mercato per il calcolo del dumping e per l'imposizione dei relativi dazi all'importazione.

Intorno alla questione si è sviluppato un acceso dibattito, poiché l'eventuale riconoscimento del MES a Pechino avrebbe dirette conseguenze sulla capacità di Bruxelles di proteggere l'economia dei 28 dai danni derivanti da prodotti esportati dalle imprese cinesi ad un prezzo molto più basso di quello di mercato, fonte quindi di concorrenza sleale.

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Il fronte del no al MES per Pechino

Un no chiaro alla concessione dello status di economia di mercato è arrivato nei mesi scorsi sia dalle istituzioni Ue e che dalla società civile. In una risoluzione non legislativa approvata a inizio maggio, ad esempio, la plenaria del Parlamento europeo ha ribadito che finchè la Cina non avrà soddisfatto i cinque criteri stabiliti dall'Ue per definire le economie di mercato, le esportazioni di Pechino verso l'Unione dovranno essere trattate con una metodologia "non standard" nelle inchieste antidumping.

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E un no ancora più deciso al MES per Pechino è arrivato in risposta alla consultazione MES China Why Not, lanciata a marzo da un gruppo di parlamentari europei, rappresentati da David Borrelli (EFDD), Edouard Martin ed Emmanuel Maurel (S&D), per raccogliere il parere dell'opinione pubblica sulla questione del riconoscimento.

Nell'arco di due mesi la consultazione ha raccolto 6.092 contributi da parte di tutte le tipologie di soggetti potenzialmente interessati. La stragrande maggioranza dei partecipanti - pari al 91,13% - si è detta contraria alla concessione dello status di economia di mercato. 

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