Le agevolazioni di successo al centro della riforma degli incentivi alle imprese

Palazzo Madama - Photo credit: Francesco Gasparetti from Senigallia, ItalyIn audizione al Senato, CDP, Simest, SACE e ABI sottolineano come alcuni strumenti – Fondo 394, FRI, Fondo di garanzia, Nuova Sabatini - possano fungere da modello per la razionalizzazione del sistema delle agevolazioni alle imprese. Semplificazione, certezza dei tempi, coordinamento delle misure sono alcune delle esigenze segnalate al Parlamento, insieme al richiamo dell'Agenzia delle Entrate alla necessità di disposizioni ad hoc per gli incentivi fiscali.

Il CdM approva la riforma degli incentivi alle imprese

Tra i partecipanti alle audizioni informali nell'ambito dell'esame dei due ddl 571 e ddl 607 - uno di iniziativa governativa, l'altro di iniziativa parlamentare - per la riforma degli incentivi alle imprese, il consenso sull'esigenza di un riordino del sistema delle agevolazioni è unanime, anche alla luce del proliferare di misure straordinarie adottate prima in risposta alla pandemia e poi in relazione alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica.

D'altra parte, la Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive 2022 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha rilevato nel 2021 un incremento delle agevolazioni alle imprese del 165% su base annua, per un totale di quasi 2mila strumenti e agevolazioni concesse per circa 25 miliardi di euro.

Sfruttare riforma incentivi per potenziare strumenti CDP

Da questi dati parte l'intervento di CDP che, in audizione al Senato, sottolinea come dei 25 miliardi concessi nel 2021, 18 miliardi riguardavano incentivi per la doppia transizione verde e digitale, di cui 14 miliardi per le energie green e 4 miliardi per la digitalizzazione.

Stanziare risorse e riconoscere incentivi, tuttavia, non è sufficiente. Per Cassa Depositi e Prestiti esistono una serie di problemi di implementazione, dagli iter autorizzativi (soprattutto nel caso degli aiuti per le energie rinnovabili) alla mancanza di competenze nelle aziende per affrontare procedure di accesso complesse. E' il caso degli IPCEI, gli Importanti progetti di comune interesse europeo su cui CDP supporta il MIMIT e che attualmente vedono le PMI impreparate a fronte di un processo di valutazione delle idee innovative da parte della Commissione europea sostenibile solo per le grandi imprese.

In generale, la riforma degli incentivi rappresenta per CDP un'ottima occasione per allargare la platea dei beneficiari e massimizzare l'impatto delle misure che già gestisce, principalmente il Fondo rotativo Imprese (FRI), le garanzie concesse alle imprese utilizzando i fondi europei di vari programmi UE (da Cosme a InvestEU) e la finanza alternativa, in particolare attraverso programmi di basket bond per fornire supporto alternativo al canale bancario.

Su tutte queste misure, per CDP, si potrebbe fare meglio: si potrebbe aumentare la dotazione del FRI e promuovere la contribuzione regionale allo strumento; si potrebbero utilizzare le garanzie europee non solo per i finanziamenti di nuova erogazione ma anche per quelli già erogati; si potrebbe sfruttare il Fondo di garanzia PMI per aprire, con risorse anche regionali, nuove sezioni speciali dedicate alla finanza alternativa.

Garanzie SACE e Fondo 394 SIMEST in prima fila per il supporto alle imprese

Anche SACE e SIMEST, le società che formato il Polo dell’export di CDP, guardano con interesse alla riforma degli incentivi alle imprese, che andrebbe a toccare strumenti di grande appeal ed efficacia sia nella fase della pandemia che nella successiva crisi connessa alla guerra in Ucraina.

Per SACE, che dal 2020 ha visto aggiungersi al suo focus sul credito all'esportazione la mission del supporto alla liquidità delle imprese, a orientare la riforma dovrebbero essere i principi di pluriannualità, di certezza dell'orizzonte temporale e programmazione degli interventi, di misurabilità degli impatti, di coordinamento delle misure, di digitalizzazione e semplificazione delle procedure di accesso. Tutti guadagni interessanti in ottica prospettica, per sviluppare eventuali nuovi strumenti sulla falsariga del successo di Garanzia Italia (che vanta prestiti garantiti per 42 miliardi) e Garanzia Supporto Italia (ancora operativa, finora a quota 24 miliardi).

Discorso analogo per SIMEST che, oltre ai contributi all'export del Fondo 295-73 e agli strumenti di supporto agli investimenti all'estero, gestisce i finanziamenti agevolati per l'internazionalizzazione del Fondo 394-81, rivelatosi estremamente flessibile nella risposta alla pandemia e al conflitto in Ucraina e di successo anche nel contesto del PNRR. Per il futuro SIMEST prevede un ritorno all'operatività ordinaria, con un focus sul sostegno agli investimenti verdi e digitali, con la possibilità di riconoscere contributi a fondo perduto alle PMI, alle imprese del Sud e a quelle innovative, oltre alla mobilitazione – già prevista dal Governo - a supporto alle imprese colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna.

ABI, schemi tipo per i bandi e agevolazioni modello per semplificare gli incentivi

Piena condivisione dei principi generali della delega anche per l'Associazione bancaria italiana, che mette l'accento su due aspetti fondamentali: la definizione degli interventi secondo schemi tipo, che permette di accelerare e uniformare le procedure connesse ai bandi, e l'applicazione di meccanismi che hanno già dimostrato di essere efficienti ed efficaci, modelli standard di intervento che l'ABI ha già individuato per tre macro tipologie di agevolazione alle imprese.

Come sottolineato già in altre occasioni, infatti, per l'ABI il modello da replicare per gli strumenti finanziari deputati alla concessione di garanzie è il Fondo di garanzia PMI, per i contributi in conto interessi il riferimento è la Nuova Sabatini e per i finanziamenti agevolati la misura da mutuare è il FRI. Uno strumento, quest'ultimo, che che può anche essere utilizzato a livello regionale e ulteriormente semplificato per adattarlo ad operazioni di dimensioni minori di quelle attualmente finanziate dal Fondo Rotativo Imprese.

Agenzia delle entrate, rischi da automatismo incentivi fiscali

Sull'uniformità, in risposta alla proliferazione di misure eccezionali degli ultimi anni, insiste anche l'Agenzia delle Entrate, che naturalmente chiede di coordinare la riforma degli incentivi con la riforma fiscale.

Questo pacchetto di disposizioni ad hoc, comune alle varie misure fiscali, dovrebbe prevedere:

  • le modalità di utilizzo degli incentivi fiscali in funzione della loro diversa natura, prevedendo, in caso, il divieto di rimborso
  • il trattamento fiscale degli incentivi, cioè la non concorrenza alla formazione della base imponibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap e l’irrilevanza ai fini della determinazione della quota di interessi passivi deducibile dal reddito di impresa
  • la possibilità di cumulare due o più agevolazioni a valere sui medesimi costi, a condizione che le stesse, complessivamente, non superino 100% della spesa sostenuta
  • il divieto di circolazione delle agevolazioni fiscali, con la previsione - qualora in via straordinaria il legislatore preveda la cedibilità dei crediti di imposta – di meccanismi di tutela a garanzia dell'erario, come la responsabilità in solido di tutti coloro che intervengono nella circolazione dei crediti.

Le Entrate sottolineano però anche un altro tema di grande interesse, cioè la richiesta di limitare il ricorso agli incentivi automatici in forma di credito d'imposta. Una richiesta apparentemente in controtendenza rispetto alla necessità di semplificare il sistema degli aiuti alle imprese, ma che guarda evidentemente alle complicazioni connesse alla gestione delle agevolazioni fruite indebitamente.

Qualora la concessione degli incentivi presupponga valutazioni di carattere tecnico non tributario, l'Agenzia raccomanda quindi di prevedere il riconoscimento della misura all'esito di un procedimento amministrativo di concessione dell'aiuto da parte dell'amministrazione competente, quindi ad esempio dei Ministeri che emanano i bandi. E in generale, di limitare il ricorso ai crediti di imposta fruibili dalle impresa senza preventiva presentazione di domanda, anche per fornire al beneficiario maggiori garanzie sul rispetto dei vincoli UE in materia di aiuti di Stato, che è verificabile in sede di iscrizione dell'aiuto individuale al Registro nazionale degli aiuti di stato.

Per approfondire: Riforma incentivi imprese: le richieste del settore costruzioni