Digitale: l'Italia recupera nel DESI Index, ma resta indietro su digital skills
Se da un lato cresce il livello di digitalizzazione del nostro paese, dall'altro il punto debole rimangono le competenze digitali degli italiani, poco diffuse rispetto alla media europea. Lo rivela il Digital Economy and Society Index (DESI) 2022, l'indice di digitalizzazione dell'economia e della società pubblicato oggi dalla Commissione UE.
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Il DESI Index misura, in base ai dati Eurostat e a studi e metodi di raccolta specializzati, i progressi compiuti dagli Stati membri dell'UE per realizzare un'economia e una società digitali. L'indice aiuta gli Stati membri dell'UE individuando i settori cui destinare in via prioritaria investimenti e interventi, e costituisce anche lo strumento chiave per l'analisi degli aspetti digitali nel semestre europeo.
DESI Index 2022: l'Italia sale al 18° posto, ma resta 'debole' sulle competenze digitali
Per l'edizione 2022 dell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società, l'Italia sale dal 20° al 18º posto fra i 27 Stati membri dell'UE.
Il nostro paese sta guadagnando terreno e, se si considerano i progressi del suo punteggio DESI negli ultimi cinque anni, sta avanzando a ritmi molto sostenuti. Negli ultimi anni le questioni digitali hanno acquisito attenzione politica, in particolare grazie all'istituzione di un Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, all'adozione di varie strategie chiave e al varo di molte misure strategiche.
Ciò premesso, la trasformazione digitale sconta ancora varie carenze cui è necessario porre rimedio. Dando continuità alle iniziative intraprese e sfruttando i molti punti di forza di cui il paese dispone, l'Italia potrebbe migliorare ulteriormente le proprie prestazioni nell'ambito del DESI.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) offre i fondi necessari per accelerare la trasformazione digitale. L'Italia dispone poi di una robusta base industriale e di comunità di ricerca in settori chiave come l'intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni e la quantistica.
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Questi punti di forza si potrebbero sfruttare per dispiegare il digitale in tutti i settori dell'economia, nel pieno rispetto dell'approccio antropocentrico propugnato dai principi digitali.
Dagli indicatori di quest'anno emerge che l'Italia sta colmando il divario rispetto all'Unione europea in fatto di competenze digitali di base; ancor oggi però oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell'UE e le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi di iscrizione a lauree nel settore ICT.
Se si desidera che l'UE consegua l'obiettivo del decennio digitale in termini di competenze digitali di base e specialisti ICT, è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell'Italia in materia di competenze digitali.
Consulta il DESI Index 2022 dell'Italia
Come si posizionano gli altri paesi europei?
Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia restano all'avanguardia, ma anche questi paesi presentano lacune in settori chiave: la diffusione di tecnologie digitali avanzate quali l'IA e i big data, che rimane al di sotto del 30% e molto lontana dall'obiettivo del decennio digitale del 75% per il 2030; la diffusa carenza di personale qualificato, che rallenta il progresso generale e porta all'esclusione digitale.
Oltre all'Italia, anche Polonia e Grecia hanno migliorato notevolmente i loro punteggi DESI negli ultimi 5 anni, realizzando investimenti consistenti grazie a una maggiore attenzione politica al digitale, anche con l'aiuto dei finanziamenti europei.
In linea di massima, il livello di digitalizzazione dell'UE continua a migliorare e gli Stati membri partiti dai livelli più bassi crescono a un ritmo più rapido recuperando terreno a poco a poco. La diffusione di reti veloci aumenta e anche le imprese - a fronte della pandemia Covid - hanno promosso maggiormente l'uso di soluzioni digitali.
Tuttavia l'utilizzo dell'IA e dei big data da parte delle imprese si attesta, rispettivamente, solo all'8% e al 14% (a fronte dell'obiettivo del 75% entro il 2030).
Inoltre, solo il 54% degli europei di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base: l'obiettivo del decennio digitale è di arrivare almeno all'80% entro il 2030.
Il sostegno del Recovery and resilience facility alla digitalizzazione dell'UE
Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), con circa 127 miliardi di euro destinati a riforme e investimenti nel settore digitale, offre un'opportunità senza precedenti, che l'UE e gli Stati membri non possono lasciarsi sfuggire, per accelerare la trasformazione digitale.
Gli Stati membri hanno destinato in media il 26% della dotazione del RRF alla trasformazione digitale, superando la soglia obbligatoria del 20%. Gli Stati membri che hanno scelto di investire oltre il 30% della propria dotazione RRF nel settore digitale sono Austria, Germania, Lussemburgo, Irlanda e Lituania.
Designare il digitale come una delle priorità fondamentali, fornire sostegno politico e predisporre una strategia chiara e politiche e investimenti solidi sono elementi indispensabili per accelerare la digitalizzazione e mettere l'UE sulla buona strada per realizzare la visione delineata con il decennio digitale.