Piano promozione Made in Italy 2021-2022: cosa chiede il settore logistico

Perchè la logistica è importante per le imprese che esportanoIncentivi alle imprese esportatrici per adottare il termine di resa franco destino al posto dell’ex work, un Piano Servizi 4.0 per l’innovazione e più presenza nella nuova frontiera dell’export, l’e-commerce. Ecco alcune proposte del settore trasporti per il Piano per la promozione del Made in Italy 2021-2022, che però interessano tutti i comparti.

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Nonostante l'internazionalizzazione e la logistica siano un binomio essenziale per la crescita complessiva del Paese, spesso si tende a trattarle come due temi separati.

Se invece si adottano misure per la crescita (anche internazionale) delle imprese di questo settore, le ricadute positive arriveranno anche sulle imprese di altri comparti.

La logistica è infatti un segmento strategico per l’export dei prodotti, al pari delle strategie di marketing o della capacità di creare una rete commerciale.

Ecco perché le proposte di Confetra al Tavolo “Infrastrutture Logistica” della Farnesina in vista del Piano Straordinario di Promozione del Made in Italy per il 2021-2022 interessano anche le imprese degli altri comparti.

Il problema italiano dell’ex work. Bisogna incentivare la resa franco destino

Iniziamo con gli Incoterms (international commercial terms), cioè la serie di termini usati per l'import-export di merci, che definiscono su chi ricadono i costi e le responsabilità di ogni fase del trasporto.

In Italia la maggior parte delle imprese che esportano, utilizza l’incoterms ex work (EXW) che a prima vista sembrerebbe ridurre le componenti di rischio in capo all’esportatore. L’ex-work, infatti, prevede che il venditore effettui la consegna mettendo la merce a disposizione del compratore nei propri locali o in altro luogo convenuto, non dovendosi occupare né del carico della merce sul veicolo di prelevamento né dello sdoganamento all’esportazione.

Una modalità che - stando ai dati di una ricerca di SRM (Banca Intesa) realizzata nelle tre regioni italiane più industrializzate (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) - è utilizzata dal 67% delle imprese esportatrici.

In realtà, fa notare Confetra, l’ex-work non è così vantaggioso come sembra. E questo per almeno quattro motivi.

Il primo attiene al livello del servizio. Con la resa EXW, infatti, l’azienda venditrice non ha il controllo sulla qualità dei servizi logistici che contribuiscono invece alla reputazione del prodotto esportato.

C’è poi la questione legata al controllo dei prezzi. Il prezzo finale del prodotto per il compratore è determinato, infatti, anche dalla fase logistica, su cui però il venditore che usa l’ex work non ha purtroppo influenza.

A questi due aspetti se ne aggiunge un terzo, quello che attiene alle performance competitive. In un mondo fortemente interconnesso e altamente concorrenziale - spiega infatti Confetra - la qualità della supply chain è uno dei fattori che definisce il posizionamento competitivo dell’impresa.

Infine c’è l'aspetto che Confetra definisce di “perdita di valore per l’Italia”. Il compratore estero a cui viene delegata l’organizzazione della catena logistica, infatti, si avvarrà verosimilmente dei servizi logistici erogati dalle imprese del proprio Paese, causando una perdita di opportunità di business per il nostro Paese.

L’ex work, quindi, non conviene né alle imprese esportatrici, né agli operatori italiani della logistica. Per questo il settore propone di introdurre un incentivo per le imprese esportatrici che adottano il termine di resa franco destino che invece permetterebbe di:

  • rendere più affidabili le esportazioni;
  • rafforzare le imprese di logistica nazionali che potrebbero seguire il trasferimento della merce fino alla destinazione finale acquisendo una capacità maggiore che, in un circolo virtuoso, consentirebbe anche alle imprese produttrici di ampliare la gittata territoriale delle proprie esportazioni. 

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Per l’innovazione serve un Piano Servizi 4.0

Altro tema cruciale messo sul tavolo dal settore è quello poi degli incentivi per l’innovazione. Le imprese della logistica chiedono il varo di un Piano Servizi 4.0, una sorta di gemello di quell'Industria 4.0 troppo sbilanciato però verso la manifattura.

Il futuro della logistica passa inevitabilmente per la digitalizzazione e la sostenibilità, per le quali sono però necessarie ingenti risorse. Per gli altri settori, queste risorse arrivano anche dallo Stato tramite strumenti come Industria 4.0. Un Piano a cui anche il settore trasporti può accedere ma non completamente. Meglio avere, quindi, un Piano solo per i servizi.

Il digital export è un'opportunità anche per la logistica

Importanti sono anche le opportunità offerte dall’impiego crescente dell’e-commerce per esportare.

Ad oggi nelle strategie di export delle imprese italiane il ricorso all’e-commerce non è ancora massiccio. Ma le cose stanno cambiando, complici anche la pandemia e il programma di digital export lanciato nei mesi passati dall’ICE.

E’ chiaro quindi che anche per la logistica si aprono nuove opportunità che il settore vuole essere in grado di intercettare.

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Trasporto areo e collegamento ferroviario con la Cina

Infine altri due punti molto rilevanti se si parla di movimentazione merci a livello internazionale.

Il primo riguarda il trasporto aereo. “Il cargo aereo rappresenta il 25% del valore dell’export italiano extra UE”, scrive infatti Confetra. “Tuttavia il sistema aeroportuale italiano movimenta appena il 7% del cargo aereo europeo contro, ad esempio il 30% della Germania seguita da Francia e Olanda”. 

A pesare è sicuramente l’assenza di una compagnia di bandiera capace di portarsi dietro, in un circolo virtuoso, il posizionamento internazionale degli aeroporti cargo italiani. Per questo c’è bisogne di risorse, investimenti infrastrutturali ma anche di “fare sistema”. E su quest’ultimo fronte la proposta è di presentarsi compatti alla prossima edizione di “Transport Logistics” di Monaco, la più grande fiera della logistica del mondo.

L’altro tema dolente è infine il trasporto ferroviario di merci verso la Cina. “Le merci italiane che viaggiano su ferrovia sono subordinate ad hub europei (Germania /Polonia), un routing che ci penalizza”, spiega infatti Confetra. 

Servirebbe invece “un set up ferroviario governato dal nostro sistema Paese, con linea diretta da Milano/Melzo (un bacino di esportatori ricchissimo ed un hub già ben attrezzato), attraverso accordi con rail operators/hub intermodali, sostenuto da incentivi statali utili a rendere competitiva l’offerta sia in termini prezzo che di transito (sussidi/accordi con le autorità cinesi)”. Un simile collegamento rappresenterebbe infatti “uno strumento strategico per il nostro export verso molteplici destinazioni orientali, e non solo la Cina, anche grazie alle free trade zones che trasformano le destinazioni cinesi in punti di transito ed interscambio da e per i Paesi del Sud Est Asiatico e dell’Australasia”.

> Consulta il documento di Confetra