UE: dalla crisi una spinta verso l'armonizzazione delle politiche fiscali
Dal cambiamento climatico alla concorrenza dei paesi asiatici, dalla sicurezza internazionale alle politiche per l'immigrazione, tanti sono i temi che secondo gli autori richiedono un maggior coordinamento delle azioni dei governi degli stati membri.
In particolare il documento individua nella crisi economica in corso un'occasione per procedere ad una maggiore armonizzazione delle politiche fiscali all'interno dell'eurozona, soprattutto per quanto riguarda le imposte dirette. Riuscire a combinare una comune politica monetaria con la varietà delle politiche fiscali è stato fra gli obiettivi dell'Unione Europea sin dal 1999. D'altra parte si tratta di una questione controversa che prevedibilmente susciterà l'opposizione di diversi ministri delle finanze, soprattutto di area anglosassone e in particolare dell'Irlanda, che aveva ricevuto dai leaders europei rassicurazioni in merito ad un eventuale impatto del Trattato di Lisbona sul suo regime fiscale, attualmente piuttosto favorevole alle imprese.
Secondo il documento, inoltre, un intervento volto ad unificare le aliquote di imposta per le imprese potrebbe essere funzionale anche per agevolare l'accesso delle piccole e medie imprese al Mercato Unico. Il mercato d'altra parte ne trarrebbe vantaggio nella misura in cui una legislazione fiscale più omogenea costituirebbe “una garanzia implicita contro shock asimmetrici e crisi”. Secondo gli autori i meccanismi di coordinamento fiscale non dovrebbero assumere la forma di una tassa estesa all'intera Unione europea, ma piuttosto di un legame interno all'eurozona o di un fondo di stabilità finanziaria europeo o quanto meno di un'ulteriore armonizzazione delle procedure del Patto di stabilità e crescita.
Si tratta di una questione spinosa, rispetto alla quale il segretario generale del Parlamento europeo Klaus Welle ha manifestato cautela, sottolineando come le previsioni e le analisi prodotte dai ricercatori non debbano essere intese come linea ufficiale del parlamento. Gli stessi funzionari hanno affermato che i documenti dovrebbero servire da stimolo per pensare politiche condivise in risposta a problemi comuni.
La spinta per un maggior coordinamento, infatti, non riguarda solo le politiche fiscali, ma anzi molti auspicano che diverse questioni stragiche vengano gestite attraverso politiche e organismi condivisi. In questa direzione vanno alcune iniziative recenti. L'europarlamentare conservatore della Gran Bretagna James Elles, ad esempio, ha proposto di riservare un milione di euro del bilancio 2010 alla costituzione di un sistema di sicurezza, sul modello del National Intelligence Council statunitense, che possa contribuire al dibattito in maniera obiettiva rispetto alle questioni ed ai documenti prodotto dall'Unione. In generale Elles è fra quanti ritengono necessario che l'Unione Europea analizzi rigorosamente le questioni aperte e gli scenari futuri per rispondervi in maniera proattiva ed efficace.
Non mancano tuttavia posizioni critiche rispetto alla fiducia nelle previsioni degli analisti e c'è chi ricorda come non sia stato possibile anticipare alcune fra le più grandi sfide degli ultimi decenni, dallo sviluppo dell'ICT alla crescita della Cina fino al cambiamento climatico.
(Angela Lamboglia)