L'UE all'altezza delle sfide globali: conversazione con Roberto Santaniello
E' trascorso un mese e mezzo dall'ultima tornata elettorale. Ulteriori sfide e rinnovate responsabilità si profilano all'orizzonte dell'Unione Europea in questa fase contraddistinta dalla presidenza di turno svedese. Prima di tutto una crisi economica - per la quale Bruxelles ha preso provvedimenti decisivi e risoluti a partire dal Recovery Plan - da cui è necessario riemergere con urgenza, ma anche questioni stringenti come la lotta ai cambiamenti climatici ed un maggior coordinamento nell'ambito delle politiche energetiche. Temi di cui è profondo conoscitore Roberto Santaniello, portavoce della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
Santaniello, il G8 dell’Aquila ha rappresentato un importante momento di riflessione. Al centro della discussione temi cruciali come la lotta al cambiamento climatico e la crisi economica internazionale. Quali sono state in particolare le riflessioni e i contributi della Commissione Europea al summit?
RS: In effetti, l'ultimo summit ha avuto un'agenda e un programma di eventi veramente formidabile. Tutte le principali questioni che attualmente richiedono discussione e soprattutto sforzi congiunti a livello globale sono state affrontate durante i tre giorni de l'Aquila. L'apporto e il giudizio della Commissione europea non può che essere positivo. Come lo stesso Presidente Barroso ha dichiarato al termine del vertice, "abbiamo fatto alcuni importanti passi avanti, imprimendo nuovo slancio agli sforzi globali per affrontare le più grandi sfide planetarie del nostro tempo. Il vertice de l’Aquila ha mostrato che siamo collettivamente impegnati a perseguire gli obiettivi della sostenibilità, dello sviluppo e della crescita per quanto riguarda la sicurezza alimentare, la lotta contro i cambiamenti climatici, il commercio e l’economia mondiale."
RS: In effetti, l'ultimo summit ha avuto un'agenda e un programma di eventi veramente formidabile. Tutte le principali questioni che attualmente richiedono discussione e soprattutto sforzi congiunti a livello globale sono state affrontate durante i tre giorni de l'Aquila. L'apporto e il giudizio della Commissione europea non può che essere positivo. Come lo stesso Presidente Barroso ha dichiarato al termine del vertice, "abbiamo fatto alcuni importanti passi avanti, imprimendo nuovo slancio agli sforzi globali per affrontare le più grandi sfide planetarie del nostro tempo. Il vertice de l’Aquila ha mostrato che siamo collettivamente impegnati a perseguire gli obiettivi della sostenibilità, dello sviluppo e della crescita per quanto riguarda la sicurezza alimentare, la lotta contro i cambiamenti climatici, il commercio e l’economia mondiale."
Il summit è stato anche un'importante conferma per il ruolo svolto dall'Unione europea e dalla Commissione, in particolare, nell'ambito del gruppo degli otto Paesi più sviluppati. Si tratta anche di un importante riconoscimento guardando indietro nella storia di questo evento. I rappresentanti della Comunità europea iniziarono a partecipare al vertice di Londra nel 1977. Originariamente, il ruolo dell’UE era limitato ai settori in cui aveva competenze esclusive, ma il ruolo dell’Unione si è rafforzato nel tempo. La Commissione europea è stata gradualmente inclusa in tutte le discussioni politiche all’ordine del giorno del vertice e ha partecipato a tutte le sessioni di lavoro sin dal vertice di Ottawa (1981). Attualmente, il presidente della Commissione europea partecipa come membro a pieno titolo ai vertici annuali del G8 e la Commissione è presente nella fase preparatoria del vertice attraverso lo sherpa del presidente (che in questo caso era João Vale de Almeida, capo del Gabinetto del presidente Barroso).
Limitatamente alle questioni ambientali, quali sono i passi da compiere da qui all’appuntamento di Copenhagen?
RS: Per dirla sempre con il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, a l'Aquila è stato raggiunto uno dei più importanti parametri che l'Ue aveva fissato per giudicare i progressi in vista della Conferenza Onu sul clima di Copenaghen. Per la prima volta questo obiettivo dei 2°C come soglia massima dell'aumento medio della temperatura globale, è ora scritto "nella pietra", essendo stato approvato sia dal G8 che dal Major Economies Forum (MEF). Un'intesa di questo genere a Copenaghen dimostrerà la serietà con cui affrontiamo i cambiamenti climatici,incentivando gli investimenti necessari per dar vita ad un'economia verde, creare nuovi posti di lavoro e trainare la crescita nei prossimi venti o trent'anni.Capire questo oggi significa assicurarsi una posizione privilegiata in futuro.
Siamo naturalmente consapevoli che spetta ai paesi industrializzati svolgere un ruolo guida in tal senso, ma questo non può bastare. Devono per esempio contribuire a questo impegno anche le economie emergenti, le cui emissioni sono in costante aumento. Ciascuno di noi deve fare la sua parte, secondo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e in funzione delle rispettive capacità.
Limitatamente alle questioni ambientali, quali sono i passi da compiere da qui all’appuntamento di Copenhagen?
RS: Per dirla sempre con il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, a l'Aquila è stato raggiunto uno dei più importanti parametri che l'Ue aveva fissato per giudicare i progressi in vista della Conferenza Onu sul clima di Copenaghen. Per la prima volta questo obiettivo dei 2°C come soglia massima dell'aumento medio della temperatura globale, è ora scritto "nella pietra", essendo stato approvato sia dal G8 che dal Major Economies Forum (MEF). Un'intesa di questo genere a Copenaghen dimostrerà la serietà con cui affrontiamo i cambiamenti climatici,incentivando gli investimenti necessari per dar vita ad un'economia verde, creare nuovi posti di lavoro e trainare la crescita nei prossimi venti o trent'anni.Capire questo oggi significa assicurarsi una posizione privilegiata in futuro.
Siamo naturalmente consapevoli che spetta ai paesi industrializzati svolgere un ruolo guida in tal senso, ma questo non può bastare. Devono per esempio contribuire a questo impegno anche le economie emergenti, le cui emissioni sono in costante aumento. Ciascuno di noi deve fare la sua parte, secondo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e in funzione delle rispettive capacità.
L’Unione europea e i suoi Stati membri sono fieri degli impegni da noi assunti di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020. Siamo pronti a fare anche di più riducendo le emissioni del 30% se verrà raggiunto un accordo ambizioso a Copenaghen.Siamo disposti a condividere con altri la nostra esperienza, ad esempio per quanto riguarda gli scambi dei diritti di emissione.Auspichiamo la creazione di un sistema di scambio delle emissioni a livello dell’OCSE entro il 2015. Vorremmo inoltre riformare e sviluppare il meccanismo di sviluppo pulito in modo da far beneficiare anche le popolazioni più povere del pianeta dei nuovi investimenti e delle nuove tecnologie.
Resta ancora molto da fare, ma adesso ci è molto più chiaro qual è la direzione in cui dobbiamo procedere, in particolare per quanto riguarda i finanziamenti. Proprio sui finanziamenti l’UE ha ribadito di essere disposta a fare la sua parte fino in fondo e presenterà presto proposte concrete.
Sul fronte del commercio mondiale, quale ruolo sta svolgendo l’Unione Europea per la chiusura del Doha Round? E' fondato l'ottimismo emerso nel corso del G8?
RS: Il commercio e lo sviluppo sono fondamentali per stimolare la crescita dell’economia mondiale. La Commissione ha salutato con favore l'impegno di concludere il ciclo negoziale di Doha nel 2010. Per la nostra credibilità collettiva e per quella del sistema multilaterale, dobbiamo conseguire tale risultato. Al summit si è altresì raggiunto un accordo sulla risposta da dare alla crisi globale: dovremo portare avanti gli sforzi volti a garantire il rilancio dell’economia mondiale prestando la dovuta attenzione all’impatto sociale della crisi. Inoltre dobbiamo preparare la giusta strategia di uscita dalla crisi ed essere pronti per una nuova era caratterizzata da una crescita economica rispettosa dell'ambiente.
Con l’insediamento del nuovo Europarlamento e l’elezione di Buzek si apre una nuova stagione che porterà presto ad una rinnovata compagine per l’esecutivo, fermo restando l’avvenuta riconferma del presidente uscente, Barroso. Quali sono le sfide principali che l’Europa dovrà affrontare nella prossima legislatura?
RS: Credo che le istituzioni europee debbano continuare a impegnarsi al massimo per dare le risposte necessarie ai cittadini europei. In termini di contrasto alla crisi economica e finanziaria, di creazione di posti di lavoro, di uno sviluppo sostenibile e rispettoso per l'ambiente, di una maggiore sicurezza e pace sul piano internazionale rafforzando la proiezione europea. Attenzione, non si tratta di obiettivi astratti bensì di esigenze concrete bisognose di una risposta rapida ed efficiente. Facendo questo l'UE dimostrerà di essere all'altezza delle sfide globali.
Sul fronte del commercio mondiale, quale ruolo sta svolgendo l’Unione Europea per la chiusura del Doha Round? E' fondato l'ottimismo emerso nel corso del G8?
RS: Il commercio e lo sviluppo sono fondamentali per stimolare la crescita dell’economia mondiale. La Commissione ha salutato con favore l'impegno di concludere il ciclo negoziale di Doha nel 2010. Per la nostra credibilità collettiva e per quella del sistema multilaterale, dobbiamo conseguire tale risultato. Al summit si è altresì raggiunto un accordo sulla risposta da dare alla crisi globale: dovremo portare avanti gli sforzi volti a garantire il rilancio dell’economia mondiale prestando la dovuta attenzione all’impatto sociale della crisi. Inoltre dobbiamo preparare la giusta strategia di uscita dalla crisi ed essere pronti per una nuova era caratterizzata da una crescita economica rispettosa dell'ambiente.
Con l’insediamento del nuovo Europarlamento e l’elezione di Buzek si apre una nuova stagione che porterà presto ad una rinnovata compagine per l’esecutivo, fermo restando l’avvenuta riconferma del presidente uscente, Barroso. Quali sono le sfide principali che l’Europa dovrà affrontare nella prossima legislatura?
RS: Credo che le istituzioni europee debbano continuare a impegnarsi al massimo per dare le risposte necessarie ai cittadini europei. In termini di contrasto alla crisi economica e finanziaria, di creazione di posti di lavoro, di uno sviluppo sostenibile e rispettoso per l'ambiente, di una maggiore sicurezza e pace sul piano internazionale rafforzando la proiezione europea. Attenzione, non si tratta di obiettivi astratti bensì di esigenze concrete bisognose di una risposta rapida ed efficiente. Facendo questo l'UE dimostrerà di essere all'altezza delle sfide globali.
Il sito della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea
(intervista a cura di Alessandra Flora)