Sussidi ambientalmente dannosi, accise in aumento per chi inquina di più

PixabayCon il quindicesimo decreto di attuazione della riforma fiscale approvato dal Consiglio dei Ministri in via defintiva, arriva l'atteso riordino delle accise che renderà il diesel più caro e la benzina più economica. Un "riallineamento" che il governo aveva anticipato nel Piano strutturale di bilancio a settembre e che va in direzione della rimodulazione dei SAD, i sussidi ambientalmente dannosi. Ecco come e quando si applicherà la rimodulazione.

Il quadro aggiornato dei SAD, i Sussidi ambientalmente dannosi

Il principio guida della riforma è chiaro: chi inquina di più deve pagare di più. Il diesel, riconosciuto per le sue emissioni di particolato dannose per la salute, sarà progressivamente tassato di più per scoraggiarne l’uso e favorire alternative più sostenibili. Attualmente, le accise del gasolio e della benzina oggi sono pari rispettivamente a circa 62 e 73 centesimi al litro. Con il riallineamento, il diesel dovrebbe aumentare di 1-2 centesimi e la benzina vedrebbe un calo della stessa misura, ma nell'arco di cinque anni: fino al 2030, il gasolio subirà un incremento compreso tra 1 e 1,5 centesimi di euro al litro l'anno, mentre la benzina vedrà una riduzione equivalente. In ogni caso sarà un decreto interministeriale (Ambiente, Economia, Trasporti  e Agricoltura) a fissare le nuove aliquote.

Accise, le risorse in entrata aiuteranno il trasporto pubblico locale

Le maggiori risorse incassate dallo Stato saranno destinate al trasporto pubblico locale, come già annunciato dal governo e indicato anche nei pareri di Camera e Senato. Tra l'altro, l’intervento sulle accise rientra anche tra gli impegni del PNRR. Però non tutte le categorie saranno soggette agli aumenti delle accise: esenzioni sono previste per il gasolio commerciale, utilizzato in agricoltura, nel trasporto merci e nel trasporto pubblico di passeggeri. Si vuole così evitare un rincaro nel mercato dei beni primari e un ulteriore balzo inflattivo. 

Cosa sono le accise

Le accise sono una tassa che lo Stato impone sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo. Sono quindi un tributo indiretto che, a differenza dell'Iva, si applica ad un numero ristretto di prodotti e non in percentuale, ma secondo delle quantità stabilite dallo Stato.

Le accise offrono allo Stato due fondamentali vantaggi rispetto alle altre imposte: il primo è che garantiscono un gettito immediato, sicuro e costante per l'erario; il secondo vantaggio è che l'accisa scatta nel momento in cui il prodotto viene immesso nel circuito del consumo, con l'importo che viene pagato al momento dell'acquisto (ad esempio quando facciamo benzina), o poco dopo, come per le bollette energetiche.

Ad oggi le accise in vigore si applicano solo sui seguenti beni: oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano), bevande alcoliche, fiammiferi, tabacchi lavorati (sigarette), energia elettrica e oli lubrificanti.

Le accise rientrano nei SAD

Le accise rientrano poi tra i cosiddetti "SAD" (sussidi ambientali dannosi). Si tratta di tutte quelle misure incentivanti - incentivi diretti e indiretti, sconti sulle tasse, finanziamenti - che intervengono su beni o lavorazioni per ridurre il costo di utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali. Un esempio può essere il finanziamento di un'autostrada, oppure gli sconti sulle tasse per l'utilizzo di benzina e gasolio nei trasporti (o nel riscaldamento e nelle industrie), per incoraggiare attività economiche che comportano un impatto negativo sull'ambiente. 

La legge italiana del 28 dicembre 2015 n.211 ha incaricato il Ministero dell'Ambiente di predisporre annualmente un "Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli", da presentare in Parlamento, per costituire una solida base teorica su cui costruire un nesso tra fiscalità ambientale e politiche ambientali, fissando delle aree di intervento sulla fiscalità ambientale e delle aree di riduzione delle spese fiscali. Il tutto è finalizzato all'analisi della struttura, degli obiettivi, della validità ed efficacia dei sussidi, per poter così delineare delle politiche ambiziose ed efficienti.

Per la redazione del Catalogo il Ministero si avvale, oltre che delle informazioni nella disponibilità propria e dell'Ispra, delle informazioni fornite dall'Istat, dalla Banca d'Italia, dai Ministeri, dalle Regioni e dagli enti locali, dalle università e dagli altri centri di ricerca. Il MASE trasmette poi il Catalogo ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio e ai ministri del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE). Il CITE  - istituito nel 2021 e a cui competono le decisioni in materia di sussidi ambientalmente dannosi - ha stabilito che la graduale rimozione dei sussidi vada definita entro il 2025, in accordo con gli obiettivi della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile  e i principi di Do Not Significant Harm (DNSH), del Green Deal europeo, della strategia Fit for 55 e in linea con il Piano Nazionale della Transizione Ecologica.  

Secondo l'ultimo catalogo depositato in Parlamento lo scorso dicembre, con dati relativi al 2022, i sussidi con impatti ambientali sono ancora 183 e con un aumento di oltre tre miliardi di euro rispetto all'anno precedente, per effetto della guerra russo-ucraina e dell'instabilità delle fonti fossili.

Comunque calcolare a quanto ammontano precisamente i SAD non è semplice. Secondo un rapporto presentato alla Cop29 di Baku da Legambiente e altre associazioni, l’Italia nel 2023 avrebbe destinato 78,7 miliardi di euro ai sussidi ambientalmente dannosi (SAD) pari al 3,8% del PIil nazionale. Tra questi: aiuti per caldaie a gas, crediti d’imposta e riduzioni dei costi per carburanti, supporto alle centrali fossili tramite il Capacity Market. La tendenza è all'aumento costante: tra 2011 e 2016, la media annuale di SAD in Italia è di 13,8 miliardi. Tra 2018 e 2023, la media schizza a 50,8 miliardi l’anno. Un incremento del 368%. Secondo i conti di Legambiente, nel 2023 la spesa SAD è stata così ripartita:

  • Energia: 43,3 miliardi,
  • Trasporti: 12,45 miliardi,
  • Edilizia: 18 miliardi,
  • Agricoltura: 3,2 miliardi.

Restano altissimi i sussidi emergenziali: nel 2023 sono 33,4 i miliardi spesi per misure legate all’emergenza energetica. Erano 51,2 miliardi nel 2022. È proprio questo taglio a determinare quasi del tutto la flessione che si registra sui SAD totali tra 2022 e 2023, quando si scende da 94,8 a 78,7 miliardi di euro.

Per approfondire: Incentivi rinnovabili, sicurezza energetica, idrogeno ed economia circolare: le priorità 2025 del MASE

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