Ddl Concorrenza - R.ETE. Imprese Italia, proposte insufficienti per apertura mercato

EnergiaFavorevoli all'adozione di interventi per l'apertura del mercato a nuovi operatori, ma contrari alle norme proposte dal Governo. Così i rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia, durante un'audizione presso le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, descrivono la propria posizione sul disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza.

Le norme proposte dal Governo nel ddl Concorrenza non sono idonee a consentire l'ingresso nel mercato di nuove imprese e la riduzione dei prezzi per i consumatori. Questo il giudizio di R.ETE. Imprese Italia che in audizione alla Camera attacca soprattutto gli articoli del disegno di legge relativi all'RC Auto, alla previdenza complementare e al settore energetico, in linea con le posizioni già espresse dalle organizzazioni sindacali e dalle maggiori associazioni dei consumatori.

Sull'RC Auto, il testo prevede sconti per gli automobilisti che accettano clausole per il contenimento dei costi o il contrasto delle frodi, tra cui l’installazione della scatola nera e di rilevatori del tasso alcolemico, ispezioni preventive dei veicoli e il risarcimento presso officine convenzionate. Norme che stanno destando forti preoccupazioni tra le imprese, perchè “sono in contrasto con l'obiettivo dichiarato dell'apertura alla concorrenza, della diminuzione delle frodi e dell'abbattimento dei prezzi”. In questo modo infatti, secondo R.ETE. Imprese Italia, si consegna il mercato dell'autoriparazione alle compagnie assicurative, “mortificando la capacità negoziale dei riparatori e la possibilità di scelta dei consumatori”.

Quanto ai fondi pensione, i rappresentanti delle imprese sostengono che la normativa vigente non viola la libera concorrenza e temono che l'obbligo del versamento del contributo del datore di lavoro anche per i casi di adesione ai fondi aperti promossi dalle banche e ai piani individuali di previdenza delle assicurazioni, previsto nel disegno di legge, possa compromettere l'equilibrio complessivo della previdenza complementare.

Infine, per R.ETE. Imprese Italia la rimozione del regime di maggior tutela deve essere successiva alla realizzazione della piena concorrenza nel mercato dell'energia. Come già denunciato da sindacati e associazioni dei consumatori, secondo i rappresentanti delle imprese, a fronte di una liberalizzazione avviata da oltre 15 anni, non ci sono stati ancora effetti positivi per le piccole imprese e per i clienti domestici. Finora, osservano, il passaggio al mercato libero non solo non ha comportato una riduzione dei costi, ma ha determinato un aumento dei reclami all'Autorità per l'energia elettrica e il gas e un peggioramento del servizio.

Secondo R.ETE. Imprese Italia, l'abbandono del regime tutelato deve essere subordinato a misure per accrescere la concorrenzialità del mercato, a partire dalla realizzazione di una piattaforma informatica per la confrontabilità, gestita da un soggetto indipendente che renda pubbliche le offerte degli operatori. Inoltre, servono standard per le garanzie a favore dei clienti, ad esempio relativamene alla rateizzazione dei conguagli, e occorre garantire la piena operatività del sistema informativo integrato, perchè la consapevolezza sui consumi da parte dei clienti è essenziale per il risparmio energetico. Soprattutto, però, R.ETE. Imprese Italia chiede un'effettiva separazione tra chi svolge contestualmente più attività della filiera energetica: “la separazione contabile non è sufficiente a garantire l'indipendenza tra le diverse attività, è necessaria la separazione proprietaria”, avvertono.

Confedilizia, modificare norme contratti locazione

Nell'ambito delle audizioni sul ddl Concorrenza organizzate dalle commissioni Finanze e Attività produttive, alla Camera sono intervenuti anche rappresentanti di Confedilizia. Più che concentrarsi sulle criticità del provvedimento, l'organizzazione della proprietà immobiliare ha deciso di discutere con i deputati su possibili integrazioni al testo proposto dal Governo.

In particolare, i rappresentanti di Confedilizia hanno chiesto di modificare i vincoli previsti dalla normativa sui contratti di locazione per gli immobili ad uso non abitativo che pesano sui proprietari e sugli inquilini, anche esercenti attività economiche. Si tratta di una disciplina che risale al 1978, giudicata ormai obsoleta soprattutto per le norme relative alla durata dei contratti, fissata in 6 anni più 6 o in 9 anni più 9, in ragione della diversa tipologia di attività economica.

Secondo Confedilizia in questo modo si determinano canoni immutabili, con l'eccezione dell'aggiornamento Istat, non in linea con il mercato e con le necessità delle parti, in particolare delle imprese, aumentando tra l'altro il numero dei casi in cui risulta impossibile un accordo sull'affitto dei locali. La proposta di Confedilizia è quindi di lavorare in deroga, senza abrogare la normativa esistente, per prevedere maggiori possibilità di scelta, sia in materia di durata dei contratti che di aggiornamento del canone.

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Ddl Concorrenza: professionisti, manca disegno complessivo
Bozza Disegno di legge Concorrenza

Author: Oran Viriyincy / photo on flickr