Consiglio europeo: c'è il compromesso tra aiuti di Stato e flessibilità sui fondi europei
Le conclusioni del Consiglio europeo del 23 marzo mettono nero su bianco l'apertura dei 27 a una maggiore flessibilità sui fondi europei per sostenere gli investimenti strategici per l'Unione, in parallelo alla semplicazione delle regole sugli aiuti di Stato. Gli obiettivi della Politica di Coesione, però, non dovranno essere compromessi.
Aiuti di stato per la transizione green: le nuove regole anti IRA e i rischi per il mercato unico
Già oggetto di un primo confronto in occasione del vertice straordinario del 9 febbraio, il Green Deal Industrial Plan - cioè il pacchetto di misure proposto dalla Commissione per aumentare la competitività dell'economia europea e rispondere all'Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti, puntando soprattutto sulle tecnologie innovative e a zero emissioni - è tornato sul tavolo del Consiglio europeo il 23 marzo.
Una riunione densa di argomenti, dall'Ucraina alla pressione migratoria, dalla politica industriale alla governance economica, molti dei quali dovranno essere riaffrontati nel vertice in programma a giugno.
Sulla governance economica dell'Unione, i leader UE hanno confermato le conclusioni dell'Ecofin del 14 marzo 2023, che sostengono il progetto di aggiornare il Patto di stabilità entro il 2023, ma prevedono uno stretto controllo dei 27 sulle proposte dell'Esecutivo UE.
Sul pacchetto competitività, ci sono l'invito a portare avanti il Piano Net Zero e la presa d'atto del Quadro temporaneo di crisi e transizione sugli aiuti di Stato, con cui la Commissione intende allentare le regole per il sostegno pubblico agli investimenti strategici per il processo di decarbonizzazione dell'UE. E a compensare i paesi che non hanno finanze abbastanza solide per approfittare del controverso Temporary framework, giudicato anche dall'Italia pericoloso per la parità di condizioni nel mercato unico, arriva l'impegno a “garantire la piena mobilitazione dei finanziamenti disponibili e degli strumenti finanziari esistenti e utilizzarli in maniera più flessibile, così da fornire sostegno tempestivo e mirato nei settori strategici senza minare gli obiettivi della politica di coesione”. Per Roma, un assist importante in vista dell'inserimento del capitolo REPowerEU nel PNRR e della riprogrammazione dei fondi strutturali europei che il ministro per gli affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, sta discutendo con Bruxelles.
Un breve passaggio delle conclusioni rimanda al Fondo per la sovranità europea, volto a sostenere gli investimenti nei settori strategici, con la presa d'atto dell'intenzione della Commissione di presentare una proposta legislativa in merito prima dell'estate 2023. L'impianto di questo nuovo strumento resta tuttavia nebuloso, con molte resistenze tra i paesi UE all'idea di una nuova condivisione del debito, sul modello Next Generation EU, e ipotesi ancora vaghe circa un possibile finanziamento a valere sul Quadro finanzario pluriennale o attraverso l'intervento della BEI.
Il nuovo quadro temporaneo di crisi e transizione sugli aiuti di Stato
Le proposte della Commissione in materia di aiuti di Stato consistono essenzialmente in un allentamento degli attuali vincoli per facilitare il sostegno degli Paesi UE alle rinnovabili, agli investimenti per la decarbonizzazione dell'industria e agli investimenti produttivi relativi ad attrezzature di rilievo strategico per la transizione verso un'economia a zero emissioni nette. Dentro questo quadro ci sono modifiche molto profonde alle politiche europee sugli aiuti di Stato, tra cui la norma che permetterebbe ai singoli Paesi UE di allineare i propri sussidi ai livelli offerti dai paesi terzi per evitare la delocalizzazione delle aziende che operano nei settori più colpiti dall'IRA statunitense. Modifiche che secondo la stessa commissaria Marghethe Vestager potrebbero “pregiudicare la concorrenza e l’integrità nel mercato unico” e che, ha dichiarato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, rischiano di creare Stati di serie A e di serie B a seconda della capacità di spesa dei paesi UE a supporto delle rispettive imprese.
Il punto di vista dell'Italia è già stato espresso in più occasioni dagli esponenti del Governo. Il non paper italiano sulla risposta europea all’IRA ha denunciato il rischio di un approccio basato quasi esclusivamente sull’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, e quindi in ultima istanza sull'intensità degli sforzi che i diversi paesi UE sono in grado di mettere in campo. Un rischio duplice, di mancata efficacia dell'azione e di frammentazione del mercato interno, che Roma ha chiesto di scongiurare assicurando maggiore flessibilità sui fondi europei esistenti, per aumentare la capacità fiscale dei paesi che altrimenti non potrebbero sostenere adeguamente le proprie economie.
Lo scambio con la flessibilità su fondi europei e PNRR
Già le conclusioni del vertice straordinario di febbraio indicavano che la via per il compromesso era aperta, sottolineando la necessità di un accesso equo ai mezzi finanziari attraverso "la piena mobilitazione dei finanziamenti disponibili e degli strumenti finanziari esistenti, così da fornire sostegno tempestivo e mirato nei settori strategici, senza minare gli obiettivi della Politica di Coesione".
Le conclusioni del Consiglio europeo del 23 marzo ribadiscono il punto, quasi con le stesse parole, compreso il riferimento al rispetto degli obiettivi della Coesione, cui l'Italia è stata richiamata anche nel recente incontro tra la commissaria Elisa Ferreira e il ministro Fitto.
Per approfondire: Fondi europei, si cambia: le partite incrociate su PNRR, Coesione e aiuti di Stato
La flessibilità sui fondi europei interessa all'Italia su due fronti.
Il primo è quello relativo al PNRR, che, con l'occasione del capitolo REPowerEU, Roma vorrebbe modificare passando a una programmazione integrata che metta insieme Recovery e Accordo di partenariato 2021-2027. Progetto che, finora, sembra trovare scarsa occoglienza a Bruxelles.
Il secondo riguarda la riprogrammazione dei fondi europei 2014-2020 non spesi, che la Commissione ha autorizzato con il pacchetto SAFE, nell'ambito di REPowerEU, permettendo di destinare una parte delle risorse 2014-20 non utilizzate per misure di contrasto al caro bollette e alla crisi energetica.
Su entrambi i capitoli, l'Italia va di fretta. Le richieste di modifica ai PNRR devono pervenire a Bruxelles entro il 30 aprile e le risorse del ciclo 2014-2020 devono essere utilizzate entro il 31 dicembre 2023. Ma anche gli aiuti contro il caro energia non possono aspettare, visto che gli attuali crediti d’imposta energia scadono a fine marzo e la prossima settimana un nuovo decreto Bollette dovrebbe definire platea e misura dei tax credit.
Per approfondire: RepowerEU e PNRR: entro fine aprile le modifiche al Piano
Leggi le conclusioni del Consiglio europeo del 23 marzo 2023