Corte Conti UE, fondi europei agricoltura biologica poco attenti al mercato
Nonostante la mole di risorse a sostegno della produzione biologica, con circa 12 miliardi erogati dal 2014 ad oggi e quasi 15 miliardi attesi entro il 2027, il settore non trova nelle politiche europee risposte adeguate: l'obiettivo UE di destinare al bio almeno il 25% dei terreni entro il 2030 non appare raggiungibile ed è comunque insufficiente per rafforzare il mercato del biologico e renderlo autonomo dalla dipendenza dai fondi europei.
In Gazzetta ufficiale il Piano d'azione nazionale per il biologico dell'Italia
Il duro giudizio sulla strategia europea arriva dalla “Relazione speciale 19/2024: Agricoltura biologica nell’UE – Lacune e incoerenze ostacolano il successo della pertinente politica”, pubblicata dalla Corte dei Conti dell'UE il 23 settembre. Relazione che riconosce la rilevanza dell'impegno finanziario messo in campo dall'Unione, ma segnala anche una serie di problemi che minano l'efficacia degli sforzi europei.
A fronte di alcuni Paesi che già hanno raggiunto o sono prossimi al target UE di destinare alla produzione biologica almeno il 25% della superficia agricola entro il 2030 (tra cui l'Italia che vorrebbe anticipare il traguardo al 2027), in Stati come Bulgaria, Irlanda, Malta, Paesi Bassi e Polonia la superficie destinata al bio non raggiunge quota 5%. Ma soprattutto, come spiegato dal responsabile dell'audit Keit Pentus-Rosimannus, “per un successo duraturo, non è sufficiente focalizzarsi solo sull’aumento della superficie coltivata con metodi biologici. Occorre fare di più per sostenere l’intero settore, sviluppando il mercato e incentivando la produzione”. Senza lavorare su questo versante, si avrà un settore “che dipende completamente dai fondi dell’UE, anziché un comparto dinamico trainato da consumatori informati”.
A quanto ammontano i fondi europei per l'agricoltura biologica
Il principale strumento finanziario dell'UE a sostegno dell’agricoltura biologica è la Politica agricola comune (PAC) che nel periodo 2014-2022 ha destinato quasi 12 miliardi di euro a titolo del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) agli aiuti per la conversione all’agricoltura biologica o per il mantenimento di pratiche di agricoltura biologica, cui si aggiungono circa 60,6 milioni a titolo del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) per sviluppare la produzione biologica nel settore ortofrutticolo tramite le associazioni dei produttori.
Altri 1,47 miliardi sono destinati al sostegno dell'agricoltura biologica nei Piani strategici della PAC 2023-2027 degli Stati membri, cui si aggiungono i circa 140 milioni che, nel periodo 2016-2023, sono stati destinati al bio nell'ambito della politica di promozione agro-alimentare dell’UE.
Inoltre, Bruxelles ha indirizzato verso il settore circa 45 milioni di euro del vecchio programma per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020, cui nel periodo 2021-2027 segue l'impegno a destinare circa il 30% di Horizon Europe a temi afferenti l’agricoltura, le foreste e le zone rurali, direttamente o indirettamente connessi al settore del biologico.
Corte Conti UE: non basta sostenere l'aumento delle superfici
L'audit alla base della relazione della Corte dei Conti è stato condotto in quattro Stati membri: Romania, Polonia, Austria e Italia. Paesi caratterizzati da livelli molti diversificati di diffusione dell'agricoltura bio, con la superficie coltivata con pratiche biologiche pari al 25,7% in Austria e al 18,1% in Italia, contro il 5,1% della Romania e il 3,9% della Polonia.
In questi paesi la Corte cercava prove del fatto che la politica UE per il settore fosse esaustiva, trovasse riflesso in politiche nazionali adeguate e fosse sostenuta da finanziamenti coerenti con le specifiche esigenze del settore bio. Le conclusioni, invece, segnalano criticità su tutti e tre i fronti.
Per quanto riguarda la politica europea, la principale critica mossa dalla Corte è quella di concentrare tutti gli sforzi sull'obiettivo posto dalla strategia Farm to Fork di aumentare le superfici destinate al biologico, passando dal 10,5% della superficie agricola totale utilizzata del 2022 al 25% posto come target del 2030. Obiettivo che, da una parte, non tutti i Paesi sembrano poter raggiungere (al momento quattro Stati membri - Francia, Spagna, Italia e Germania - costituiscono da soli quasi il 60% della superficie agricola coltivata con pratiche biologiche dell’UE), e, dall'altra, non si accompagna a target adeguati, quantificabili e misurabili, né sul piano ambientale, né relativamente alle prospettive di mercato.
Per approfondire: Il Piano d'azione UE per l'agricoltura biologica
Finanziamenti PAC non garantiscono giusta attenzione ad ambiente e mercato
Le debolezze interessano sia il piano europeo, che le politiche nazionali. Se a fine 2023 tutti gli Stati membri, tranne Grecia, Lituania e Spagna, disponevano di un piano d’azione nazionale per il biologico, solo pochi di questi prevedono ulteriori valori-obiettivo nazionali, oltre al target europeo sulle superfici.
Ad esempio un target relativo all'incremento della produzione biologica è presente solo in otto paesi, l'obiettivo di aumentare il consumo di prodotti biologici nella ristorazione pubblica è previsto solo in 10 paesi e un target relativo alla trasformazione dei prodotti biologici è contemplato solo in quattro paesi. Nello specifico, dei quattro Stati oggetto dell'audit della Corte, solo l’Austria disponeva di un valore-obiettivo aggiuntivo: offrire il 55% di prodotti biologici nelle mense pubbliche entro il 2030.
Queste debolezze emergono anche analizzando i finanziamenti. La relazione della Corte rileva non solo che gli Stati membri controllati hanno integrato in misura limitata nei propri Programmi di sviluppo rurale le specifiche esigenze del rispettivo settore del biologico, ma anche che spesso hanno mancato di renderli efficaci in termini di aumento della sostenibilità ambientale e della produzione in ottica di mercato.
La Corte rileva, ad esempio, che gli agricoltori hanno potuto ricevere i fondi europei della PAC anche senza applicare alcuni princìpi fondamentali dell’agricoltura biologica. Tra questi la norma del regolamento sull’agricoltura biologica secondo cui i produttori bio sono tenuti ad attuare una rotazione pluriennale delle colture e ad includere leguminose e altre colture da sovescio nel piano di rotazione. Poiché la rotazione colturale non viene definita nel regolamento, gli Stati membri possono stabilire disposizioni nazionali aggiuntive sulle modalità attuative di questa pratica. Disposizioni nazionali che, dei quattro Stati membri controllati dalla Corte, solo l’Italia aveva previsto.
Allo stesso tempo, i finanziamenti europei non sono stati orientati a favorire l'aumento della produzione. Nel periodo 2014-2022, il sostegno della PAC per l’agricoltura biologica era pensato come compensazione per i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti al passaggio da agricoltura tradizionale ad agricoltura biologica, senza alcun vincolo a produrre prodotti biologici. Da qui la propensione a destinare le superfici soprattutto a prati e foraggi biologici, un'occasione mancata per incentivare la diversificazione in ottica di mercato e potenziare la posizione degli agricoltori nella catena del valore, così da dare prospettive di lungo termine al settore. Lungo termine che, tra l'altro, non è contemplato nella visione UE, considerando che la strategia europea si ferma al 2030 e non offre alcuna indicazione per gli anni successivi.
Per approfondire: Dal FEASR al Fondo agricoltura biologica, quali finanziamenti per i biodistretti?
Consulta la relazione della Corte dei Conti UE sull'agricoltura biologica