Incentivi rinnovabili, nel 2023 salgono a 7,1 miliardi

Cresce la spesa per gli incentivi alle rinnovabili. E, a causa anche dei prezzi ridotti dell'elettricità, è destinata ad aumentare. Parola di Arera, che oggi ha diffuso un report molto dettagliato che analizza il trend della spesa. Nel passaggio dal 2022 al 2023 l'aumento è stato di quasi un miliardo di euro, da 6,4 a 7,1 miliardi. In futuro, la spesa è destinata ad aumentare ancora per poi stabilizzarsi.

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I costi derivanti dall'incentivazione delle fonti rinnovabili per l'anno 2023 sono pari a circa 7,1 miliardi di euro, in aumento rispetto ai circa 6,4 miliardi del 2022 in quanto «dipendono in parte dai prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica (che si sono ridotti rispetto all'anno 2022)».

Quasi un miliardo in più di spesa per incentivi nel 2023 rispetto al 2022, quindi, ma l'andamento complessivo da aspettarsi sarà compreso in una forbice tra 8,5 e 9,5 miliardi di euro, in riferimento al gettito necessario per il Conto per nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili ed assimilate. Una cifra che resterà tale fino al 2031. E' quanto emerge dal report diffuso oggi da Arera, un'analisi della spesa per gli incentivi per le rinnovabili e del suo andamento, che prospetta un aumento in futuro.

Il meccanismo feed-in-tariff e feed-in-premium per gli incentivi

Sembra controintuitivo ma l'andamento degli incentivi è inversamente legato al prezzo dell'energia: nel 2023, fa sapere Arera, «vi è stato un aumento dei costi rispetto al 2022 per effetto dell'abbassamento dei prezzi di mercato dell'energia elettrica (che incide sulle feed-in-tariff e sulle altre tipologie di feed-in-premium). A fronte di piccole variazioni di energia elettrica incentivata negli ultimi 6 anni, si nota un lieve aumento dei costi di incentivazione nel 2020 a causa della riduzione del prezzo di mercato dell'energia elettrica, e una marcata riduzione nel 2022 a causa dell'aumento del prezzo di mercato dell'energia elettrica». Ma la relazione inversa si spiega tenendo in considerazione cosa sono il feed-in-tariff e il feed-in-premium.

Il feed-in tariff è il meccanismo attraverso il quale viene riconosciuta per 15 anni a tutti gli impianti alimentati a fonti rinnovabili (IAFR), che devono possedere una certificazione specifica in tal senso, una tariffa per tutta l’energia prodotta e immessa in rete differenziando però i sovrapprezzi applicati alle tariffe di mercato dell’energia prodotta da fonti differenti, con lo scopo di incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo di alcune fonti invece che di altre. L’energia in questo caso non rimane nella disponibilità del produttore.

Il feed-in-premium, invece, è il meccanismo di incentivazione, utilizzato in Italia nei Conto Energia in favore del fotovoltaico, che riconosce al titolare dell’impianto a fonte rinnovabile una tariffa incentivante (premio) per un determinato intervallo di tempo (es. 20 anni nel caso del Conto Energia) a tutta l’energia elettrica prodotta dall’impianto, sia per quella immessa in rete che per quella autoconsumata. Con la modalità del feed-in premium il soggetto responsabile dell’impianto fotovoltaico riceve la somma dell’incentivo (tariffa incentivante) più il valore dell’energia ceduta alla rete.

La fine degli incentivi a fonti assimilabili alle rinnovabili

Arera ricorda come, negli anni precedenti, il Conto per nuovi impianti da fonti rinnovabili e assimilate è stato anche utilizzato per coprire i costi derivanti dall'erogazione degli strumenti incentivanti previsti per le fonti assimilate (ai sensi del provvedimento Cip 6/92), terminati nel 2021, per gli impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento, terminati nel 2020, e per la frazione non biodegradabile dei rifiuti, terminati nel 2020. Aggiungendo anche i regimi commerciali speciali, si evidenzia l'andamento negli ultimi anni dell'impatto sul Conto per nuovi impianti da fonti rinnovabili e assimilate. In totale, quindi, «per l'anno 2023, tale impatto è stato pari a circa 7,3 miliardi di euro», spiega Arera nella relazione.

Per quanto riguarda invece le attese di costo degli incentivi per i prossimi anni, «occorre tenere conto della produzione effettiva degli impianti ammessi a beneficiare degli incentivi (che dipende dall'effettiva disponibilità della fonte), del periodo di diritto all'incentivo e delle caratteristiche dei diversi strumenti incentivanti. Ad esempio l'energia elettrica che beneficia degli incentivi sostitutivi dei certificati verdi sarà in marcata riduzione per effetto del progressivo termine del periodo incentivante per i produttori che hanno ottenuto tale diritto, fino ad azzerarsi nel 2028».

Le stime per la futura spesa per incentivi alle rinnovabili

Il valore unitario degli incentivi è correlato al prezzo medio di mercato dell'anno precedente: per questo motivo, anche se l'energia elettrica incentivata si ridurrà nel 2024, il costo per la collettività sarà maggiore nel 2024 rispetto al 2023; l'energia elettrica che beneficia delle feed in tariff di cui alla legge 244/07 è stazionaria fino al 2024 e, successivamente, sarà in riduzione a decorrere per effetto del progressivo termine del periodo incentivante per i produttori che hanno ottenuto tale diritto, fino ad azzerarsi nel 2028.

L'energia elettrica che beneficia dei feed in premium fissi (prodotta da impianti fotovoltaici ammessi ai primi 4 conti energia) è attesa stazionaria fino al 2026; inizierà quindi a diminuire all'inizio lievemente, poi in modo molto rilevante dopo il 2030 fino ad azzerarsi nel 2033.

L'energia elettrica che beneficia del V Conto energia per impianti fotovoltaici è stabile fino al 2033, mentre l'energia elettrica che beneficia dei più recenti strumenti incentivanti (di cui ai decreti interministeriali 6 luglio 2012, 23 giugno 2016 e 4 luglio 2019) è attesa complessivamente in crescita per effetto dell'entrata in esercizio dei nuovi impianti ammessi a beneficiare del più recente decreto.

«Nell'ipotesi di progressiva riduzione del prezzo di mercato dell'energia elettrica da 100 €/MWh nel 2024 a 70 €/MWh nel 2030 (e poi costante per gli anni a seguire) - evidenzia Arera - emerge che la parte preponderante di tale impatto (sia in termini di entità che di durata) deriva dai feed in premium costanti assegnati agli impianti fotovoltaici».

Nel frattempo, i decreti su autoconsumo diffuso, agrivoltaico e i prossimi decreti cd. FER 2 e cd. FER X «inizieranno a trovare attuazione: ad eccezione dell'autoconsumo diffuso, essi prevedono esclusivamente strumenti di tipo feed in tariff e feed in premium variabile a due vie, cioè strumenti che consentono di stabilizzare i ricavi dei produttori per tutto il periodo di diritto e, al tempo stesso, consentono di stabilizzare anche i costi complessivamente sostenuti dai clienti finali. Il loro impatto sulla collettività sarà correlato alla data di entrata in esercizio degli impianti. Pertanto, ipotizzando che le tariffe spettanti previste dai nuovi strumenti incentivanti saranno superiori rispetto ai prezzi all'ingrosso attesi per l'energia elettrica, è presumibile attendersi che tali nuovi strumenti comporteranno un graduale aumento del gettito necessario per il Conto per nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate negli anni in cui tale gettito è in riduzione per effetto del progressivo termine del periodo di diritto agli strumenti incentivanti vigenti».

Da ciò Arera conclude che «seppur con le incertezze derivanti dall'andamento dei prezzi di mercato dell'energia elettrica, appare ragionevole attendersi un andamento complessivamente stabile, intorno a 8,5-9,5 miliardi di euro l'anno, del gettito necessario per il Conto per nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate, fino al 2031 (anno in cui comincerà a risultare evidente il calo del gettito necessario, in assenza di ulteriori strumenti incentivanti che dovessero essere ipotizzati dopo quelli attualmente in corso di emanazione) per effetto del termine del periodo di diritto dei feed in premium costanti degli impianti fotovoltaici».