Cosa dice il Rapporto Svimez 2023 sull'economia del Mezzogiorno
Secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, le economie del Nord e Sud Italia si troveranno allineate nel 2024, per tornare a divaricarsi nel 2025, a meno che l'attuazione del PNRR non acceleri in maniera decisa portando alla messa a terra investimenti decisivi dal punto di vista delle infrastrutture, dell'istruzione, dell'accesso ai servizi di welfare, ma anche dello sviluppo industriale. Il grande assente nella dinamica di ripresa del Mezzogiorno.
Rapporto Svimez: PNRR e Coesione cruciali per crescita Mezzogiorno
“Nel post-Covid il Sud aggancia la ripresa ma senza industria” è infatti l'incipit del comunicato che accompagna il rapporto Svimez 2023, in cui si segnala come nel biennio 2021-2022 il PIL sia cresciuto in maniera uniforme su base territoriale (+11% per Nord, dopo la flessione del 9,1% nel 2020 e +10,7% nel Mezzogiorno, dopo il – 8,5% del 2020) grazie alle politiche di bilancio espansive e alla spinta del Superbonus al settore costruzioni, ma con un contributo dell’industria che al Sud è stato molto limitato: 10 punti contro i 24,5 del Centro-Nord.
Ne risente anche la lettura del dato sulla crescita dell’occupazione. È vero che rispetto al pre-pandemia la ripresa dell’occupazione si è mostrata più accentuata nelle regioni meridionali (+3,1% al Sud contro il +1,3% del Nord), ma la precarietà continua a caratterizzare il mercato del lavoro meridionale con quasi quattro lavoratori su dieci (22,9%) del Mezzogiorno che hanno un’occupazione a termine, contro il 14% nel Centro-Nord. Non a caso nonostante la crescita dell’occupazione, nel 2022 il numero di persone in povertà assoluta è cresciuto al Sud di 250.000 unità rispetto al 2020. Dati che poi a loro volta si riflettono nel calo dei consumi delle famiglie.
Il rapporto si concentra poi sui temi del gelo demografico e dello spopolamento del Sud, mettendo in evidenza che il Mezzogiorno diventerà l’area più vecchia del Paese nel 2080, con un’età media di 51,9 anni rispetto ai 50,2 del Nord e ai 50,8 del Centro. L'antitodo, secondo l'Associazione, sono anzitutto le politiche attive di conciliazione dei tempi di vita e lavoro e il rafforzamento dei servizi di welfare per sostenere l'occupazione femminile di qualità nel Mezzogiorno. Le politiche di inclusione dovrebbero poi concentrarsi maggiormente sull'istruzione e sui giovani, ma anche sulle dotazioni infrastrutturali, che rappresentano, con l'attuale sotto-dotazione, un pesante fattore di discriminazione tra Nord e Sud. Basti pensare al divario nell'elettrificazione ferroviaria: 58,2% al Sud contro l'80% al Centro-Nord.
Il Sud è anche più esposto ai rischi connessi ai cambiamento climatici e al rischio desertificazione, mentre ha un grande potenziale nel campo delle energie rinnovabili. Per questo, secondo la Svimez, occorre superare l’idea del Mezzogiorno come mero hub energetico europeo, per farne un polo produttivo strategico rispetto agli obiettivi di sicurezza energetica e autonomia strategica europea.
Non mancano i rilievi sull’autonomia differenziata, che secondo il rapporto espone l’intero Paese ai rischi di una frammentazione insostenibile delle politiche pubbliche chiamate a definire una strategia nazionale per la crescita, l’inclusione sociale e il rafforzamento del sistema delle imprese.
L'importanza del PNRR per la crescita del Mezzogiorno
Come già illustrato nelle anticipazioni sul rapporto pubblicate a luglio, secondo la Svimez la crescita del Sud è strettamente vincolata all’attuazione del PNRR nel biennio 2024-25, che a sua volta è legata a doppio filo alle performance dei Comuni.
Il valore complessivo dei progetti PNRR presenti in Regis, spiega l'Associazione, ammonta a 32 miliardi di euro, per il 45% allocati ai Comuni del Mezzogiorno. Per circa la metà dei progetti risultano avviate le procedure di affidamento; la quota di progetti messi a bando, tuttavia, si ferma al 31% al Mezzogiorno rispetto al 60% del Centro-Nord. E anche la capacità di procedere all’aggiudicazione presenta significative differenze territoriali: 67% al Mezzogiorno, 91% al Centro-Nord. Le capacità amministrative degli enti locali meridionali devono essere rafforzate con urgenza, sia in termini di organico che di competenze, e allo stesso tempo occorre coordinare meglio gli interventi del PNRR con la programmazione dei fondi europei 2021-2027 e del Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione (FSC).
A questo proposito, come già in altre occasioni, la Svimez ribadisce che l’eventuale finanziamento attraverso i Fondi europei per la coesione e l’FSC di interventi del PNRR, soprattutto se localizzati esclusivamente o prevalentemente nel Mezzogiorno, non può prescindere dall’individuazione di nuovi interventi che preservino l’ammontare di risorse attualmente destinato alle regioni meridionali.
Più in generale, l'Associazione torna a chiedere una riflessione più ampia sull'approccio del PNRR, considerando le difficoltà delle amministrazioni meridionali (e non solo) nel reperire risorse a causa di carenze progettuali e attuative. La competizione tra le amministrazioni locali, attraverso il sistema dei bandi, sembra aver portato a un processo di attuazione incerto, suggerendo l'importanza di interventi decisi per rafforzare la governance territoriale negli enti territoriali con minore capacità amministrativa.
Infine, fronte REPowerEU, non va dimenticato che la quota Sud è condizionata dalla concentrazione delle risorse sugli incentivi automatici relativi alla transizione verde e all’efficientamento energetico, attraverso le misure «Transizione Green 5.0» e «Credito di imposta per l’autoconsumo di energia da rinnovabili», per le quali la quota Sud è solo del 22%.