Forum Ambrosetti 2023: Italia più attrattiva, ma pesano salari, digitalizzazione e R&S troppo bassi

Foto di kalhh da PixabayNella classifica 2023 del Global Attractiveness Index (GAI) 2023 presentato al Forum Ambrosetti, l’Italia è salita al 17° posto dei paesi più attrattivi. Sulla performance del nostro paese continuano però a gravare tre problemi strutturali: i salari bassi, la scarsa digitalizzazione delle imprese e il peso insufficiente di ricerca e sviluppo. Secondo il GAI il ranking insoddisfacente dell'Italia su queste tre questioni, dipende in larga parte dalla dimensione media delle aziende italiane su cui, pertanto, è cruciale intervenire.

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Come ogni anno, quindi, il GAI torna a fornire una fotografia della posizione di competitività dei principali paesi, recando anche nel 2023 il Tableau de Bord, contenente una  serie di proposte per migliorare le performance del nostro Paese. 

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Che cos’è il Global Attractiveness Index?

Giunto alla sua ottava edizione il GAI è una piattaforma di analisi, misurazione e approfondimento dell'attrattività del paese e di discussione dei fattori e delle strategie che maggiormente incidono su di essa.

In continuità con le altre sette edizioni, i risultati principali del Rapporto 2023 sono riassunti in una mappa concettuale che contiene i principali risultati e la classifica completa dei 146 paesi considerati.

All'interno del rapporto figurano anche due capitoli su alcune tematiche specifiche di cruciale rilevanza. Il primo è l'analisi dei rischi delle catene di approvvigionamento globali e il posizionamento dei paesi in tale contesto. Il secondo è invece il ruolo delle multinazionali per l'attrattività dei singoli Paesi. Si tratta di una sezione volta a misurare il ruolo economico e sociale dei gruppi internazionali per l'attrattività e la competitività dei paesi da cui emerge un circolo virtuoso nel quale, ad una maggiore attrattività corrispondono maggiori investimenti esteri i quali, a loro volta, portano benefici diffusi. 

Come già accennato, l'ultima parte del rapporto presenta invece il Tableau de Bord GAI 2023 dell'Italia che, partendo dalle criticità riscontrate, illustra le proposte per il sistema paese elaborate dalla Advisory board.

Global Attractiveness Index 2023: come va l’Italia?

La fotografia che emerge dal Report 2023 del GAI è a luci ed ombre. Nonostante infatti la dinamica positiva nella classifica, si legge nel Report, “l’Italia non riesce a colmare il divario con i Paesi Benchmark, che rimane significativo. Infatti, spiegano nel report, “pur registrando un punteggio di 66,3, con un miglioramento di 4,1 punti rispetto al 2022, presenta un divario rispetto alla Francia di 12,6 punti e di 33,7 con la Germania. Non solo: la Spagna, pur in posizione inferiore rispetto all’Italia, migliora sensibilmente il proprio score (64,6 nel 2023 vs 58,7 nel 2022), con un distacco di soli 1,7 punti dall’Italia. Considerando i Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti, Regno Unito, Stati Uniti), l’Italia risulta essere il paese meno attrattivo del gruppo: lo score medio dei Paesi G7 è 85,4, con un distacco di 19 punti rispetto al punteggio italiano”.

Come nel GAI 2022, anche quest'anno la peggior performance dell’Italia viene registrata nel Pilastro dell'efficienza. A non andare bene è anche “l'orientamento al futuro”, area in cui l’Italia si posizione su un livello basso a causa di vari fattori tra cui l'invecchiamento della popolazione e le prospettive negative sull’occupazione.

Sulla base di quanto emerso, l’Advisory board ha elaborato una serie di riflessioni sulle azioni che andrebbero prese per assicurare una maggiore attrattività dell’Italia e stimolare la crescita economica e sociale del Paese, al fine di instaurare un ecosistema imprenditoriale maggiormente compatibile con le necessità di lavoratori e investitori.

Il primo punto su cui lavorare è un intervento urgente sui salari. “L’italia è infatti l’unico tra i grandi paesi europei a registrare salari addirittura più bassi rispetto a 30 anni fa”. Su questo fronte, il Report propone di:

  • affrontare la questione dei working poors (cioè di quell’11,8% di lavoratori, pur lavorando, sono a rischio povertà) tramite adeguati strumenti legislativi (estensione dei CCNL, salario minimo,etc,) attraverso un serio dibattito nella istitutioni;
  • affrontare la questione del bassi salari mediani tramite adeguati strumenti legislativi (rimodulazione delle aliquote IRPEF, spostamento del carico fiscale dai redditi da lavoro ai redditi da capitale, riduzione del cuneo fiscale, etc.).

Il secondo punto su cui intervenire è un intervento per accelerare la digitalizzazione del paese. Su questo fronte le indicazioni del report sono:

  • rispettare gli impegni assunti con il PNRR per gli aspetti legati alla digitalizzazione coinvolgendo in modo sistematico il settore privato e semplificando l’accesso ai bandi;
  • supportare l’adozione di servizi digiatli avanzati nelle imprese, soprattutto PMI, sulla scia di quanto fatto con transizione 4.0 tramite una leva fiscale che privilegi la componente immateriale (software) degli investimenti;
  • investire maggiormente sulle competenze digitali sia della forza lavoro del futuro (investendo nei corsi STEM e nell'istruzione professionalizzazione degli ITS), sia per la forza lavoro attuale.

Infine, serve un intervento per favorire l'ecosistema della ricerca e dell'innovazione, visto che l’Italia si posiziona a un triste 26° posto a livello mondiale per quota di PIL investito (l’1,5%) contro il 2,2% della Francia e il 3,1% della Germania. In tale contesto il dossier propone di:

  • definire una nuova politica industriale nazionale (Industria 5.0) che semplifichi e sostenga le attività di ricerca e sviluppo delle imprese attraverso incentivi e semplificazione delle norme e dei processi;
  • rilanciare il trasferimento tecnologico, potenziando gli uffici di trasferimento tecnologico nei centri di ricerca, al fine di migliorare la performance dell’Italia in termini di brevetti e creazione di startup e imprese innovative.

Come sottolineato dal Board scientifico del GAI, “al di là delle singole proposte, i ritardi accumulati dal Paese richiedono un approccio olistico che prenda in considerazione il più ampio contesto socioeconomico del Sistema-Italia”.

In definitiva, spiega infatti Lorenzo Bini Smaghi dell’Advisory board, “il ranking insoddisfacente dell’Italia su questi tre macro fattori dipende in larga parte dalla dimensione media delle aziende italiane relativamente più bassa rispetto agli altri paesi. Detto in altri termini, in Italia ci sono troppe poche grandi aziende che si possono permettere di remunerare in modo competitivo i propri dipendenti, che si adeguano alla nuove tecnologie e che investono in ricerca e sviluppo.. L'intervento di politica economica dovrebbe pertanto privilegiare la crescita dimensionale delle aziende" ma purtroppo, “gli interventi in tal senso sono pochi se non inesistenti".

Consulta il Global Attractiveness Index 2023

Foto di kalhh da Pixabay