BEI: da PNRR e fondi UE spinta agli investimenti in Italia, ma ancora troppe barriere

Rapporto BEI investimenti in Italia - Roma, 20.07.2023Lo afferma la Banca europea per gli investimenti (BEI) nel rapporto - con focus sull'Italia - presentato ieri a Roma presso il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF). Grazie ai finanziamenti pubblici le imprese italiane hanno continuato ad investire negli ultimi due anni, facendo fronte alle conseguenze della pandemia Covid e della guerra in Ucraina, ma bisogna ridurre gli ostacoli che limitano gli investimenti privati.

Come rafforzare la competitività dell’UE? Intervista a Debora Revoltella della BEI

Durante l'evento di presentazione dei risultati del rapporto BEI 2022-2023 sugli investimenti delle imprese italiane - aperto dal Ministro Giancarlo Giorgetti e dalla Vicepresidente BEI Gelsomina Vigliotti - sono intervenuti anche il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Massimiliano Fedriga, il Capo Economista di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) Andrea Montanino, il Direttore del Centro Studi di Confindustria Alessandro Fontana, il Vicedirettore Generale di ABI Gianfranco Torriero, il Capo Economista di SACE Alessandro Terzulli ed il Vice-Capo Dipartimento di Economia e Statistica di Banca d’Italia Andrea Brandolini.

Rapporto BEI sugli investimenti in Italia: fondi UE e PNRR, meno barriere per sostenere le imprese

Debora Revoltella, Direttore del Dipartimento di Economia della BEI, ha presentato i punti salienti dell'indagine, sottolineando che le imprese italiane sono uscite dalla crisi Covid in condizioni relativamente buone, e nonostante l’arrivo dello shock della guerra in Ucraina, hanno continuato ad investire in modo robusto, beneficiando in entrambe le situazioni del supporto pubblico, incluso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Il contesto si è reso più complicato con la risalita dei tassi di interesse. Se da un lato l’indagine della BEI mostra che le condizioni di accesso al credito delle imprese italiane sono migliorate e non ci sono evidenze di divergenza (anche in termini di costo) rispetto agli altri paesi europei, dall’altro è inevitabile che l’incremento nei costi di finanziamento si faccia sentire. In aggiunta, va sottolineato che altre barriere agli investimenti sono per le imprese italiane spesso più alte che per quelle europee.

L’altro elemento di complessità riguarda gli investimenti pubblici, che hanno un effetto catalizzatore su quelli privati, particolarmente quando la congiuntura è in rallentamento. Negli ultimi due anni c’è stata una accelerazione degli investimenti pubblici e questa spinta dovrebbe continuare attraverso le risorse del PNRR.

“La politica economica europea deve mantenere l’accento sul coordinamento delle azioni e sul supporto agli investimenti pubblici, mentre la politica economica italiana deve agire per massimizzare l’assorbimento delle risorse disponibili, migliorare la capacità di gestione degli interventi pubblici e indirizzarle verso la rimozione o almeno la riduzione delle barriere che ostacolano gli investimenti privati,” ha commentato Revoltella.

Investimenti post-pandemia Covid per la transizione digitale e verde

Il 55% delle imprese italiane, anche grazie agli aiuti ricevuti dal Governo e dall’Unione europea, ha adottato misure in risposta alla pandemia. Il dato non si discosta da quello rilevato dall’indagine BEI del 2021, ma si colloca comunque al di sotto dell'attuale media dell'UE (63%). Nonostante gli sforzi intrapresi dalle imprese, solo il 41% di esse hanno investito in digitalizzazione, contro il 53% di media nell’UE.

Nel complesso il 68% delle imprese italiane utilizza almeno una tecnologia digitale avanzata; il dato è in linea con la media dell'UE, ma la percentuale dell'Unione è superiore a quella italiana se si guarda alle realtà imprenditoriali che hanno adottato più di una tecnologia.

Tuttavia, i ripetuti shock economici non hanno fermato l'innovazione delle imprese italiane. Analogamente a quanto registrato dall’indagine dell’anno precedente, quasi metà delle imprese italiane (47%) hanno perseguito lo sviluppo o l’introduzione di nuovi prodotti, processi o servizi, superando in questo senso anche la media dell'UE del 34%.

Focalizzando l’attenzione sugli investimenti per la transizione climatica, l’indagine mostra che le percentuali di imprese italiane che hanno realizzato investimenti per contrastare i cambiamenti climatici (36%) o che pianifica di effettuarne (39%) sono più basse di quelle delle imprese europee (rispettivamente 53% e 51%).

La quota delle imprese che considera l’introduzione di normative e standard più stringenti come un’opportunità è cresciuta rispetto all’indagine del 2021 (dal 24,7% al 28,4%, allineandosi alla media UE), particolarmente tra le grandi imprese (37,5%), suggerendo come la propensione a cogliere i vantaggi della transizione climatica possa rapidamente aumentare.

Commenti

Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’economia e delle finanze, ha dichiarato: “I risultati del Rapporto confermano l’importanza del ruolo svolto da BEI nel sostenere le politiche di sviluppo e coesione in Italia. Un gioco di squadra tra pubblico e privato che deve essere valorizzato per superare i vincoli burocratici, dare continuità agli investimenti e affrontare le sfide complesse che abbiamo di fronte”.

Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente BEI, ha sottolineato che: “La ripresa degli investimenti post-pandemia in Italia è stata robusta ma il gap strutturale da colmare rimane ancora ampio. Il dinamismo delle imprese deve essere accompagnato da riforme e iniziative volte a promuovere l’innovazione e la produttività. Il pieno utilizzo delle risorse del PNRR e dei fondi strutturali rappresenta un volano di crescita fondamentale per l’economia italiana. Il Gruppo BEI continuerà a sostenere la ripresa degli investimenti e promuovere la mobilitazione di capitali privati.”

Massimiliano Fedriga, Presidente Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha affermato che: “Il rapporto BEI sugli investimenti costituisce un'importante occasione per portare il contributo della Conferenza delle Regioni. Mi riferisco al ruolo che possono avere le politiche regionali per gli investimenti e lo sviluppo dei sistemi territoriali, soprattutto alla luce delle straordinarie opportunità offerte dalla nuova programmazione UE dei fondi strutturali e dal PNRR. Occorre, inoltre, rafforzare gli investimenti pubblici al fine di assicurare lo sviluppo e la crescita duratura dei territori e del Paese. Auspichiamo, infine, di avere la possibilità di programmare le spese delle Regioni attraverso investimenti pluriennali."

Consulta il rapporto BEI sugli investimenti in Italia 2022-2023