Una diversa struttura degli incentivi auto 2023 per la salvaguardia dell’ambiente

Auto elettriche - Photo credit: Stefan Schweihofer da PixabayDa gennaio è nuovamente possibile acquistare auto elettriche usando i bonus accordati dal Governo. La dotazione di 630 milioni mira a sostenere il settore automotive, ma visto il grave problema del surriscaldamento climatico è opportuno chiedersi se questi incentivi siano compatibili con il principio di carattere generale introdotto dalla UE: DNSH - Do No Significant Harm, cioè non arrecare danni significativi all'ambiente.

Come funzionano gli incentivi auto 2023

La regola DNSH vale per le dotazioni finanziarie europee a sostegno della crescita, ed è oggi conosciuta bene soprattutto perché condizione irrinunciabile di ogni investimento finanziato con il PNRR. Il principio deve essere rispettato anche per i fondi strutturali.

E' opportuno, però, che di tale regola si tenga conto anche quando si utilizzano dotazioni derivanti dai bilanci nazionali, perché il cambiamento climatico è - come ben risaputo - un problema universale che non può più essere sottovalutato. I principi stabiliti a livello europeo forniscono soprattutto i criteri e le metodologie per investimenti coerenti con il fine della salvaguardia dell'ambiente.

Gli incentivi sono sempre stati un importante strumento per indurre modifiche ai comportamenti di cittadini, enti e imprese. Cambiare abitudini consolidate da decenni - usare un'auto propria per spostarsi - è compito assai arduo, ma se non si comincia subito le prossime generazioni subiranno le conseguenze di una mancata e molto necessaria trasformazione.

La mobilità sostenibile non può più passare per milioni di auto private (Il Rapporto mobilità 2021 del Comune Roma conta 1,7 milioni di veicoli nella Capitale, 629 ogni 1000 abitanti) che oggi giorno rilasciano enormi quantità di gas, polveri o che d'estate si arroventano parcheggiate al sole contribuendo a rendere le città sempre più invivibli.

La comprensibile necessità di sostenere l'occupazione - in un settore che è sempre stato trainante per l'economia - va ormai contemperata con quella di assicurare un futuro climaticamente accettabile ai giovani. Peraltro il numero di posti persi in un settore industriale può essere recuperato incentivando la sua riconversione.

Le risorse finanziarie, in generale sempre più scarse, per riconvertire un settore industriale o per adeguare i comportamenti delle persone vanno pertanto ponderate con un'accurata analisi costi/benefici.

La produzione di un'auto elettrica è di per sè inquinante (consumi energetici per estrarre materie prime necessarie e per la fabbricazione), quindi la vera scelta che bisogna indurre a fare non è tanto tra l'auto elettrica o termica, quanto piuttosto sulle modalità degli spostamenti e se conviene davvero comprare un'auto per lasciarla ore/giorni/mesi inutilizzata (già la sua fabbricazione ha comportato inquinamento) o noleggiarla quando veramente serve, sempre che non ci sia altro mezzo - di trasporto pubblico, bicicletta o monopattino (o anche andando a piedi) - che possa svolgere lo stesso percorso con un significativa riduzione di impatto sull'ambiente.

Nel caso degli incentivi auto per il 2023-2024, esaminata la struttura dei bonus e la ripartizione dei fondi, l'unico stimolo che se ne deduce è quello all'acquisto di un'auto elettrica. Non c'è una vera strategia che possa portare le persone e le imprese a dei profondi cambiamenti delle abitudini e dei loro comportamenti.

Innanzitutto, una cospicua parte della dotazione poteva essere destinata al trasporto pubblico, ai bonus biciclette e alle piste ciclabili, ma nella ripartizione dei fondi si evidenzia che solo 21 milioni di euro sono destinati a soggetti che fanno car sharing e solo 15 milioni sono dedicati ai veicoli commerciali, che sono utilizzati per larga parte della giornata, inquinano di più delle auto, non sono sostituibili con biciclette e che hanno molta più ragione di essere incentivati rispetto a mezzi che in media vengono utilizzati solo un'ora al giorno.

Venendo infine alla struttura del bonus, modulato in base ai livelli di reddito e alla tipologia di automezzo, perché non legarlo a comportamenti quali ad esempio il car pooling? Il controllo di queste fattispecie non è semplice ma la digitalizzazione dei sistemi consente sempre di più di avvalersi di app che possono agevolarne l'implementazione.

Ancora, si potrebbe circoscrivere il bonus erogandolo solo a persone che hanno problematiche particolari, per cui l'uso dell'auto è imprescindibile, quali disabilità, residenza o posto di lavoro in luoghi non coperti dal trasporto pubblico, per cui l'uso di altri mezzi non è possibile.

Infine, se si vuole dare priorità all'obiettivo di inquinare meno, rispetto a quello di sostenere un settore industriale (la cui riconversione può essere altrettanto incentivata), il bonus potrebbe remunerare solo la rottamazione con contestuale acquisto di una bicicletta elettrica, inducendo davvero un profonda modifica nel comportamento e nelle abitudini delle persone.

La struttura e gli effetti dei sistemi di incentivazione non costituiscono una scienza esatta, ma gli obiettivi da perseguire e le misurazioni oggi possibili in termini di costi e benefici devono portare ad una seria riflessione critica sull'utilizzo delle provviste finanziarie che possono impattare significativamente sul comportamento umano e, di conseguenza, sull'ambiente.

L'estate 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa. Se non si riesce velocemente ad invertire il trend negativo del cambiamento climatico l'impatto sulle persone non si limiterà all'uso o meno di auto meno inquinanti per gli spostamenti.

Per approfondire: Decreti PNRR per le colonnine di ricarica delle auto elettriche: bandi pronti a partire