PNRR: un chiarimento sul legame tra il prefinanziamento e gli investimenti
Il prefinanziamento erogato da Bruxelles all’Italia, pari al 13% delle risorse del Recovery, non è destinato a finanziare 106 progetti, come sostengono alcuni organi di stampa. A mettere i puntini sulle i e a chiarire il legame tra prefinanziamento e investimenti del PNRR ci pensa l’Osservatorio Conti pubblici.
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La Commissione europea ha recentemente erogato all’Italia la prima quota a titolo di prefinanziamento delle risorse del Recovery Fund, pari a circa 25 miliardi. Quota che, secondo alcuni articoli apparsi nella stampa italiana, andrebbe a finanziare 106 progetti.
Come spiega l’Osservatorio Conti pubblici, il prefinanziamento non è vincolato a specifici investimenti, ma le informazioni diffuse ipotizzano semplicemente che la spesa per gli investimenti del PNRR relativa al 2020 e al 2021 (individuata sulla base delle “schede tecniche” del PNRR) sarà finanziata con parte delle risorse appena erogate.
In realtà, il prefinanziamento erogato rappresenta una forma di finanziamento di tutto il deficit pubblico del 2020-21. In generale, non è rilevante se il prefinanziamento o le future rate siano legati a specifici investimenti, in quanto le sole condizioni poste per il loro ricevimento sono gli obiettivi e i traguardi concordati con la Commissione e il Consiglio europeo al momento dell’approvazione del PNRR.
Il regolamento della Recovery and Resilience Facility non vincola infatti l’utilizzo del prefinanziamento e delle future rate a specifici investimenti: gli unici vincoli che il governo deve rispettare sono quelli fissati nel Piano nazionale e il prefinanziamento non è legato al rispetto di specifiche condizioni, ma è stato concesso sulla base dell’approvazione del Piano.
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Parte della confusione è dovuta al fatto che lo stesso governo ha creato un sito (“Italia Domani”) in cui si presenta una versione aggiornata e semplificata delle schede tecniche del PNRR. Nel sito, per ogni investimento del piano, si descrive cosa nello specifico verrà fatto in ogni anno (2020-26) con le risorse europee. Fornire questa informazione è utile, incluso per dare al pubblico il senso dei progressi che si stanno facendo grazie ai finanziamenti europei. Ma ciò non significa che le rate siano condizionate a effettuare gli interventi indicati.
L’Osservatorio fa anche un esempio per chiarire.
Per lo “Sviluppo del trasporto rapido di massa” il sito indica che tra il 2021 e il 2023 saranno spesi 1,3 miliardi per “creare nuove linee di trasporto pubblico”. Ciò però non significa che una parte delle rate ricevute in questo periodo sia vincolata alla costruzione di nuove linee. Infatti, le linee costruite entro il 2023 non condizionano direttamente l’erogazione delle risorse, poiché il primo “obiettivo” relativo a quest’area è fissato per il settembre del 2024: costruire almeno 25 km di corsie del trasporto pubblico nelle aree di Perugia, Pozzuoli e Trieste.
È il rispetto di questa condizione, insieme a quelle previste per gli altri investimenti e le riforme, che influenzerà la scelta della Commissione di erogare la successiva rata.
Occorre dunque distinguere tra le condizioni per il ricevimento delle risorse, con scadenze degli obiettivi quantitativi concentrate negli ultimi tre anni del Piano, e ciò che nel frattempo verrà svolto in linea con il Recovery Plan, ma che non rappresenta un vincolo per il loro ottenimento.
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