Il mondo dell'agricoltura biologica chiede una PAC più verde
Preoccupate per il ritardo italiano sul Piano strategico PAC, le principali organizzazioni del settore si aspettano una programmazione dei fondi europei per l'agricoltura che riconosca centralità al bio, andando anche oltre l'obiettivo UE del 25% di superficie al 2030 fissato dalla strategia Farm to fork.
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Entro fine anno l'Italia deve presentare a Bruxelles il Piano strategico della Politica agricola comune, in linea con il new delivery model della PAC, che prevede la programmazione congiunta delle risorse del primo e del secondo pilastro in base a un nuovo approccio centrato sugli obiettivi da raggiungere e non sulla conformità alle regole UE. La stesura del Piano italiano, però, sembra essere ancora al palo, denunciano in audizione in commissione Agricoltura alla Camera i rappresentanti di Federbio, Aiab e Anabio, che si aspettano anche una progettazione strategica dedicata all'agricoltura bio, in linea con quanto chiesto agli Stati membri dalla Commissione UE.
Italia in ritardo sul Piano strategico PAC
Le organizzazioni dell'agricoltura biologica non sono le uniche a lamentare il ritardo sul Piano nazionale PAC. Anche altre rappresentanze del settore agricolo hanno sottolineato, in audizione al Parlamento, come ai ritardi dovuti alla crisi di governo si siano sommati quelli del Ministero a guida Patuanelli nella convocazione del tavolo partenariale chiamato a contribuire alla stesura del documento di programmazione.
Per approfondire: Dal Piano strategico PAC al Recovery, le richieste dell'agricoltura al Governo
Finora c'è stata solo la presentazione di policy brief e analisi swat, non abbiamo ricevuto l'analisi dei fabbisogni, che è il punto di partenza per definire gli interventi del Piano, e siamo già fanalino di coda rispetto agli altri paesi europei, più avanti nella stesura, denuncia Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio che, con Aiab, altre realtà dell'agricoltura biologica e biodinamica e associazioni ambientaliste, è parte della coalizione Cambiamo Agricoltura. Bisogna accelerare il lavoro, per rispettare la scadenza di fine anno per l'invio a Bruxelles, avverte.
La redazione del Piano strategico nazionale partirà entro la fine di questo mese, ha assicurato da parte sua il capo di gabinetto del Ministero delle Politiche agricole, Francesco Fortuna, che il 9 aprile ha incontrato la coalizione Cambiamo Agricoltura.
Puntare a una PAC più verde e attenta all'agricoltura bio
Insoddisfatte del progetto di riforma della PAC al centro dei negoziati tra Parlamento e Consiglio, le organizzazioni dell'agricoltura bio auspicano che l'Italia decida di tendere conto, nel Piano strategico nazionale, degli obiettivi in materia di riduzione di pesticidi e fertilizzanti e di aumento della supeficie destinata al biologico fissati dalle strategie Farm to Fork e Biodiversità al 2030, che non sono contemplate nella nuova Politica agricola comune in quanto presentate successivamente alle proposte della Commissione per la PAC.
Più in generale, i rappresentanti del mondo bio chiedono al Ministero di optare per una PAC più verde, riservando a clima e ambiente almeno il 30% del budget sia nel primo che nel secondo pilastro, indipendentemente dall'esito del negoziato UE. Il Consiglio vorrebbe infatti riservare agli ecoschemi fino al 20% delle risorse dei pagamenti diretti, mentre il Parlamento europeo chiede di salire al 30%; alle misure climatiche e ambientali dello sviluppo rurale andrà invece il 30 o il 35% del budget FEASR a seconda che prevalga la linea, rispettivamente, degli Stati membri o del PE. Destinare una quota significativa delle risorse alla transizione ecologica dell'agricoltura, tra i principali imputati quando si parla di cambiamento climatico – sottolinea Giuseppe Romano, responsabile rapporti istituzionali di Aiab - sarebbe una scelta volta anche a legittimare il sostegno dei fondi europei al settore agli occhi dei cittadini.
Un piano per l'agricoltura biologica
La richiesta di dare centralità all'agricoltura biologica poggia anche sulle indicazioni venute da Bruxelles con il Piano d'azione UE per il bio presentato dal commissario europeo all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, che individua 23 azioni finalizzate a stimolare domanda e fiducia dei consumatori, rafforzare la catena del valore e migliorare il contributo dell'agricoltura bio alla sostenibilità.
Bruxelles ha chiesto agli Stati membri azioni specifiche nell'ambito dei Piani strategici PAC per centrare il target della strategia Farm to Fork di destinare almeno il 25% della superficie agricola al bio entro il 2030. Un obiettivo, osserva il presidente di Anabio Federico Marchini, che implica una riconversione significativa dell'agricoltura tradizionale al biologico e richiede un'analisi di impatto degli effetti sul settore e sui cittadini, target ambiziosi e scadenze chiare e uno stretto coordinamento con le misure finanziate dal FEASR, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
Tra l'altro, secondo Aiab, il Piano dell'Italia potrebbe porsi anche un obiettivo superiore al 25% per il biologico, visto che partiamo da una superficie destinata al bio già ampia, se sostenuto anche da campagne di comunicazione e informazione per aumentare i consumi.
C'è poi il collegamento con il Recovery Plan, che dovrebbe operare in sinergia con il Piano della PAC e puntare di più sull'agricoltura biologica. Nel Piano nazionale ripresa e resilienza ci sono diversi riferimenti, molto vaghi, alla sostenibilità dell'agricoltura, ma il biologico è l'unico sistema certificato di agricoltura sostenibile, osserva Giuseppe Romano, per cui occorre tradurre in una progettazione concreta la volontà di farne un asset chiave per la transizione green dell'agricoltura, in linea con le indicazioni di Bruxelles. Non possiamo stare dietro ai nostri competitor europei.
Per approfondire: I finanziamenti per l'agricoltura sostenibile nel Recovery Plan
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