Recovery fund, ANCE: 5 miliardi per rigenerazione urbana, incentivi fiscali strutturali
Le rigenerazione urbana deve essere una priorità del Recovery Plan. A dirlo, in audizione al Senato, l’ANCE, l'Associazione nazionale costruttori edili, che avanza la richiesta di un piano da 5 miliardi. Necessario anche stabilizzare incentivi fiscali come il superbonus e le agevolazioni per lavoro e formazione. E per l'innovazione serve un piano Edilizia 4.0.
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Nel corso di un’audizione sulle priorità di utilizzo delle risorse del Recovery Fund davanti alle commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Unione europea del Senato, l’Associazione nazionale costruttori edili ha indicato una serie di linee di investimento che partono, chiaramente, dal settore rappresentato dall’ANCE ma che in realtà intercettano problemi cronici del Paese come il dissesto idrogeologico e le carenze infrastrutturali.
Tutelare infrastrutture e territorio
Si parte dalle infrastrutture e dalla fragilità del territorio italiano rispetto al rischio sismico e idrogeologico.
Su entrambi i fronti l’ANCE propone un “Piano Italia” capace, tramite interventi diffusi, di ridurre i rischi a cui il nostro Paese è purtroppo soggetto, a cominciare appunto da quelli rappresentati dal dissesto idrogeologico e dalla natura sismica di vaste aree del territorio.
Ma per mantenere competitiva l’Italia bisogna intervenire, una volta per tutte, anche sulle carenze infrastrutturali, a cominciare dalle reti stradali e ferroviarie, soprattutto al Sud.
Spazio, infine, anche alle “infrastrutture sociali”: scuole e ospedali in primis, ma anche edilizia abitativa e mobilità. Tutti settori in cui ci sono ampi margini di miglioramento e che permetterebbero di incrementare la qualità della vita dei cittadini.
Le priorità indicate dall'ANCE non sono nuove. Rappresentano un decalogo delle fragilità decennali dell’Italia, su cui però i costruttori chiedono di intervenire prevedendo anzitutto meccanismi strutturali di accelerazione della spesa, un contrasto severo ai tempi morti burocratici e un rafforzamento della capacità amministrativa delle istituzioni che gestiscono i programmi.
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5 miliardi per la rigenerazione urbana
La transizione verde del Paese passa inevitabilmente anche dalle città. Per questo serve un grande Piano di rigenerazione urbana che, secondo l’ANCE, dovrebbe valere almeno 5 miliardi di euro. Risorse che dovrebbero servire a dare un nuovo volto sostenibile alle città italiane, nel rispetto degli impegni climatici assunti, del contenimento del consumo del suolo e della sicurezza del territorio.
Anche in questo caso l'accento viene posto sulla gestione di fondi e programmi, tant’è che l’ANCE propone l'istituzione di una Cabina di regia nazionale per coordinare i finanziamenti e le procedure.
Ma parlando di rigenerazione urbana, ai costruttori continua a non piacere la modifica dell’articolo 10 del decreto Semplificazioni che di fatto impedisce di procedere con le demolizioni e ricostruzioni in vaste aree delle città, indipendemente dal pregio storico-architettonico degli edifici. Un emendamento insomma che, per l’ANCE va esattamente nella direzione opposta rispetto a quello che servirebbe per rigenerare in chiave sostenibile le città italiane.
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I bonus fiscali devono diventare stabili
Basta anche con la stagione di incentivi fiscali che per quanto utili - vedi il superbonus al 110% - rischiano di rimanere interventi spot, perdendo l’occasione di diventare volani strutturali di crescita.
Per questo l’ANCE chiede di trasformare il bonus in uno strumento di medio-lungo periodo. Bene, pertanto, l’ipotesi di far diventare il l'incentivo triennale, ma i costruttori chiedono più coraggio e un orizzonte temporale ancora più lungo.
Oltre alle norme per realizzare interventi di rigenerazione urbana, infatti, serve una stabile e strutturale politica fiscale che dia certezze di lungo periodo a cittadini e imprese su l'incentivazione di interventi di efficientamento energetico e riqualificazione delle abitazioni.
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Incentivi per la formazione e le assunzioni
Discorso più o meno analogo riguarda il capitale umano che, come è noto, rappresenta l'architrave per la transazione green e digitale del paese. Per questo servono politiche attive per il lavoro capaci di garantire quel lifelong learning indispensabile per restare competitivi, sia a livello di individui che di sistema paese.
L’ANCE pertanto richiede la messa a punto di sostegni economici per i lavoratori che si formano e di incentivi per le imprese che li assumono.
Ma anche misure di detassazione e decontribuzione delle ore destinate alla formazione professionale, a sostegno di quelle imprese che puntano sulla formazione continua delle proprie maestranze.
Un Piano edilizia 4.0
Infine per sostenere l’innovazione delle imprese edili, l’ANCE torna a chiedere un Piano edilizia 4.0 pensato appositamente per il settore.
Il cantiere, fanno infatti notare dall’Associazione, non è la fabbrica. Ha esigenze proprie e caratteristiche differenti. Ciò non di meno anche il comparto delle costruzioni necessita di investimenti sull’innovazione per migliorare la qualità dei processi e dei prodotti.
Per questo i costruttori chiedono al MISE un Piano industriale specifico per il settore edile, capace di assisterlo nella transizione digitale, all'ingresso nell'economia circolare e verso meccanismo che miri alla decarbonizzazione dei processi produttivi.
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