Terremoto: rapporto CRESME-ISI sulla sicurezza sismica in Italia

Terremoto ItaliaIncentivi e riduzione del rischio sismico in Italia: cosa fare, come fare. Dal Centro Ricerche Economiche Sociali e di Mercato nell’Edilizia (CRESME) e l'associazione Ingegneria Sismica Italiana (ISI) uno studio per migliorare la sicurezza sismica degli edifici sul territorio nazionale.

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Il Centro Ricerche Economiche Sociali e di Mercato nell’Edilizia (CRESME) e l'associazione Ingegneria Sismica Italiana (ISI) hanno realizzato il rapporto “Incentivi e riduzione del rischio Sismico in Italia: cosa fare, come fare" - con la collaborazione, in materia finanziaria, di Harley&Dickinson - che fotografa la situazione italiana anche dal punto di vista delle agevolazioni fiscali e delle tecnologie disponibili per migliorare la sicurezza sismica in Italia.

Lo studio è stato realizzato con il contribuito di importanti aziende attive nel campo dei prodotti e delle tecnologie antisismiche e dei prodotti dell’edilizia: Atag, Chimetec, Ecosism, Fornace di Fosdondo, Gruppo Stabila, Hilti, Kerakoll, Knauf, Mapei, Saint Gobain, Schneider Electric,  TecnoKgiunti, Tecnostrutture, Tensacciai.

Rischio sismico in Italia

Come è noto l’Italia è un territorio caratterizzato da un forte rischio sismico: 48 milioni di italiani vivono in 11 milioni di edifici e 17 milioni di abitazioni nelle aree di vulnerabilità sismica 1,2,3. Nelle prime due zone sono possibili “fortissimi terremoti”, nelle zone 2 “Forti terremoti”, ma anche nelle zone tre possono verificarsi seppur raramente, forti terremoti.

I recenti provvedimenti di tipo fiscale volti a incentivare e agevolare gli interventi di diagnosi sismica e di messa in sicurezza degli edifici arrivano a coprire fino all’85% della spesa per una platea situata nelle zone a rischio 1, 2 e anche 3 e potrebbero finalmente dare inizio a un nuovo ciclo di investimenti finalizzati alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio.

Sulla base dei livelli di vulnerabilità degli edifici che insistono nelle tre zone (epoca di costruzione, stato manutentivo, materiali impiegati, altezza e contiguità) e dei costi medi di intervento (in relazione al livello di vulnerabilità), il valore degli investimenti potenzialmente attivabili per la riduzione del rischio sismico degli edifici che insistono nelle zone 1, 2 e 3, oscilla fra 900 e 1.000 miliardi di euro.

Esistono però dei freni allo sviluppo dell’azione, uno di questi è il deficit di conoscenza circa “cosa” e “come” fare per migliorare la sicurezza sismica degli edifici. In questo contesto, CRESME e ISI hanno deciso di mettere a disposizione le proprie competenze, attraverso uno studio accurato e aggiornato che permette di conoscere: il numero di persone e immobili in zone a rischio sismico nelle provincie italiane; le modalità per misurare la classe di rischio degli immobili; le modalità per beneficiare degli incentivi fiscali; le tecnologie oggi disponibili per ridurre il rischio in caso di terremoti; un abaco di prodotti disponibili.

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Rapporto CRESME-ISI su rischio sismico in Italia

Il rapporto CRESME-ISI “Incentivi e riduzione del rischio sismico in Italia: cosa fare, come fare" risponde alle domande più frequenti e naturali sul rischio sismico, ad esempio: quanti sono gli immobili suscettibili di miglioramento delle proprie prestazioni in chiave antisismica? Cosa fare per capire la vulnerabilità dell’edificio? Quali tecnologie e prodotti sono più adeguati ai singoli casi? Dove e quanto è possibile risparmiare e in che modo attraverso gli incentivi fiscali?

Le agevolazioni fiscali

La novità sostanziale è rappresentata dal Sisma bonus previsto nella Legge di Stabilità 2017 (Legge 232/2016) e confermato in Legge di Bilancio 2018: oltre ad estendere l’arco temporale nel quale è possibile eseguire gli interventi per i quali godere delle detrazioni fiscali, consentendo quindi una pianificazione ‘a lungo termine’, viene affiancato ad un sistema che quantifica il rischio sismico degli edifici e quindi i vantaggi ottenuti nell’esecuzione degli interventi.

Questa quantificazione costituisce la garanzia dell’efficienza degli investimenti, sia dal punto di vista della sicurezza sismica che dei benefici economici attesi e rappresenta la condizione affinché l’impianto delle misure fiscali risulti efficace, cioè abbia una vasta applicazione, costituisca un incentivo agli investimenti e quindi all’economia del Paese, operi una riduzione generale del rischio sismico del patrimonio immobiliare italiano e quindi riduca i ‘costi’ del terremoto.

Il rapporto si sofferma in particolare sulle misure fiscali (beneficiari, cessione del credito, spese agevolate, controlli dell’Agenzia Entrate); sull’iter da seguire per avere accesso alle misure; sulle modalità operative per la determinazione della classe di rischio (metodo convenzionale, semplificato ed edifici in c.a. e capannoni industriali).

Sulla base dei livelli di vulnerabilità degli edifici che insistono nelle tre zone (epoca di costruzione, stato manutentivo, materiali impiegati, altezza e contiguità) e dei costi medi di intervento (in relazione al livello di vulnerabilità) è stata stimata una sommatoria di risorse potenzialmente attivabili per la messa in sicurezza degli edifici che insistono nelle zone 1, 2 e 3, che oscilla fra 937 e 1.041 miliardi di euro.

Le tecnologie disponibili

Insieme alla pericolosità sismica del territorio nazionale, la rilevanza del rischio sismico in Italia è legata all’elevata vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio esistente.

La maggior parte degli edifici esistenti è stata realizzata in assenza di regole di progettazione antisismica o secondo norme di vecchia generazione, e pertanto non è in grado di garantire gli standard di sicurezza richiesti dalle attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008). A condizionare ulteriormente il comportamento del patrimonio edilizio esistente è la vetustà che lo caratterizza. Risultano quindi necessari controlli ed interventi.

La riduzione della vulnerabilità sismica di un edificio può essere perseguita attraverso specifici interventi, andando a intervenire sulle criticità (elementi di vulnerabilità) della costruzione, e avendo fissato quelli che sono obiettivi da raggiungere, in termini di prestazione sismica, attraverso le opere di progetto.

Lo studio riporta una panoramica delle principali strategie di intervento sugli edifici esistenti: gli interventi più diffusi e gli interventi innovativi e che si sono dimostrati particolarmente efficaci per l’adeguamento e/o miglioramento di edifici in cemento armato (c.a.) e in muratura.

In particolare lo studio si sofferma sulle vulnerabilità tipiche degli edifici esistenti e sui relativi approcci progettuali; ampio spazio è dedicato all’aumento della capacità della struttura di resistere (o assecondare) alle forze sismiche senza subire danneggiamenti eccessivi, distinguendo fra le diverse tipologie costruttive frequenti nel Paese. Fino a descrivere le tecnologie di interventi che riducono la domanda di prestazione dovuta alla sollecitazione sismica.

A conclusione del rapporto viene presentato un abaco articolato di prodotti, tecnologie e metodologie disponibili sul mercato per ridurre il rischio sismico.

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Convegni

Sono in programma una serie di convegni nel corso dei quali il rapporto CRESME-ISI verrà presentato al pubblico per fornire a progettisti, amministratori locali, proprietari, gestori immobiliari, amministratori condominiali e imprese delle costruzioni un quadro dettagliato sulla dimensione complessiva delle attività potenzialmente realizzabili e sul quanto e come fare per adeguare gli immobili al rischio sismico.

Il 21 febbraio 2018, ad esempio, è previsto un convegno a Roma, presso l’Acquario Romano, cui seguirà un evento a Macerata.

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