R&I in Europa: aumentano gli investimenti, ma restano ancora diverse criticità
Negli ultimi vent'anni, nell’Unione europea gli investimenti in R&I sono aumentati, soprattutto nel settore delle tecnologie verdi. Ciò nonostante continuano a permanere diverse sfide e criticità da affrontare sia rispetto ad altri player mondiali (Cina e USA in testa), sia all’interno della stessa Unione, dove restano ancora ampi divari tra un nord-ovest che corre di più e un sud-est che rimane più indietro.
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A dirlo è il “Science, Research and Innovation (R&I) Performance report (SRIP) 2024”, la quinta edizione del rapporto che in questi anni ha analizzato le dinamiche della ricerca e dell'innovazione (e i relativi motori) all’interno dell’UE e tra questa e il resto del mondo, unendo analisi basate su indicatori e approfondimenti su questioni strategiche di attualità.
In aumento gli investimenti UE in ricerca e innovazione
In linea complessiva il rapporto sottolinea che negli ultimi vent'anni si è registrato un aumento degli investimenti dell'UE in ricerca e innovazione (R&I), un dato che ha contribuito a sostenere la competitività dell'UE in particolare nel campo delle tecnologie verdi, e più in generale per quanto concerne l'elevata qualità della ricerca dell'UE.
Più nello specifico per quanto riguarda le tecnologie green, l’Unione europea continua a mantenere una posizione di primo piano nel deposito globale di brevetti, che ammontano al 29% del totale per quanto concerne le energie rinnovabili e al 24% per quel che riguarda l'efficienza energetica.
In merito al secondo aspetto, l'UE ha una solida base di ricerca (classificandosi al secondo posto a livello mondiale), mentre la Cina è leader nel numero di pubblicazioni più citate. L’altro primato indicato dal report è quello dell'UE nell'accesso aperto alla produzione scientifica, con l'80% delle pubblicazioni peer-reviewed disponibili apertamente, a cui si accompagnano alte quote di collaborazioni internazionali (56% di co-pubblicazioni).
Infine, anche per quel che riguarda le università, l’UE è un forte performer accademico, con 49 università presenti all’interno delle top 200 università al mondo (rispetto alle 42 statunitensi, alle 27 inglesi e alle 8 cinesi).
R&I: le sfide da affrontare
Il rapporto mette in luce, però, anche una serie di criticità e fragilità del sistema di ricerca e innovazione europeo.
Ad esempio, per quel che riguarda gli ecosistemi di R&I, la fotografia che ne è emerge è che in Europa tali ecosistemi continuano ad essere sottoutilizzati. Nonostante l’Unione sia infatti un attore di primo piano a livello mondiale nella ricerca scientifica, essa si trova però ad affrontare diversi ostacoli per sfruttare al meglio il suo ricco ecosistema di ricerca e innovazione, su cui pesano anche le forti differenze negli sforzi di ricerca e sviluppo (R&S) tra gli Stati membri, cosa che ha fatto sì che l'obiettivo del 3% del PIL resti ancora lontano dall'essere raggiunto.
A pesare è anche il divario che esiste tra il mercato UE dei capitali di rischio rispetto a quello di altre regioni del mondo, il che ostacola evidentemente gli investimenti privati nelle imprese innovative. Il risultato è che, ad esempio, al novembre 2023 gli Stati Uniti e la Cina hanno rispettivamente 8 volte e 3 volte più unicorni rispetto all'Europa dove le Unicorns sono state solo 89, rispetto alle 724 degli USA e alle 287 della Cina.
Infine tra gli altri aspetti critici sottolineati dal rapporto, si segnala quello relativo alle aree di specializzazione. Come già evidenziato, l’UE è all’avanguardia per quanto riguarda le tecnologie green. Tuttavia, rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, l’Europa risulta essere meno specializzata in alcune delle principali tecnologie che migliorano la produttività, in particolare nei settori dell'intelligenza artificiale, dell'Internet delle cose, delle tecnologie blockchain e dei computer quantistici.
Il risultato ultimo è che, come sottolineato da Iliana Ivanova, commissaria UE per l'Innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù, è necessario “intensificare gli sforzi in Europa per raggiungere l’obiettivo di investire il 3% del PIL in ricerca e sviluppo e fornire soluzioni innovative alle sfide che dobbiamo affrontare. Il rafforzamento delle capacità scientifiche e tecnologiche dell’Europa e un’azione complementare a livello europeo, nazionale e regionale sono essenziali per la resilienza e la competitività attuali e a lungo termine”.
Consulta il “Science, Research and Innovation (R&I) Performance report (SRIP) 2024”
Foto di Chokniti Khongchum da Pixabay