La posizione del Parlamento europeo sul Critical Raw Materials Act

Materi prime criticheAdottata la posizione negoziale del Parlamento europeo sul Critical Raw Materials Act, il regolamento e la comunicazione con cui Bruxelles vuole ottenere una maggiore autonomia sul fronte delle materie prime critiche. Al centro, il finanziamento di progetti strategici e investimenti in ricerca e innovazione, con focus su sostenibilità ed economia circolare, e diversificazione dei fornitori. Ora partono i negoziati con la presidenza spagnola del Consiglio.

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Il 14 settembre la plenaria del Parlamento europeo ha approvato la propria posizione sulla legge europea sulla materie prime critiche. Con il voto di Strasburgo si aprono i negoziati con la presidenza spagnola del Consiglio per raggiungere un accordo in prima lettura. 

Cosa prevede il Critical Raw Materials Act e perché è tanto importante?

Partiamo dall'inizio e inquadriamo innanzitutto il provvedimento in un quadro più ampio: insieme al Net Zero Industry Act, la legge europea sulla materie prime critiche sta predisponendo il contesto normativo per favorire investimenti green e sostenibili nell'ambito del Green Deal Industrial Plan, il nuovo piano per la competitività dell'industria europea a zero emissioni.

L'origine del Critical Raw Materials Act risale al 16 marzo 2023, quando il provvedimento è stato presentato dalla Commissione europea con un obiettivo chiaro: aumentare l'approvvigionamento di materie prime strategiche per i Paesi dell’UE. Obiettivo condiviso ovviamente dai negoziatori europeo, che però nei mesi hanno apportato alcuni correttivi al testo, come ricostruito nella seconda metà dell'articolo. 

Cosa prevede la legge europea sulle materie prime critiche?

Ripercorrendo la strada già tracciata per i semiconduttori con l'European Chips Act, il regolamento e la comunicazione presentati dalla Commissione europea a marzo intendono ridurre la dipendenza dell'UE da altri paesi, in primis la Cina, e garantire all'industria europea l'accesso alle materie prime critiche. Come?

Tramite l'individuazione di progetti strategici lungo tutta la catena di approvvigionamento (dall'estrazione alla raffinazione, dalla trasformazione al riciclaggio) e la creazione di riserve strategiche.

Nel dettaglio, la proposta di regolamento - accompagnato da una comunicazione - si muove su due livelli: da un lato con una serie di 'azioni interne' all'UE, dall'altro con interventi a livello internazionale.

Nel novero delle azioni interne rientra innanzitutto un elenco aggiornato delle materie prime critiche, cui si aggiunge un elenco delle materie prime strategiche, fondamentali per lo sviluppo di nuove tecnologie verdi e digitali.

Allo scopo di diversificare l'approvvigionamento di materie prime entro il 2030, il regolamento definisce i parametri di riferimento per la capacità produttiva europea:

  • almeno il 10% del consumo annuale dell'UE per l'estrazione
  • almeno il 40% del consumo annuale dell'UE per la lavorazione
  • almeno il 15% del consumo annuale dell'UE per il riciclaggio
  • non più del 65% del consumo annuale dell'UE di ciascuna materia prima strategica in qualsiasi fase di lavorazione pertinente da un singolo paese terzo

Le legge intende anche ridurre gli oneri amministrativi e velocizzare le procedure di autorizzazione (24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di lavorazione e riciclaggio) affinché i progetti strategici possano accedere più agilmente ai finanziamenti pubblici. Gli Stati membri dovranno anche sviluppare programmi nazionali per l'esplorazione delle risorse geologiche.

Fronte sicurezza, è previsto il monitoraggio delle catene di approvvigionamento insieme al coordinamento delle scorte di materie prime strategiche tra gli Stati membri. Alcune grandi aziende dovranno effettuare un audit delle loro catene di approvvigionamento di materie prime strategiche, comprendente uno stress test a livello aziendale.

Lato ricerca e innovazione, la Commissione UE rafforzerà l'adozione e la diffusione di tecnologie innovative, grazie al programma Horizon Europe (che stanzia 500 milioni per i progetti di R&I sulle materie prime critiche), all'European Innovation Council e all'European Institute for Innovation and Technology.

Prevista anche la creazione di un partenariato su larga scala per le competenze sulle materie prime critiche e una Raw Materials Academy. All'esterno, il Global Gateway sarà utilizzato come veicolo per assistere i paesi partner nello sviluppo delle proprie capacità di estrazione e lavorazione, compreso lo sviluppo delle competenze.

In ottica di sostenibilità ed economia circolare, il regolamento assegna agli Stati membri il compito di adottare misure nazionali per migliorare la raccolta dei rifiuti ricchi di materie prime critiche e garantirne il riciclaggio in materie prime critiche secondarie.

A livello internazionale, invece, gli impegni dell'UE si concentreranno su:

  • la diversificazione dei partner commerciali, rafforzando gli accordi con i mercati emergenti e in via di sviluppo
  • la creazione di un Critical Raw Materials Club
  • partenariati strategici con paesi che promuovono un modello di sviluppo sostenibile.

Consulta la proposta di regolamento

Consulta la comunicazione

Il negoziato UE sul Critical Raw Materials Act

L'approvazione del Critical Raw Materials Act richiede un accordo tra PE e Consiglio, che dopo aver definito le rispettive posizioni sul testo predisposto dalla Commissione e cercato un compromesso nella fase dei negoziati a tre con l'Esecutivo UE (i cosiddetti triloghi), arrivano alla versione definitiva della legge.

Come dicevamo all'inizio, la legge europea sulle materie prime critiche nasce il 16 marzo, giorno della presentazione da parte della Commissione europea.

Proposta su cui per primo si è espresso il Consiglio, che il 30 giugno ha approvato il proprio mandato negoziale, prevedendo una serie di modifiche, tra cui:

  • l'aumento della capacità di trasformazione e riciclaggio UE che viene rispettivamente innalzata dal 40% al 50% per la trasformazione e dal 15% al 20% per il riciclaggio;
  • l’aggiunta di bauxite/allumina/alluminio all'elenco delle materie prime strategiche e critiche;
  • l'esclusione degli Stati membri che dimostrano di non presentare condizioni geologiche pertinenti dall'obbligo di condurre programmi di esplorazione a livello nazionale.

A distanza di due mesi è stata la volta del Parlamento europeo. Il primo via libera è arrivato dalla Commissione Industria ed energia (ITRE) del Parlamento europeo, che il 7 settembre si è espressa sul testo, apportando una serie di modifiche poi confermate una settimana dopo (il 14 settembre) dalla plenaria.

Come quasi sempre accade, gli eurodeputati giocano al rialzo, mirando a rendere più ambiziosi i target di lavorazione e riciclo.

Anzitutto hanno votato l'aumento dal 40% al 50% degli obiettivi di lavorazione UE di materie prime entro il 2030. Altre novità riguardano poi il riciclo: Strasburgo punta ad aumentare di almeno il 10% del volume di materie prime riciclate e, in generale, intende aumentare l'estrazione di materie prime più strategiche dai prodotti di scarto. 

Inoltre, Strasburgo chiede di rafforzare i partenariati strategici con i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo, quelli più ricchi di materie prime critiche per intenderci. "Questi partenariati a lungo termine", sottolineano gli europarlamentari, "dovrebbero garantire il trasferimento di conoscenze e tecnologie, la formazione e l'aggiornamento professionale per nuovi posti di lavoro, a migliori condizioni di lavoro e di reddito, nonché l'estrazione e la lavorazione dei materiali nei Paesi partner secondo i migliori standard ecologici possibili".

Nessuna modifica all’elenco delle materie prime critiche che resta lo stesso di quello proposto dalla Commissione europea. Su questo fronte il PE si è limitato solo a specificare che l’elenco delle materie prime strategiche comprende anche i sottoprodotti di altri processi di estrazione o riciclaggio.

A questo punto il Parlamento avvierà ora i negoziati con la presidenza spagnola del Consiglio per raggiungere un accordo in prima lettura.

Il ruolo dei fondi europei nel finanziare l’accesso alle materie prime critiche

Sfogliando la comunicazione sul Critical Raw Materials Act si nota che sugli aspetti finanziari la Commissione europea ha previsto il ricorso solo a fondi europei esistenti e a risorse nazionali.

Bruxelles fa riferimento in primis alle regole sugli aiuti di Stato per la transizione green, adottate proprio pochi giorni prima del varo del Critical Raw Materials Act e che, insieme a quest’ultimo, sono parte integrante del Net Zero Industry Act. “Laddove il solo finanziamento privato potrebbe non essere sufficiente, l'effettiva realizzazione di progetti lungo la catena del valore delle materie prime critiche potrebbe richiedere un sostegno pubblico, anche sotto forma di aiuti di Stato”, si legge nella comunicazione.

Non si prevedono quindi nuovi fondi, ma un maggior margine di manovra per i 27: gli aiuti di Stato a livello nazionale sono facilitati in caso di investimenti green dal Quadro temporaneo di crisi e transizione adottato il 9 marzo, che prevede appunto una “corsia preferenziale” per gli investimenti nella produzione e il riciclaggio delle materie prime critiche.

A livello europeo, invece, lo strumento citato nella comunicazione sul Critical Raw Materials Act è InvestEU. Anche in questo caso Bruxelles non sembra prevedere nuovi fondi ma una collaborazione con la Banca europea per gli investimenti e agli altri partner esecitivi di InvestEU per aumentare il sostegno agli investimenti nella catena di approvvigionamento delle materie prime essenziali, anche tramite l'istituzione di operazioni di blending.

Per approfondire: Materie prime critiche: le opportunità offerte dai fondi europei