Fondi, innovazione e migliore gestione: i tasselli della riforma del trasporto pubblico locale

Trasporto pubblico locale - Foto di Luis Quintero da Pexels"Il trasporto pubblico locale in Italia ha dei problemi molto gravi, soprattutto in alcune regioni e città". Con questa premessa il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha trasmesso al Parlamento la relazione finale della commissione di studio sul trasporto pubblico locale che getta le basi per la riforma del tpl.

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Obiettivo della relazione è quello di avviare un dibattito e una riflessione per aggiornare il quadro normativo sul trasporto pubblico locale, puntando i riflettori soprattutto sul miglioramento della qualità del servizio grazie all'evoluzione tecnologica e agli assetti istituzionali ed economico-finanziari del settore.

Lo stato del trasporto pubblico locale italiano

Malgrado il settore della mobilità sia continuamente in evoluzione, il trasporto pubblico locale in Italia fatica a stare al passo. Seppur con differenze notevoli tra Nord e Sud e tra città e campagna, il tpl continua a servire una quota modesta delle esigenze di mobilità della popolazione, soprattutto per le caratteristiche dell’offerta, qualitativamente poco attraente e incapace di soddisfare pienamente l’utenza. 

La trasformazione degli assetti istituzionali proposta dalla commissione di studio presieduta dal professor Bernardo Mattarella si pone il duplice scopo di migliorare le gestioni esistenti e di promuoverne l’evoluzione che il progresso tecnologico consente.

Come migliorare la gestione del tpl?

La qualità, l’economicità e la redditività del servizio di trasporto pubblico locale dipendono in larga misura dagli incentivi per i gestori, a loro volta definiti e determinati dagli assetti regolatori prevalenti. Secondo gli esperti della commissione di studio si dovrebbe agire su più fronti: 

  • Dopo l’istituzione dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART), occorrerebbe un ripensamento dell’assetto regolatorio provinciale di bacino, valutando eventualmente anche l’ipotesi di accentrare la regolazione del servizio a livello regionale e dotare gli organi di regolazione regionali di poteri, strutture e personale adeguati. L’ART, in tale ipotesi, potrebbe divenire il coordinatore della rete dei regolatori regionali;
  • La tutela dell’utenza deve essere parte integrante del processo di regolazione in maniera che i risultati conseguiti in termini di qualità del servizio influenzino gli incentivi dei gestori a mantenerla. Analogamente la regolazione dovrebbe incentivare i gestori a coprire coi ricavi una quota crescente dei costi;
  • Occorre superare l’attuale frequente regime di proroga di vecchi affidamenti e introdurre concorrenza dove può esservene, limitando i diritti esclusivi e tenendo conto dei nuovi servizi di mobilità. La scelta delle forme gestionali dovrebbe essere operata caso per caso in funzione dei risultati concreti che si vogliono perseguire;
  • Va incentivata l’aggregazione tra gli operatori. La dimensione dei bacini di utenza e dei lotti oggetto di affidamento deve seguire criteri che tengano conto dei contesti e dei tipi di servizio. 

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Occorre un rinnovo del parco circolante 

La scelta delle forme gestionali è funzionale al miglior sfruttamento dell’evoluzione tecnologica per adeguare il servizio alle esigenze dell’utenza, ma queste possibilità sono ancora poco utilizzate. Inoltre il parco circolante è mediamente molto anziano in Italia, ben superiore alla media europea, e formato da mezzi molto più inquinanti. 

Secondo la commissione di studio sul trasporto pubblico locale:

  • Occorre predisporre infrastrutture dedicate alla mobilità elettrica: non solo sono necessarie stazioni di ricarica dedicate ai capolinea e nei depositi, ma anche uno sviluppo dell’offerta di generazione coerente con questo significativo aumento della domanda;
  • Nel frattempo, come già previsto nel PNRR, occorre ridurre sensibilmente l’anzianità del parco circolante acquistando mezzi meno inquinanti. 

Raccogliere i dati

Tutto questo, sostengono gli esperti, richiede una maggiore attenzione alla raccolta delle informazioni sulla domanda effettiva e potenziale dei servizi di trasporto, oggi molto più agevole che in passato tramite l’uso della tecnologia digitale. La strada indicata dalla commissione consiste nel promuovere sull’intero territorio nazionale la bigliettazione elettronica, così da poter raccogliere i dati corsa per corsa e tenere sotto controllo il numero dei passeggeri lungo l’arco della giornata e nel corso dell’anno per una miglior programmazione del servizio.

Una riforma che impone costi ingenti

Le innovazioni per migliorare il servizio di trasporto pubblico locale sono costose. È inevitabile quindi - si legge nella relazione - prevedere un incremento del finanziamento pubblico e, in particolare, del Fondo nazionale trasporti, che copre attualmente circa il quaranta per cento della spesa complessiva. 

Il problema principale riguarda le modalità di ripartizione del Fondo, in ordine al quale si deve tener conto della difficoltà di abbandonare il criterio della spesa storica, che garantisce la continuità dei servizi, e della necessità di introdurre incentivi all’innovazione e all’efficienza della spesa. 

La commissione ritiene opportuno: 

  • Confermare le contribuzioni storicamente assegnate alle singole regioni, una volta depurate dalle inefficienze, e effettuare la progressiva “perequazione” per la standardizzazione dei livelli di servizio utilizzando le risorse aggiuntive di parte corrente e in conto capitale conseguenti a un programma organico e strutturale di sviluppo del settore;
  • Al fine di evitare che l’assegnazione definitiva dei “contributi statali storici” di parte corrente possa indurre a non intervenire per rendere più efficienti i servizi di trasporto pubblico locale forniti, prevedere procedure, uniformi sul territorio nazionale, di premialità/penalità, in invarianza di spesa per la finanza statale, applicate dallo Stato alle singole regioni e da queste ai singoli enti locali;
  • In relazione ai criteri di perequazione del Fondo Nazionale, equiparare le Regioni ai Comuni, eliminando l’asimmetria attualmente esistente rispetto alle modalità di perequazione. 

La relazione completa