Approvata la Blue Card: piu' diritti per i lavoratori extracomunitari altamente qualificati
L'Europa finora ha esercitato una scarsa attrattiva nei confronti dei cervelli, potendo contare tra la sua forza lavoro solo sullo 1,7% di lavoratori extracomunitari altamente qualificati, rispetto al 9,9% dell'Australia, al 7,3% del Canada o al 3,2% degli Stati Uniti.
Per chi che ne entrerà in possesso, la Carta blu punta a facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro e consente di accedere ad una serie di diritti socio-economici e a condizioni favorevoli per i ricongiungimenti familiari e gli spostamenti nell’ambito dell’Unione Europea. La direttiva, che era già stata approvata nel novembre scorso dal Parlamento Europeo dopo un lungo e controverso dibattito, determina i criteri comuni che devono essere seguiti dagli stati membri per assegnare la Carta blu. La carta ha una durata variabile da uno a quattro anni e può essere rinnovata. La Carta blu può essere emessa o rinnovata anche per brevi periodi superiori ai tre mesi. Dopo diciotto mesi di soggiorno legale nel primo stato membro in cui ha risieduto con la Blu card, il lavoratore può spostarsi assieme alla sua famiglia può spostarsi in un altro Stato membro, in presenza di determinate condizioni, per svolgere nuovamente un’attività altamente qualificata.
I possessori di Blu card godranno dello stesso trattamento dei cittadini del paese in cui soggiornano. Parliamo di condizioni di lavoro, minimo salariale, trattamento di fine rapporto, libertà di associazione, formazione, sicurezza sociale, pensioni, accesso a beni e servizi. Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea, gli stati membri hanno due anni di tempo per ratificare la direttiva. Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca non hanno l'approvata e pertanto restano fuori. Particolare attenzione tuttavia verrà dedicata a cui paesi dell’Africa che soffrono maggiormente la piaga della fuga dei cervelli.
Quasi contemporaneamente il Consiglio ha dato il via libera ad un’altra direttiva del pacchetto immigrazione, che prevede sanzioni amministrative e penali per le aziende e per i singoli imprenditori che assumono deliberatamente immigrati irregolari. Le norme pertanto non colpiscono gli immigrati, ma i datori di lavoro. Buona parte di queste norme però è già in vigore in Italia.
Soddisfazione è stata espressa dal Commissario per la Giustizia Jacques Barrot, per il quale le direttive approvate rappresentano un importante strumento per combattere l’immigrazione illegale.
(Alessandra Flora)