PNRR green: sprint di metà anno con l'energia protagonista e un bilancio in chiaroscuro
Più che una corsa contro il tempo dovrà essere uno sprint di metà anno. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha davanti a sé sei mesi di tempo per assicurarsi la settima rata del PNRR. Dodici dei 69 obiettivi previsti entro dicembre fanno capo al ministero di Pichetto Fratin che ha nel carnet progetti ambiziosi come la riduzione del numero di discariche (su cui incombe la sanzione della Corte di giustizia dell’Unione Europea). Anche se la parte da padrone la fanno le infrastrutture energetiche in capo a Terna e Enel. Così come è l’energia (inclusa l'efficienze energetica) l’asset principale di spesa dei fondi già impegnati: se guardiamo ai 31 investimenti dedicati alla transizione verde nel nuovo PNRR, il 92% dei soldi spesi riguarda l’ecobonus che ha esaurito il suo fondo.
Il punto sugli investimenti del capo dipartimento PNRR del Mase
La più grande comunità energetica italiana è stata svelata nel corso del fine settimana a Vado Ligure: è una comunità da 1 MW, l'equivalente del fabbisogno di 400 famiglie, la dimensione massima consentita dal nuovo strumento di produzione sostenibile e la più grande in Italia. È l'impianto, svelato nella sala conferenze della centrale di Tirreno Power, che entrerà in funzione nei prossimi giorni. Faranno parte della comunità energetica quattro imprese: MecPlast, See Art Hotel, Birrificio AltaVia e Vernazza Autogru, ma sarà inoltre siglata una convenzione con i Comuni di Quiliano e Vado Ligure. L'energia prodotta dalla Cer sarà condivisa tra i membri della comunità, anche grazie a un'applicazione dedicata, minimizzando gli sprechi e massimizzando l'autoconsumo. L'impianto è stato realizzato sui tetti degli edifici della centrale di Tirreno Power, i più adatti con una superficie di 9.000 metri quadrati sui quali sono installati 1.800 pannelli solari bifacciali che hanno la capacità di produrre energia sia dall'irraggiamento solare diretto sia dal riflesso che proviene dal tetto, una soluzione tecnica che permette un incremento di potenza fino al 25% e un maggiore resistenza agli eventi atmosferici estremi.
È una delle ultime novità di un settore finanziato dal PNRR, le Cer, che si sta sviluppando velocemente, e sarà uno dei fiori all'occhiello del PNRR green, che si appresta a entrare nei giorni decisivi per centrare la settima rata, considerando poi che, al di là di qualche voce specifica, i dati raccolti fino ad oggi mostrano diversi chiaroscuri.
PNRR, solo l'ecobonus ha finito i fondi
Il contatore aggiornato della spesa totale, secondo l’Ispettorato generale per il PNRR del Mef, è fermo a 49,5 miliardi (appena 3,9 miliardi in più rispetto ai 45,6 miliardi di fine 2023), di cui quasi 30 legati ai crediti di imposta automatici per i bonus edilizi e gli incentivi alle imprese. Gli investimenti pubblici veri e propri, insomma, restano a quota 20 miliardi circa.
Per guardare al futuro occorre fare un passo indietro, aiutandoci con i dati di Italia Domani (aggiornati ad aprile 2024) e al lavoro di inchiesta realizzato dall'European data journalism network secondo cui il 92% dei fondi spesi sono quelli dell’ecobonus: soldi facili da spendere, si direbbe, perchè afferiscono a un sistema di crediti di imposta e lavori effettuati da privati. Mentre gli altri investimenti hanno ancora il 75% delle risorse da erogare. I progetti destinatari dei 38 miliardi del PNRR (Missione 2: rivoluzione verde e transizione ecologica) sono 76mila ed è difficile poi verificare l’effettiva spesa. Soprattutto non è possibile controllare per ogni singolo progetto quante risorse siano effettivamente spese. Secondo Italia Domani, al secondo posto, dopo l’ecobonus che ha esaurito i 14 miliardi di plafond, c’è la realizzazione del parco agrisolare, con 10.505 interventi. Al terzo, ma molto staccato con appena 1708 progetti, le misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. Poi arrivano gli impianti per la gestione dei rifiuti, voce che invece per dicembre sarà determinante.
Rifiuti ed energia per la settima rata
A fine 2023, secondo la relazione che accompagnava la quinta rata del PNRR italiano (con i suoi 9 traguardi sulla transizione verde) emergeva che l’Italia aveva chiuso 22 discariche illegali (su 34, più del 60%), quindi il percorso è avviato. Aveva migliorato la raccolta differenziata dei rifiuti riducendo del 9% il divario tra la media nazionale e la regione con i risultati peggiori. C’erano inoltre 200 chilometri di ciclovie completate in aree metropolitane. Secondo il cronoprogramma ora si dovranno contenere le differenze regionali nella raccolta differenziata con la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l’ammodernamento delle strutture esistenti.
Ora, da qui a dicembre, il Mase deve centrare un target intermedio di una linea d’intervento più ampia che vale nel complesso 3,6 miliardi di fondi Ue e che comporta, come step transitorio, l’aumento di almeno mille megawatt della capacità di rete per la distribuzione di energia rinnovabile. Sul fotofinish, a inizio dicembre, arriveranno i contratti degli appalti pubblici per l’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica. Stesso periodo anche per la chiusura degli appalti per l’installazione di pannelli solari fotovoltaici in sistemi agro-voltaici. Il Gse ha approvato lo scorso maggio gli schemi di avviso pubblico per le procedure di assegnazione insieme alle regole operative, e le imprese avranno tempo fino al 2 settembre per presentare istanza di partecipazione.
Il Mase elenca gli investimenti già assegnati nel campo energetico, che costituiscono due milestone raggiunte: sono i due mega investimenti per E-distribuzione (gruppo Enel) e per Terna. Quest'ultima ha già aggiudicato i contratti connessi alle due opere previste, il Tyrrhenian Link, cioè il doppio collegamento sottomarino tra la Sicilia, la Sardegna e la penisola, e il Sa.Co.i 3, che consiste nel rinnovo e nel potenziamento del cavo sottomarino tra Sardegna, Corsica e Toscana.
Il 23 luglio l'aggiornamento del cronoprogramma del PNRR
I bandi per le colonnine di ricarica per le auto elettriche confermano però le difficoltà: l’obiettivo è arrivare, sulla spinta del Pnrr, a 13.775 per le strade urbane e 7.500 per le superstrade. I primi due bandi chiusi lo scorso anno (270 milioni per 6.500 infrastrutture) sono andati male, non è stato assegnato nessun contributo in ambito extraurbano (per cui erano previsti 150 milioni), mentre in quello urbano ci sono state defezioni importanti come quella di Eni. Ora sono state indette nuove gare, vedremo se il mercato le accoglierà favorevolmente e si arriverà agli appalti pubblici a dicembre come previsto dal Mase. Il tutto, con sullo sfondo l’affanno sugli obiettivi energetici da raggiungere entro il 2030, meno di sei anni, come è stato rilevato dall’Electicity Market Report 2023, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Dovremmo tagliare le emissioni di oltre il 24%, ridurre il consumo finale lordo di energia del 12%, da produrre per una percentuale doppia rispetto a quella attuale, da fonti rinnovabili.
Prossimo step, domani, 23 luglio quando i soggetti attuatori dovranno aggiornare i cronoprogrammi sulla piattaforma ReGiS in base alla deadline voluta dal ministro Fitto, pena sanzioni, perdita di finanziamenti, e numerose conseguenze amministrative.
Qui gli esiti della cabina di regia di Palazzo Chigi a inizio mese di luglio