Bandi PNRR economia circolare: richieste per 10 miliardi ma il budget è di 2. Nuovi fondi da revisione PNRR o Coesione?
Da tempo il Ministero dell’Ambiente sostiene che i bandi PNRR per il riciclo e la raccolta differenziata hanno “sbancato”. In effetti, spulciando tra gli open data, i numeri dicono che in alcuni casi le richieste hanno superato anche di 17 volte il budget disponibile. Un overbooking che non stupisce ma che lascia tantissimi operatori pubblici e privati a bocca asciutta. Ora il MASE riuscirà ad approfittare della revisione del PNRR per finanziare i tantissimi progetti validi ma esclusi per mancanza di fondi?
Con la revisione del PNRR arriveranno nuovi fondi per l’economia circolare?
I bandi PNRR dedicati all’economia circolare sono stati tra i primi ad essere pubblicati e anche tra quelli che hanno riscosso maggior successo. Ciò di per sé non dovrebbe stupire, è noto infatti che l’economia circolare sia uno dei settori di eccellenza dell’Italia.
Quello che ora sappiamo con certezza è che il successo di questi bandi non è solo notevole ma lampante e riguarda tanto i beneficiari pubblici che quelli privati.
Prima di addentrarci nei numeri è utile fare un passo indietro. I bandi PNRR per l’economia circolare erano in tutto 7, suddivisi in due gruppi:
- 3 erano rivolti ai cosiddetti EGATO, gli Enti di Governo d'Ambito Territoriale Ottimale o, laddove questi non siano stati costituiti, ai Comuni;
- 4 bandi riguardavano i cosiddetti progetti “faro” rivolti alle imprese.
Come sono andati questi bandi? Bene, anzi benissimo, come dimostrano gli open data PNRR messi a disposizione sul sito Italia Domani in merito alla partecipazione agli avvisi.
Boom di richieste da parte delle imprese per i progetti faro
Partiamo dal tessuto imprenditoriale che più convintamente ha risposto ai bandi PNRR.
Per i “progetti faro” di economia circolare, quelli cioè che promuovono l’utilizzo di tecnologie e processi ad alto contenuto innovativo, c’erano 600 milioni di euro a disposizione. Le richieste hanno superato di quasi 7 volte il budget disponibile. L’importo totale dei progetti proposti dalle imprese, infatti, ha toccato complessivamente quota 412,7 milioni di euro.
Merita una menzione speciale il bando dedicato agli impianti per il riciclo dei rifiuti plastici, compreso il cosiddetto marine litter. A fronte dei 150 milioni disponibili, infatti, gli operatori hanno presentato progetti per ben 2 miliardi e mezzo, circa 17 volte il budget.
Si tratta dell’esempio più eclatante ma non è l’unico.
Per il bando per gli impianti innovativi di trattamento/riciclaggio dei RAEE (comprese pale di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici) sono stati presentati progetti per 507 milioni contro i 150 disponibili, quindi oltre 3 volte il budget.
Il bando che puntava il faro sui rifiuti in carta e cartone ha registrato richieste oltre 4 volte superiori alle risorse disponibili: 717 milioni di euro contro i 150 messi a bando.
Bene anche i cosiddetti Textile Hubs, i nuovi impianti di riciclo dei tessuti, con richieste che duplicano il budget previsto (304 milioni contro i 150 disponibili).
La risposta di Comuni e EGATO ai bandi PNRR
Non meno rilevante la risposta degli Enti di Governo d'Ambito Territoriale Ottimale e dei Comuni.
I bandi, in questo caso, erano tre e riguardavano nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l’ammodernamento di quelli esistenti.
In particolare l’avviso per gli impianti di trattamento e riciclo dei rifiuti urbani segna un boom di richieste, 7 volte superiori al budget messo a disposizione dall’avviso: i 28 EGATO e Comuni partecipanti, tutti risultati aggiudicatari delle risorse, hanno infatti presentato richieste per quasi 3 miliardi e mezzo (3 miliardi e 498 milioni per la precisione) contro i 450 milioni disponibili. L’importo aggiudicato ha superato di poco i 426 milioni di euro.
Richieste superiori al budget anche per gli altri due avvisi rivolti agli Enti di Governo d'Ambito Territoriale Ottimale.
Il bando per meccanizzare la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani ha visto arrivare 3.044 richieste per un importo complessivo di 1,6 miliardi contro i 600 milioni stanziati.
Richieste superiori al doppio del budget anche per il terzo avviso, che finanziava impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale (PAD), i fanghi di acque reflue, i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili. 218 le richieste arrivate al Ministero per un importo complessivo di 1,1 miliardi di euro, contro i 450 milioni disponibili.
Non è solo questione di quantità
L’elevata partecipazione ai bandi PNRR per l’economia circolare andrebbe a braccetto anche con un’elevata qualità dei progetti presentati: “il livello progettuale è molto alto e sono state ritenute idonee quasi tutte le proposte progettuali presentate”, spiegava Laura D'Aprile, Capo Dipartimento per la transizione ecologia e gli investimenti verdi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, partecipando all’incontro organizzato da Anci e da Conai sulla “Gestione dei rifiuti, economia circolare e PNRR: Le nuove sfide e l’impatto per i Comuni”.
Il settore tessile, in particolare, “ha risposto molto bene” e ciò malgrado “si trovi in una fase iniziale di sviluppo tecnologico della filiera, con l’avvio della raccolta differenziata del tessile solo quest’anno”.
Resta la questione geografica
Come spiegato dal Ministero dell’Ambiente, le domande di finanziamento sono arrivate soprattutto dal Sud Italia, cui del resto era destinata la fetta maggiore delle risorse PNRR. Non è un caso che i fondi europei siano stati dirottati soprattutto al Mezzogiorno: alla luce delle significative differenze territoriali nella capacità di trattamento dei rifiuti urbani nel Centro Sud, il 19% dei rifiuti urbani finisce in discarica o viene esportato in regioni non limitrofe, con ricadute sulla spesa sostenuta per il servizio dagli utenti finali, come sottolinea l’analisi “Rifiuti e divari territoriali: quali prospettive per l'Italia?” realizzata da Cassa depositi e prestiti.
L'elevata partecipazione da parte del Mezzogiorno è dettata in realtà anche dalla proroga dei termini dei bandi PNRR: un mese in più che, non senza polemiche, ha permesso alle imprese e agli Enti locali del Sud di partecipare agli avvisi.
Sebbene rappresentino un primo passo per colmare il divario tra Nord e Centro-Sud, precisa ancora l’analisi di CDP, si registra comunque un accentramento delle risorse in poche Regioni: il 70% dei fondi assegnati dal PNRR per l’ammodernamento e la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento e riciclo dei rifiuti urbani da raccolta differenziata si concentra in 5 regioni, per lo più in Sicilia (oltre il 20%); mentre Lazio e Campania, tra le regioni più bisognose, non hanno ricevuto fondi per via soprattutto del rapido esaurimento delle risorse.
Nuovi fondi per l'economia circolare da revisione PNRR o Coesione?
I numeri record registrati dai bandi per l’economia circolare dimostrano che le progettualità ci sono. Quel che manca sono i soldi per finanziare quei progetti.
Un’ulteriore iniezione di risorse per finanziare almeno parte di quei progetti ritenuti idonei nelle graduatorie dei bandi per raccolta differenziata e riciclo potrebbe arrivare dalla revisione del PNRR.
Nell’ambito delle interlocuzioni con il ministro Fitto, il Ministero dell’Ambiente dovrà provare a ‘battere cassa’. Come spiegava sempre D’Aprile a fine febbraio, si tratta di “verificare se ci sono altre linee PNRR che non hanno avuto grandissimo successo e possono essere rimodulate e destinate al finanziamento di un parco progetti che è già stato valutato e ritenuto idoneo”, quello per l’economia circolare.
Non è chiaro se i lavori per modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza si stanno muovendo in tal senso, né se è ipotizzabile finanziare i tanti progetti per l’economia circolare validi ma esclusi dai fondi PNRR sfruttando i fondi europei della Politica di Coesione, sulla base della logica dei “vasi comunicanti” che il ministro Fitto intende portare avanti.
In questo quadro va aggiunto anche un altro tassello, il capitolo REPowerEU da integrare al PNRR che, oltre ai grandi progetti energetici, dovrebbe includere incentivi per ridurre i consumi di famiglie e imprese e sostenere gli investimenti in tecnologia verde e pulita.
Foto di Friedrich Frühling da Pixabay