Gli obiettivi PNRR per lo spazio sono stati centrati nei tempi?
Nonostante gli evidenti ritardi che l'Italia ha accumulato sul raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il settore spaziale ha raggiunto le milestones nelle tempistiche che erano state stabilite dal Recovery plan nazionale. I dati relativi al comparto dimostrano quanto questo sia sempre più strategico per la crescita del paese, con potenzialità di sviluppo in rapida evoluzione.
Lo ha affermato il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Giorgio Saccoccia, durante l’evento "Ricerca e innovazione per la sfida spaziale: quali prospettive per il sistema scientifico-industriale italiano ed europeo?" organizzato dall'Ufficio in Italia del Parlamento Europeo, dall'ASI, dall'ESA-ESRIN e dall'ENEA.
Aperto dallo speech di Carlo Corazza, Direttore del Parlamento Europeo in Italia, la full immersion relativa all'ecosistema spaziale italiano e comunitario ha visto la partecipazione di molteplici rappresentanti istituzionali e del mondo imprenditoriale presso la Sala Esperienza Europa - David Sassoli del Parlamento Europeo a Roma.
PNRR, un successo per il settore spaziale
"Sono stati firmati in tempo tutti i decreti di assegnazione, gli ultimi nelle ultime ore, quindi ad oggi lo spazio ha performato come era richiesto", ha dichiarato il presidente dell'ASI Saccoccia al termine del suo intervento. L'affermazione trova riscontro in parte anche nei dati della relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza della Corte dei Conti.
Come si legge nel documento, nella sezione relativa all'attuazione del Piano nel corso del primo semestre del 2023, "sul versante degli investimenti, sono molte le iniziative che dovranno progredire attraverso la conclusione delle procedure di gara e l’aggiudicazione dei contratti; particolarmente consistente la scadenza per l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per progetti di tecnologia spaziale e satellitare ricomprendenti (SatCom, Osservazione della Terra, Space Factory e In-Orbit Economy, milestone M1C2-22)".
Tuttavia, per il primo punto viene chiarito che "l’obiettivo non appare critico in quanto sono stati adottati i provvedimenti di assegnazione delle risorse ai Soggetti attuatori ASI ed ESA (dpcm e convenzioni), nonché risultano avviati quasi tutti i processi di procurement da parte dei Soggetti attuatori".
Sempre a proposito dei progetti realizzati nel quadro del Recovery plan italiano, Simonetta Cheli - Direttrice dei programmi di osservazione della terra ESA e capo di ESRIN ha ricordato che mesi fa "l'Italia ha delegato all’ESA circa 1,3 miliardi di euro - stanziati nel quadro del PNRR - per realizzare la costellazione satellitare IRIDE per l’osservazione della Terra". La stessa Cheli, ha aggiunto: "Oggi l'ESA invierà il rapporto finale del lavoro fatto su questo progetto, con oltre 30 contratti firmati, fondi spesi e prospettiva commerciale di forte competitività delle aziende italiane in Europa. Ora è il turno delle aziende, che devono realizzare i progetti entro i termini del PNRR".
Sullo stesso tema è intervenuto anche Antonio Bartoloni - Direttore generale per la riconversione industriale e le grandi filiere produttive-Ministero delle Imprese e del Made in Italy Interventi istituzionali, che ha ricordato come spesso gli interventi a livello nazionale, come il PNRR o il Piano Strategico Space Economy, siano "investimenti che fanno leva su quanto fatto a livello europeo".
Spazio, in che modo l'Italia investe nella space economy?
Spazio, la prospettiva italiana di sviluppo del settore
L'Italia può e deve avere un ruolo di leadership nell'ambito della new space economy che, come ha spiegato in un messaggio scritto per l'occasione il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, "oggi ha superato i 480 miliardi di dollari di valore e che nel prossimo decennio dovrebbe raggiungere i 1.000 miliardi, per superare nel 2040 i 2.700 miliardi di dollari".
Nella nota, il ministro Urso ricorda i risultati storici raggiunti nell'ambito del Consiglio ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea: "Il contributo italiano al nuovo ciclo di programmi dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) sarà di 3,1 miliardi di euro in 5 anni, un'aumento importante che conferma l'Italia come il terzo paese cotributore al budget ESA e tutela gli interessi dell'intera filiera industriale dell'innovazione e della ricerca. Ai margini della Ministeriale, con il ministro ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, e il ministro dell’economia e della protezione climatica tedesco, Robert Habeck abbiamo firmato una dichiarazione congiunta sul quadro dell'utilizzo dei lanciatori europei che apre un tavolo di un anno su temi cruciali come fornire all'industria strumenti, anche giuridici, per lavorare in un settore sempre più competitivo".
"Il nostro Paese può svolgere un ruolo di prima grandezza perchè è uno dei pochissimi ad avere l'intera filiera completa su tutto il ciclo - dall'accesso allo Spazio alla manifattura, dai servizi per i consumatori ai poli universitari e di ricerca - con un'ottima distribuzione delle attività su tutto il territorio concentrandosi principalmente nel Lazio, nella Lombardia, in Piemonte, in Campania e in Puglia".
Focus anche sull'assetto giuridico del settore: "è mia ferma intenzione di presentare entro un anno da oggi una legge nazionale organica sullo Spazio, su modello di quanto già fatto da altri partner europei ed internazionali. In questo percorso abbiamo già avviato un primo dialogo con tutti gli attori interessati, compresi i centri di ricerca e le università. Andranno altresì affrontate anche le criticità in materia di sicurezza dei dati, che nel prossimo futuro saranno affidati quasi esclusivamente alle costellazioni satellitari e alle stazioni a terra".
Da Galileo a IRIS2, quanta Italia c'è nei programmi europei?
Come ha spiegato nel suo intervento Antonio Bartoloni, i grandi programmi spaziali della Commissione europea, da Galileo a Copernicus fino ad arrivare ad IRIS2, rappresentano il segno dell'Europa nel campo delle costellazioni satellitari in orbita bassa.
Una presenza fondamentale, ma ancora insufficiente in fatto di cifre secondo Massimiliano Salini - Europarlamentare e relatore all'Europarlamento per il programma spaziale UE, che parlando dei competitor in questo settore come Starlink e SpaceX, sottolineando quanto il modello economico del settore si sia evoluto negli anni aprendosi anche ai portatori di interesse privati: "si parla di un nuovo capitalismo legato alla sfida dello spazio, un modello che potrebbe comportare dei rischi ma anche un benchmark per riconvertire le nostre filiere produttive".
Tornando ai programmi dell'UE, anche in questo contesto l'Italia ha avuto negli anni un ruolo da protagonista. Come ha affermato Giorgio Saccoccia nel suo speech: "Su Galileo l’Italia è stata coinvolta sia a livello di upstream che downstream da sempre. Negli ultimi anni la nostra industria è stata capace di conquistare la capacità di sviluppare la prossima generazione di satelliti completando così la presenza su un'intera filiera di prodotto". Su Copernicus, "le nuove sentinelle hanno una presenza italiana, ad esempio a livello di payload". Nonostante IRIS2 sia appena partito, è plausibile che l’Italia "abbia i numeri e le capacità per potersi posizionare a livello di fornitura di serivizi" anche su questa nuova realtà.
Al di là dei risultati raggiunti con le infrastrutture di Copernicus e Galileo, ha ricordato Simonetta Cheli, "il nuovo programma IRIS2 è una sfida e un'opportunità in termini di prospettive economiche e di mercato legate al settore delle telecomunicazioni. Ruolo importante dell'Italia, non soltanto in termini di prospettive industriali. Partiranno in questi mesi delle gare relative ai programmi finanziati alla Ministeriale."
Space economy: quali sono gli investimenti per Europa e Italia nel 2023?