Ecofin: riforma Patto stabilità entro l'anno, ma la Germania mette paletti

Foto di Gerd Altmann da PixabayLe conclusioni sulla riforma della governance economica dell'Unione approvate dai ministri delle Finanze UE puntano all'adozione delle regole aggiornate entro il 2023, anche se restano divisioni tra i paesi e Berlino vuole che le proposte legislative della Commissione vengano valutate dai 27 prima della presentazione formale in aprile.

Le novità sulla sospensione del Patto di stabilità

La tanto attesa convergenza sulla riforma del Patto di Stabilità, insomma, riguarda solo le linee generali dell'impianto presentato dalla Commissione a novembre. L'Ecofin del 14 marzo, dopo i primi confronti alle riunioni del 6 dicembre e del 14 febbraio scorso, si chiude con delle conclusioni che mirano a un'intesa entro l'anno, ma a patto che la Commissione prenda in considerazione il punto di vista del Consiglio e continui a confrontarsi con gli Stati membri.

L'Esecutivo UE, insomma, non può andare in autonomia, le proposte legislative di riforma della governance attese per aprile dovranno prima essere sottoposte alla valutazione ex ante da parte degli Stati membri, ha preteso il ministro delle Finanze Christian Lindner, che ha anche criticato la scelta della Commissione di applicare parte del nuovo quadro di regole, non ancora adottato, negli orientamenti per le politiche di bilancio 2024.

Le conclusioni dell'Ecofin "sono un passo fondamentale", ma non “l'ultimo dei passi necessari”, ha infatti commentato il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni. E' "un segnale molto positivo”, ha aggiunto, “sulla materia forse più controversa e difficile nelle discussioni economiche europee”.

Cosa prevede la comunicazione sulla governance economica

Gli orientamenti presentati il 9 novembre dalla Commissione europea prevedono il passaggio a un quadro di sorveglianza dell'UE trasparente e basato sul rischio, che operi una distinzione tra i paesi tenendo conto dei loro problemi in materia di debito pubblico. 

La comunicazione, infatti, prevede la definizione di piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine, che dovranno integrare obiettivi di bilancio, di riforma e di investimento (compresi quelli destinati ad affrontare gli squilibri macroeconomici ove necessario), in un unico piano olistico a medio termine, creando in tal modo un processo coerente e semplificato. 

Per ogni Paese, quindi, la Commissione presenterà un percorso di aggiustamento di bilancio di riferimento, relativo a un periodo di quattro anni e basato sulla sua metodologia di analisi della sostenibilità del debito.

A quel punto la palla passa ai singoli Stati membri che dovranno presentare Piani che illustrino il proprio percorso di bilancio a medio termine e gli impegni prioritari in materia di riforme e investimenti pubblici. Gli Stati potranno proporre tempi più lunghi per l'aggiustamento di bilancio, prorogandone il percorso di un massimo di tre anni (quindi fino a sette in totale), quando esso sia sostenuto da una serie di impegni in materia di riforme e investimenti che favoriscono la sostenibilità del debito e rispondono alle priorità e agli obiettivi comuni dell'UE.

Dopo di ciò, la palla torna alla Commissione che valuterà i Piani, assegnando un giudizio positivo nel caso in cui il debito abbia imboccato un percorso discendente o rimanga a livelli prudenti e il disavanzo di bilancio rimanga credibilmente al di sotto del valore di riferimento del 3% del PIL nel medio termine. Il Consiglio approverà quindi i Piani dopo una valutazione positiva della Commissione.

Previsto anche un sistema di monitoraggio continuo dell'attuazione dei Piani, tramite relazioni annuali da parte dei Paesi sui progressi compiuti.

La base per definire il percorso di aggiustamento di bilancio e per attuare la sorveglianza di bilancio annuale sarà costituita da un unico indicatore: la spesa primaria netta, vale a dire la spesa soggetta al controllo di un governo. 

Come spiegato dal commissario Paolo Gentiloni, le proposte "mirano a conciliare tre imperativi, che sono complementari e non contraddittori. In primo luogo, vogliamo sostenere la crescita e migliorare la sostenibilità del debito. In secondo luogo, vogliamo rafforzare la titolarità nazionale delle decisioni di politica economica. In terzo luogo, vogliamo semplificare le nostre regole, preservandone l’intelligenza".

Per quanto concerne il secondo punto, il tema è questo: dando la possibilità agli Stati di redigere un Piano di medio termine che integri obiettivi di bilancio, di riforma e di investimento, gli Stati disporranno di un margine di manovra più ampio per definire i rispettivi percorsi di aggiustamento di bilancio, rafforzando la titolarità nazionale delle traiettorie di bilancio.

Il nuovo sistema prevede però anche un meccanismo di controlli e sanzioni più efficiente. La Commissione, infatti, sta mettendo a punto strumenti di esecuzione più rigorosi a livello dell'UE per assicurare il rispetto delle regole. 

Nel nuovo quadro verrà mantenuta la Procedura per i disavanzi eccessivi (PDE), basata sul disavanzo, rafforzando al contempo la procedura per i disavanzi eccessivi basata sul debito, la cui attivazione scatterebbe nel momento in cui uno Stato membro con un debito superiore al 60% del PIL dovesse discostarsi dal percorso di spesa concordato.

Passi in avanti anche sull'uso delle sanzioni finanziarie. La comunicazione prevede infatti il potenziamento dei meccanismi esecutivi, grazie a una riduzione degli importi e a un inasprimento delle sanzioni che incidono sulla reputazione.

Stesso discorso anche sulla condizionalità macroeconomica per i fondi strutturali e per il Dispositivo per la ripresa e la resilienza. Il nuovo assetto prevede infatti che il finanziamento dell'UE possa essere sospeso anche nel caso in cui gli Stati non abbiano adottato misure efficaci per correggere il disavanzo eccessivo.

Previsto, inoltre, un nuovo strumento che dovrà assicurare l'attuazione degli impegni nel campo delle riforme e degli investimenti. La mancata attuazione di tali impegni potrebbe tradursi in un percorso di aggiustamento più restrittivo e, per gli Stati membri della zona euro, nell'imposizione di sanzioni finanziarie.

Novità in arrivo anche per la Procedura per gli squilibri macroeconomici (PSM) che mira a individuare tempestivamente potenziali rischi macroeconomici, a prevenire l'emergere di squilibri macroeconomici dannosi e a correggere gli squilibri esistenti. Le proposte di riforma della Procedura prevedono, infatti, un dialogo rafforzato tra Commissione e Stati membri al fine di creare una migliore comprensione comune dei problemi individuati e delle politiche necessarie per affrontarli. Ciò dovrebbe tradursi a sua volta in un impegno da parte degli Stati membri a inserire nei rispettivi piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine le riforme e gli investimenti necessari per prevenire o correggere gli squilibri.

Gli orientamenti propongono di aggiornare anche il Quadro di sorveglianza post-programma, che valuta la capacità di rimborso degli Stati membri che hanno beneficiato di programmi di assistenza finanziaria.

Al fine di aumentarne l’incisività e la semplificazione, infatti, vengono fissati obiettivi più chiari. In particolare, la sorveglianza post-programma dovrebbe concentrarsi sulla valutazione della capacità di rimborso, sul monitoraggio dell'attuazione delle riforme non completate e sulla valutazione della necessità di misure correttive alla luce delle preoccupazioni relative alla capacità di rimborso o all'accesso continuo al mercato.

A ciò si aggiunge che l'intensità della sorveglianza post-programma cambierà nel tempo, di pari passo con l'andamento della valutazione del rischio.

Leggi la comunicazione della Commissione europea sulla governance economica

Il contronto tra i 27 sulla riforma del Patto di stabilità UE e la posizione dell'Italia

In occasione dell'Ecofin di febbraio i ministri UE aveva espresso i rispettivi orientamenti politici sui temi generali proposti dalla presidenza svedese, da come garantire un aggiustamento di bilancio specifico per paese mantenendo al contempo la sorveglianza multilaterale ancorata a norme e parametri di bilancio comuni dell'UE, fino al ruolo potenziale di un'analisi basata sul rischio dell'andamento del debito pubblico nell'individuare le sfide specifiche di un paese.

In quell'occasione l'Italia aveva ribadito la necessità di affrontare congiuntamente il tema della revisione della governance economica e quello della modifica delle regole per gli aiuti di Stato nell'ambito del Piano industriale del Green deal. La maggiore flessibilità concessa dal futuro Quadro temporaneo di crisi e transizione, che andrebbe soprattutto a vantaggio dei paesi con finanze più solide, dovrebbe infatti accompagnarsi, secondo il Governo, ad altrettanta flessibilità sia nell'impiego dei fondi europei che relativamente ai percorsi di riduzione del debito, per non bloccare gli investimenti essenziali alla crescita nei paesi più indebitati. Investimenti che, per il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, includono non solo quelli relativi alla “transizione ambientale e digitale”, ma “anche quelli sulla sicurezza e la difesa, viste le nuove sfide comuni, soprattutto in assenza di una capacità fiscale centrale”.

Per approfondire: Verso compromesso tra aiuti di Stato e flessibilità sui fondi europei

Il secondo punto chiave, ribadito da Giorgetti anche in occasione dell'ultimo Ecofin il 14 marzo, riguarda la valorizzazione della responsabilità nazionale, non solo in termini formali ma anche sostanziali: “Condividiamo che venga considerata la situazione specifica di ogni paese, in quanto il percorso di rientro dovrà essere concordato simultaneamente da Stati e Commissione UE”, ha dichiarato. Un approccio ben lontano da quello del ministro delle finanze tedesco, Christian Lindner, secondo cui “le regole di bilancio non sono negoziabili”.

Divisioni che si sono tradotte, nelle conclusioni approvate dai ministri, in un elenco di punti di convergenza, seguito dalla richiesta "di ulteriori chiarimenti e discussioni, anche in ordine ai seguenti ambiti: la definizione della traiettoria della Commissione, i requisiti per gli Stati membri che si ritiene abbiano modesti problemi di debito, tra cui l'eventuale inclusione di una traiettoria di bilancio, la definizione della spesa aggregata, l'adeguatezza e l'assetto di parametri quantitativi comuni a sostegno del quadro riformato, i principi per una proroga del percorso di bilancio, il ruolo delle raccomandazioni specifiche per paese, l'esecuzione dei piani nazionali e gli incentivi per le riforme e gli investimenti". E nell'invito finale alla Commissione, "prima di pubblicare le sue proposte legislative, a tenere conto delle opinioni convergenti degli Stati membri e a continuare a dialogare con gli Stati membri riguardo agli ambiti individuati per ulteriori discussioni".

Ulteriori tappe saranno individuate in sede di Consiglio per arrivare a concludere i lavori legislativi nel 2023.

Leggi le conclusioni dell'Ecofin del 14 marzo 2023

Foto di Gerd Altmann da Pixabay