Idrogeno: l’UE può diventare leader globale. Al via il primo impianto siderurgico green

Idrogeno - Photocredit: European Union, 2014 Source: EC - Audiovisual ServiceLa corsa internazionale all’idrogeno è iniziata e l’Europa ha i numeri per arrivare sul podio globale. Mentre a Bruxelles e nei diversi Paesi UE si definiscono programmi di investimento e progetti concreti, le imprese del settore stanno già scaldando i motori. H2 Green Steel Initiative, con il supporto di EIT InnoEnergy, costruirà il primo impianto siderurgico su larga scala al mondo privo di fossili usando l'idrogeno verde.

Hydrogen Valley: dove si trovano in Italia?

Quel che non manca a Bruxelles è la volontà politica di investire sulla molecola: la direzione è stata indicata a luglio con la strategia europea per l’idrogeno, accompagnata dalla Clean Hydrogen Alliance che riunisce l'intera catena del valore: investitori, partner governativi, istituzionali e industriali. 

La filiera dell’idrogeno verde e blu porterà investimenti per 400 miliardi di dollari da qui al 2035 su scala globale. A dirlo, un’analisi di Rystad Energy, secondo cui gran parte degli investimenti andrà a progetti per sviluppare le infrastrutture e i sistemi di trasporto dell’idrogeno.

Ipotesi avallata anche da uno studio un rapporto di McKinsey-Hydrogen Council, secondo cui l’Europa potrebbe fare la parte del leone in questa corsa per l’idrogeno pulito. Più di 30 paesi hanno tabelle di marcia per l'idrogeno e dei 228 progetti sull'idrogeno su larga scala annunciati lungo la catena del valore, con l'85% situati in Europa, Asia e Australia: il 55% di tali progetti, 126, si trovano nel vecchio continente.

A che punto sono i Paesi europei?

In pole position nella gara all’idrogeno c’è la Germania, che a giugno ha definito la propria strategia che fissa anche un obiettivo di 5 GW di capacità di elettrolisi domestica per l’idrogeno verde prodotto nel Paese entro il 2030 e 10 GW entro il 2040, comprese le capacità di generazione di energia rinnovabile aggiuntive necessarie.

Il focus è sull’impiego della molecola nell’industria (in particolare siderurgica e chimica) e nel trasporto di merci pesanti.

La Francia non è da meno: quasi un terzo del Recovery Plan nazionale sarà destinato a politiche energetiche più verdi e, nello specifico, nello sviluppo di tecnologie per la produzione di idrogeno verde.

Nella sua strategia nazionale dedicata all’idrogeno, la Spagna ha indicato una tabella di marcia per lo sviluppo del settore, con obiettivi a breve e medio termine e valutazioni climatiche dedicate. Obiettivo: 4 GW di elettrolizzatori entro il 2030, pari al 10% della potenza proposta dalla Commissione Europea per l’intera UE.

L’Italia è quasi pronta a lanciare la sua strategia: il 24 novembre il ministero dello Sviluppo economico ha lanciato una consultazione pubblica per limare gli ultimi dettagli.

Centrali nello sviluppo del settore in Europa saranno le cosiddette hydrogen valley. L’Olanda settentrionale, forte delle sue infrastrutture gas e potenzialità eoliche offshore, è decisa a diventare entro la fine del decennio la hydrogen valley d’Europa. Per centrare l’obiettivo,  31 aziende ed enti locali ha lanciato un piano da 9 miliardi per arrivare alla produzione nel 2030 di 100 petajoule (PJ) all’anno di idrogeno (il 75% “green” e il 25% “blue”), abbastanza per coprire oltre un quarto della domanda dell’Europa nord-occidentale.

In Italia, diverse regioni si candidano a diventare hydrogen valley, a partire dalla Sicilia. Un progetto in tal senso è in corso di sviluppo tramite il progetto CheapH2, sovvenzionato tramite i fondi europei di Horizon 2020. Il progetto - coordinato da Meridionale Impianti in collaborazione con Sol Spa e l’Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia “Nicola Giordano” del Cnr - mira allo sviluppo industriale di un sistema compatto di co-generazione di energia elettrica e idrogeno da gas naturale per stazioni di rifornimento. 

Le aziende hanno già scaldato i motori, e fanno richieste precise a Bruxelles

Le Hydrogen Valley europee

A luglio, un gruppo di 11 società che si occupano di infrastrutture del gas ha presentato una proposta per lo sviluppo di infrastrutture per l'idrogeno dell'UE a partire dalle regioni chiave delle energie rinnovabili in Europa, come il Mare del Nord. Secondo la strategia infrastrutturale proposta, entro il 2030 sarà necessario costruire una rete di gasdotti di 6.800 chilometri per facilitare il trasporto, connettendo alcune “hydrogen valley” europee.

Tra queste figura l’italiana Snam, che presentando il piano 2020-2024 a novembre ha ribadito la volontà di puntare molto, sia in termini di investimenti che di partnership tecnologiche, sull’idrogeno.

Renewable Hydrogen Coalition

Per fare dell’Europa il leader mondiale dell’idrogeno verde, le aziende avanzano anche richieste precise a Bruxelles: la “Renewable Hydrogen Coalition”, coalizione creata da WindEurope e SolarPower Europe con il sostegno di Breakthrough Energy, chiede di aumentare il target di 40 GW di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno da rinnovabili al 2030.

Il Vecchio Continente, sostiene un libro bianco presentato in occasione del lancio dell’iniziativa, possiede infatti i principali cluster di domanda con oltre 300 TWh di idrogeno già utilizzato oggi, è la regione con le maggiori ambizioni di decarbonizzazione, è leader nell’innovazione (il 50-60% delle start-up dell’idrogeno globali sono europee), è al primo posto nella produzione di elettrolizzatori con una quota di mercato del 25-30%, detiene il primato nei progetti H2 annunciati (circa 1,3 mln ton di produzione annua) ed è tra i principali mercati delle rinnovabili.

La coalizione, spiega una nota, si propone perciò di costituire una “rete interdisciplinare di alto livello di innovatori, aziende e industrie utilizzatrici” per sviluppare rapidamente una comunità dell’idrogeno da Fer, che presenterà proposte concrete su tracciabilità, infrastrutture, investimenti, market design e incentivi.

E incoraggia i decisori politici a raddoppiare gli sforzi per la ricerca e dimostrazione e la Commissione UE a fissare, nell’ambito delle previste revisioni periodiche della strategie per l’idrogeno, obiettivi al 2030 più ambiziosi, magari considerando target per specifici settori. In questo modo, si darebbe “maggiore chiarezza all’industria”.

Airbus punta sul primo aereo a idrogeno

Airbus è pronta a sviluppare un aereo a idrogeno entro il 2025: un obiettivo molto ambizioso, visti i problemi di costi e stoccaggio che si pongono al momento

La compagnia sta lavorando a tre progetti: un aereo di linea classico, uno a turboelica e un nuovo modello in cui l’ala è fusa con il corpo. Tutti e tre utilizzeranno l’idrogeno sia in particolari turbine a gas, sia nelle celle a combustibile per creare energia elettrica.

Nei prossimi cinque anni Airbus lavorerà ai concept e alle dimostrazioni di volo, nel 2025 deciderà se si tratta di un investimento possibile e fruttuoso. La produzione inizierebbe eventualmente verso il 2028, dato che serviranno circa due anni per individuare i fornitori e scegliere i siti di produzione. Se tutto andrà come previsto,  il primo aereo a idrogeno comincerà a trasportare passeggeri nel 2035.

Per quella data, secondo la compagnia, il costo dell’idrogeno si sarà abbassato al punto da renderlo competitivo con i combustibili fossili e un numero sufficiente di aeroporti si sarà attrezzato per gestire i veicoli alimentati con questo carburante. 

H2 Green Steel Initiative: così l’idrogeno può trasformare l’industria siderurgica europea

L'H2 Green Steel Initiative (H2GS) è il primo progetto di punta del Centro europeo di accelerazione dell'idrogeno verde (EGHAC), guidato da EIT InnoEnergy con il supporto di Breakthrough Energy. L'iniziativa industriale, che mobiliterà investimenti per circa 2,5 miliardi di euro, creando circa 10mila posti di lavoro diretti e indiretti, prevede la creazione di un impianto di idrogeno verde, parte integrante dell'impianto di produzione dell'acciaio nella regione di Boden-Luleå, nel nord della Svezia.

La produzione inizierà nel 2024 e entro il 2030 H2GS avrà una capacità produttiva annuale di cinque milioni di tonnellate di acciaio di alta qualità. 

Un progetto replicabile, sottolinea Diego Pavia, CEO di EIT InnoEnergy, e che potrebbe ispirare quello per l'ex-Ilva di Taranto, che il precedente governo aveva incluso nel Piano nazionale ripresa e resilienza. 

Recovery Plan, i progetti per l’acciaio verde: idrogeno per decarbonizzare l’ex-Ilva