Consiglio europeo: leader UE in cerca di un accordo su Recovery Fund e QFP 2021-27
Il Parlamento europeo darà il suo consenso all'accordo tra i leader UE solo in presenza di un pacchetto ambizioso che tenga insieme il Recovery fund Next Generation EU, il Quadro finanziario pluriennale 2021-27 e la previsione di nuove risorse proprie. Così il presidente dell'Europarlamento, David Sassoli, intervenendo al Consiglio europeo straordinario in corso a Bruxelles.
> Bilancio UE: 1.850 miliardi per QFP 2021-2027 e Recovery Plan
Dopo la riunione interlocutoria del 19 giugno, a partire da oggi, per la prima volta dal febbraio scorso, i capi di Stato e di Governo dell'Unione sono riuniti in presenza a Bruxelles per cercare di raggiungere un accordo sul Recovery fund Next Generation EU e sul Bilancio UE 2021-27.
Strumenti per cui la Commissione europea ha proposto rispettivamente 750 miliardi - di cui 500 miliardi in forma di sovvenzioni e 250 miliardi sotto forma di prestiti - e 1.100 miliardi, facendo seguito alla proposta franco-tedesca di un poderoso piano di ripresa dal Covid, da almeno 500 miliardi, e alle sollecitazioni dell'Italia per una risposta straordinaria dell'UE al Coronavirus.
L'Italia mira a un accordo rapido e di alto profilo, ha sottolineato nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte durante la sua informativa in Parlamento, chiarendo che il sostegno ai paesi più colpiti dalla crisi è anche nell'interesse delle economie più forti, come quelle dei quattro paesi frugali - Danimarca, Austria, Paesi Bassi, Svezia - che criticano dimensione, modalità di finanziamento e governance del Recovery fund. In questa situazione, ha detto Conte incassando l'applauso dell'Aula, o vinciamo tutti o perdiamo tutti.
L'eventuale accordo tra gli Stati membri non rappresenta in ogni caso la fine della partita. Il Parlamento UE, ha spiegato il presidente del PE David Sassoli, nel suo discorso al Consiglio europeo, non è soddisfatto della scatola negoziale proposta dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ed è pronto a mettere il veto se l'intero pacchetto - Recovery fund, QFP e riforma delle risorse proprie – non sarà all'altezza delle aspettative.
Quindi ha richiamato alla responsabilità i leader UE, da cui dipende la possibilità per i cittadini europei di resistere a questa crisi. "Noi rappresentiamo tutti i cittadini europei e la grande maggioranza è composta da quelli che non ce la fanno. Se noi non saremo all'altezza e non risponderemo con coraggio e senso della giustizia a questa moltitudine, che ha il diritto ad un futuro sereno, per sé e per i propri figli, non avremo soltanto un grande problema di costruzione europea, ma di vera e propria tenuta delle istituzioni democratiche", ha avvertito.
Recovery Fund e QFP
La proposta di Bruxelles su Recovery Fund e bilancio UE 2021-27
La proposta presentata il 27 maggio scorso dalla Commissione UE, su incarico del Consiglio europeo, prevede la creazione di un fondo per la ripresa da 750 miliardi, di cui 500 in forma di sovvenzioni e 250 sotto forma di prestiti, denominato Next Generation EU.
Next Generation EU sarà finanziato attraverso prestiti contratti sul mercato dei capitali, tramite un aumento temporaneo massimale delle risorse proprie al 2%, da restituire tra 2028 e 2058.
Tre i pilastri cui fanno riferimento le risorse, che dovranno essere spese entro il 2024:
- supporto agli investimenti pubblici e alle riforme, in cui rientrano i 560 miliardi del Recovery and resilience facility, i 55 miliardi di React EU, il rafforzamento del Just transition fund e i 15 miliardi aggiuntivi per il FEASR, il Fondo europeo agricolo per sviluppo rurale,
- sostegno agli investimenti privati, in cui rientrano il nuovo nuovo meccanismo di sostegno alla solvibilità, il potenziamento di Invest EU e la creazione al suo interno della nuova finestra per gli investimenti strategici,
- lezioni della crisi, cui fanno riferimento il nuovo programma per la salute EU4Health da 9,4 miliardi, i 2 miliardi aggiuntivi per il meccanismo di protezione civile dell'Unione RescEU, il rafforzamento dello strumento per gli aiuti umanitari con 5 miliardi di euro, i 94,4 miliardi per Horizon Europe e il potenziamento dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale fino a 86 miliardi.
Al Recovery fund si collega una revisione del bilancio UE per il settennato 2021-2027 proposto nel 2018, che avrebbe una dotazione di 1.100 miliardi di euro, l'1,12% del reddito nazionale lordo dell'UE a 27, appena sopra la proposta sottoposta ai leader UE dal presidente Michel a febbraio e giudicata eccessiva dai Paesi frugali - Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia - che volevano limitare la spesa complessiva all'1% del RNL dell'UE a 27.
Questi 1.850 miliardi si aggiungono ai 540 miliardi delle misure già concordate - da SURE ai prestiti BEI - e alla modifica dell'attuale Quadro finanziario pluriennale per sbloccare 11,5 miliardi aggiuntivi già nel 2020.
Il risultato, ha spiegato nelle scorse settimane la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, durante un webinar organizzato dal PE, è un bazooka da 2,4 miliardi, un pacchetto che combina sovvenzioni e prestiti e che vede la Commissione contrarre prestiti sui mercati finanziari per sostenere investimenti nei paesi più colpiti dalla crisi sanitaria ed economica dovuta al Coronavirus. Una mossa pionieristica, che va oltre la logica del giusto ritorno e dell'idea che il bilancio UE sia un gioco a somma zero, ha detto.
Convergenza e coesione sono nel dna della proposta della Commissione e che l'obiettivo primario di Bruxelles è evitare che una crisi simmetrica dia origine a una ripresa asimmetrica, con gli Stati membri in grado di destinare maggiori risorse alle rispettive economie avvantaggiati rispetto a quelli che, per motivi di finanza pubblica, non possono sostenere altrettanto generosamente l'attività produttiva delle imprese e la domanda interna.
React EU è il ponte tra le due programmazioni dei fondi europei
Il primo intervento in questo senso è React EU, l'iniziativa che dà seguito alla Coronavirus Response Investment Initiative (CRII) e poi alla Coronavirus Response Investment Initiative Plus per dare risposte immediate alla crisi.
Con 55 miliardi di euro, di cui 50 miliardi dal Next Generation EU e 5 miliardi dalla revisione dell'attuale Quadro finanziario pluriennale, React EU dovrebbe fare da ponte tra la programmazione 2014-2020 e il settennato 2021-2027, costruendo una base solida per la ripresa, garantendo liquidità alle PMI, sostegno per la realizzazione di infrastrutture verdi e digitali e per la creazione e il mantenimento dell'occupazione.
Le risorse di React EU saranno gestite secondo regole molto flessibili, sul modello della CRII, ha detto la commissaria, e in linea con l'intento di non lasciare nessuno indietro saranno assegnate seguendo una chiave di distribuzione dinamica. La Commissione UE infatti non ha previsto allocazioni predefinite, ma la possibilità di intervenire in base al grado di prosperità e alla severità della crisi nei diversi Paesi membri, compreso l'impatto sull'occupazione giovanile.
L'UE post crisi Covid deve essere verde e digitale
Il secondo messaggio chiave, per la Commissione, è che le risorse messe in campo attraverso i diversi strumenti proposti da Bruxelles devono essere investite per sostenere la ripresa e aumentare la resilienza delle economie dei Paesi UE nel quadro della transizione verde e digitale. Per questo l'Esecutivo UE ha proposto anche il potenziamento del Just Transition Fund, il primo pilastro del Just Transition Mechanism, dedicato ad aiutare le regioni più povere dell’UE a muoversi verso un’economia a emissioni zero.
I fondi, però, vanno intesi come uno strumento, la spesa non è un obiettivo in sé. I paesi UE devono sfruttarli per accompagnare le riforme che possono rendere le nostre economie più competitive e forti.
Paesi frugali e gruppo di Visegrad complicano il negoziato
Nonostante tutti concordino sulla necessità di dare risposte a cittadini e imprese in tempi rapidi, la riunione del 19 giugno è stata solo interlocutoria e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha presentato la sua scatola negoziale direttamente in vista del vertice in programma oggi e domani a Bruxelles.
La bozza di conclusioni cerca di mediare tra la richiesta di una risposta forte al Covid, confermando di fatto la proposta della Commissione UE sul Recovery fund, e le resistenze dei Paesi frugali, cui vengono concesse come contropartita la riduzione del Quandro finanziario pluriennale, da 1.100 a 1.073 miliardi di euro, e il mantenimento degli sconti dei contributi al bilancio UE di cui i quattro beneficiano e che l'Unione avrebbe infatti dovuto abolire gradualmente il meccanismo alla luce della Brexit.
Finora Danimarca, Austria, Paesi Bassi, Svezia si sono detti contrari a ogni forma di mutualizzazione del debito, ai finanziamenti a fondo perduto e all'aumento del QFP oltre l'1% dell'RNL dell'UE a 27. La posizione più dura da scalfire sembra essere quella dei Paesi Bassi, critici non solo sull'entità complessiva delle risorse, ma anche sulla modalità di finanziamento, sull'entità dell'aumento del massimale delle risorse proprie, sulla possibilità di introdurre nuove entrate e sui criteri di distribuzione delle risorse tra gli Stati membri. Il premier olandese Mark Rutte, che questa mattina arrivando al Consiglio europeo ha dichiarato di vedere "poco meno del 50% di possibilità di raggiungere un accordo entro domenica" vorrebbe inoltre che i Recovery plan per l'accesso ai fondi UE venissero approvati a maggioranza assoluta dal Consiglio, così da riservarsi potere di veto sui programmi di spesa degli altri Stati membri.
Ci sono poi i Paesi del gruppo Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), che però potrebbero accontentarsi di alcuni correttivi alle proposte della Commissione europea circa i criteri di destinazione delle risorse, in sostanza di una fetta più grande della torta.
Il confronto è ancora aperto anche sul tema della macrocondizionalità economica e sul rafforzamento del legame al semestre europeo e alle riforme strutturali, oltre che sull'introduzione di nuove risorse proprie e sull'opportunità di stanziamenti ulteriori per l'anno 2020.
> Per approfondire: Come si finanziano il Recovery Fund e Bilancio UE 2021-27
Conte, serve accordo entro luglio. Recovery plan Italia entro settembre
Tutti questi temi sono al centro dei negoziati a livello politico che il presidente Michel ha avviato in vista del Consiglio europeo. In questa settimana ho condotto un'intensa attività diplomatica per assicurare sostegno all'economia UE con un Next Generation EU all'altezza delle sfide, ha detto Conte, ribadendo che un compromesso al ribasso non sarebbe accettabile e che non ci sono alternative al porre in essere misure straordinarie.
"La nostra casa comune è in grado di offrire vantaggi per tutti se usciamo dall'ottica negoziale del gioco a somma zero, dobbiamo essere consapevoli che se paesi più in difficoltà dovessero soccombere i più rischi non se ne gioveranno. O vinciamo tutti o perdiamo tutti", ha continuato il premier, con un chiaro riferimento ai paesi frugali. Conte ha anche chiarito che ogni flessibilità dell'Italia sui rebate, "privilegi ormai anacronistici", non può che essere condizionata all'apertura sul Recovery Fund e sul QFP.
Anche per il bilancio UE, infatti, l'Italia, chiede maggiore ambizione, soprattutto per quanto riguarda i due maggiori capitoli di spesa: la PAC e la Politica di Coesione.
Ci sono poi una serie di altre priorità che Roma intende difendere nel negoziato con gli altri Paesi UE: dal finanziamento di Next Generation EU tramite debito comune europeo ai criteri di allocazione, che non devono essere stravolti rispetto alla proposta della Commissione, dalle regole sullo Stato di diritto alle ambizioni in materia di cambiamento climatico. Prioritario poi è il discorso sui tempi di effettiva operatività delle misure: l'Italia chiede di costruire una governance tale da garantire la rapidità degli esborsi e di prevedere una percentuale di prefinanziamento all'atto dell'approvazione dei Piani nazionali di ripresa, che dovranno essere predisposti tra il 15 ottobre 2020 e il 20 aprile 2021 per accedere alle risorse del Recovery Fund.
Secondo le simulazioni riportate da diverse fonti, tra cui Confindustria, ma non confermate dalla Commissione europea, l'Italia sarebbe il primo beneficiario di Next Generation EU con 172 miliardi di euro, di cui 80,4 miliardi di sovvenzioni e 90,9 miliardi di prestiti. L'intenzione del Governo, ha anticipato Conte, è quella di presentare il Recovery plan già per settembre, in collegamento con il lavoro per la nota di aggiornamento al DEF in vista della legge di Bilancio. Saremo i primi a presentare il Piano di ripresa e resilienza, perché è nostro interesse farlo, ha aggiunto.
Sassoli, Parlamento UE pronto a veto senza pacchetto ambizioso
Il PE, da parte sua, non è disposto a rinunciare alle proprie prerogative e ad accontentarsi di un compromesso al ribasso sotto la pressione dei tempi stretti. Un eventuale accordo in Consiglio non sarebbe definitivo: il Parlamento europeo avrà infatti l'ultima parola prima che il bilancio a lungo termine 2021-27 possa entrare in vigore ed è deciso a sfruttare questa leva per ottenere che tutto il pacchetto - QFP, Recovery fund e riforma delle risorse proprie - sia adeguato sia alle sfide determinate dalla pandemia che agli obiettivi di lungo termine dell'Unione.
In questo senso, non convince la scatola negoziale preparata dal presidente Michel, che riduce il Quadro finanziario pluriennale a 1.073 miliardi: i 1.100 miliardi proposti dalla presidente Ursula Von Der Leyen, rappresentano infatti già un taglio di 35 miliardi rispetto alla versione di maggio 2018, tra l'altro riducendo di 25 miliardi programmi chiave come Erasmus Plus, Digital Europe, Horizon Europe e i fondi UE per la gestione dei flussi migratori.
"Perché vi sia ripresa non è possibile agire senza garanzie di finanziamento costanti e a lungo termine. Questa è una condizione fondamentale per il Parlamento", ha detto Sassoli.
Inoltre, il PE si aspetta nuove risorse proprie, come una tassa digitale o una basata sul sistema di scambio delle quote di emissione (ETS), per evitare che i cittadini debbano rimborsare il debito contratto per la ripresa. La bozza di conclusioni proposta da Michel, invece, rinvia ogni decisione sull'argomento a un momento successivo, senza alcun impegno per gli Stati membri.
Serve inoltre una verifica democratica sui nuovi strumenti: "sarebbe inimmaginabile che un’Europa che ha deciso una risposta comune alla crisi escluda il Parlamento. Sarebbe un grave errore compiere un passo indietro rispetto a tutte le riforme della governance economica attuate in Europa dopo l'ultima crisi finanziaria", ha proseguito il numero uno del PE.
> Recovery Fund: Parlamento UE sia il garante della democraticita'
C'è poi il tema del rispetto dello stato di diritto quale condizione vincolante per ricevere i finanziamenti UE nell'ambito del prossimo QFP, ipotesi contenuta nella proposta della Commissione di maggio 2018. Nel mandato negoziale gli eurodeputati hanno concordando in linea di principio con l'istituzione del meccanismo, ma hanno chiesto che i beneficiari finali dei fondi europei siano tutelati e che il Parlamento sia coinvolto nel processo decisionale sulla sospensione o riduzione dei pagamenti in caso di carenze generalizzate per quanto riguarda lo stato di diritto.
La preoccupazione del PE è che lo stato di diritto diventi merce di scambio per facilitare un accordo con i paesi del gruppo di Visegrad, che potrebbero barattare il loro consenso al Recovery fund con l'affossamento del meccanismo che rischia di comprometterne l'accesso ai fondi della Coesione, di cui sono tra i maggiori beneficiari.
"Non riduciamo l’Unione europea ad un distributore automatico di soldi", ha detto Sassoli intervendo al Vertice. Il Parlamento dà una grande importanza alla buona gestione delle risorse comuni e al tempo stesso al rispetto dei principi dello stato di diritto. Non è una opzione: solidarietà e benefici del mercato comune vanno di pari passo con il rispetto dei nostri valori".