Il riscatto delle donne sull'orlo di una crisi economica

ComeCopertina Libro trasformare una debolezza in un punto di forza, come fare della crisi economica un momento di riflessione costruttiva. Come risparmiare, razionalizzare e ripartire. S'intitola "Donne sull'orlo della crisi economica" questa interessante novità editoriale dedicata alle innumerevoli sfumature dell'universo femminile. Un saggio dalla lettura scorrevole e lineare scritto a quattro mani da Giada Vercelli e Monica D'Ascenzo,  giornaliste professioniste specializzate nel settore economico.  

Proprio con Giada Vercelli, che da anni lavora come reporter tra Wall Street e la City, abbiamo deciso di approfondire alcuni aspetti di questo saggio utile, a tratti divertente, in cui molte di noi potrebbero ritrovarsi senza troppe difficoltà.

Giada Vercelli, autrice del libroGiada, leggendo il libro è possibile intravedere uno dei tanti "messaggi" che vi sono racchiusi, vale a dire che una spiccata sensibilità letteraria, cinematografica e musicale può aiutarci ad affrontare la realtà e ad individuarne inedite chiavi di lettura. Può ripercorrere sinteticamente le citazioni più significative che ha deciso di inserire nel testo?
Abbiamo voluto incentivare a girare le pagine del libro regalando con una lettura di secondo livello. Nel testo sono nascosti indizi di citazioni celebri, titoli di libri, opere d'arte, canzoni, ma anche ricette culinarie e riferimenti alla cultura nazionalpopolare. Scovarli regala un piccola soddisfazione, una tessera del mosaico della fiducia che vogliamo che le donne trovino in se stesse. Personalmente, mi hanno divertita i riferimenti enologici e gastronomici, le citazioni più rivelatrici sono quelle sui danni causati dal fatto di dipendere dagli altri, di due figure di riferimento del movimento femminista internazionale, Patricia Meyer Spacks e Marion Woodman. La più esilarante quella della commediografa Jenn Kerr, secondo cui il problema di avere dei figli è che poi ce l'hai davvero!

Lei vive da tanti anni a Londra ed è una profonda conoscitrice del mondo anglosassone. Pur correndo il rischio di cadere nelle generalizzazioni, secondo lei qual è la principale differenza - nei comportamenti, nell'indole e negli obiettivi- tra le lavoratrici italiane e le colleghe nel resto del mondo?
Non sono certa di conoscere le dinamiche del mondo del lavoro italiano sufficientemente per fare un paragone. Mi sono però confrontata quotidianamente con colleghi di ogni nazionalità, anche italiani. Mi pare che il livello di stress nei contesti professionali italiani sia più elevato che nei paesi anglosassoni, il che non significa necessariamente che la produttività sia maggiore. In America conta il risultato, come lo ottieni è affar tuo. 


I capitoli in cui il libro è suddiviso sono corredati da test semplici e divertenti ad uso e consumo delle lettrici. Può motivare questa scelta?
Con la mia coautrice abbiamo concordato che fosse essenziale accompagnare la lettrice in un percorso alla fine del quale speriamo, senza velleità, possa aver conquistato un po' più di consapevolezza dei propri punti di forza e di sicurezza in come farli fruttare. I test sono un modo accattivante per trovare il tempo di fermarsi a riflettere su se stesse e su cosa si sta facendo del proprio tempo e delle proprie risorse, senza prendersi troppo sul serio, ma con un occhio alla profittabilità delle proprie scelte.
 
Perchè le donne italiane normalmente continuano a delegare "gli affari di soldi" come i fondi pensione, la polizza assicurativa, i conti di casa e la gestione dei mutui ai loro uomini?
Abbiamo cercato di dare diverse spiegazioni al fenomeno, confermando quanto ci aspettavamo: non è che biologicamente le donne siano amministratici di serie B, anzi si ritrovano a gestire il menage familiare, senza pero' avere voce in capitolo nelle decisioni che vengono prese a monte, quelle che garantiscono la solidità del gruzzolo.
Ci siamo accorte che il problema è culturale: le bambine sin da piccole non sono incentivate a trattare l'argomento economico. Se è sempre il papà a mettere mano al portafoglio, se ricevono una paghetta inferiore o meno costantemente dei fratelli, il messaggio che passa sotto traccia è che le donne non si occupano di soldi. Vi rimando al libro per i dati Istat allarmanti sul "gap salariale" che inizia con la paghetta della prima infanzia fra i bimbi e le bimbe italiani...
 
Un intero capitolo è dedicato all'annoso problema dell'acquisto casa. Ritiene che il "mattone" sia (ancora) necessario per fare la felicità di una donna, di una coppia, di una famiglia? Questo "sogno" (per molti proibito o fonte di indebitamenti) esercita ancora il fascino di un tempo?
Ci siamo prefisse l'obiettivo di far passare il messaggio che non esistono ricette garantite per raggiungere la solidità finanziaria. Ogni donna ha la sua storia, le proprie scale di valori, i propri obiettivi, come è vero che ognuna di noi si sente appagata da cose diverse e trova la propria felicità in dimensioni diverse. Per questo cerchiamo di guidare la lettrice in un percorso che le chiarisca idee su cosa sia meglio per lei. Alla fine dei questionari, si capisce se per sè sia meglio affittare o comprare casa, e nel secondo caso che tipo di mutuo scegliere.

Uno dei temi centrali di questo saggio è la sfavorevole congiuntura economica. Personalmente ha risentito della crisi, ad esempio sul piano lavorativo? Se sì, in che modo ha saputo affrontarla?
La crisi si è portata via un obiettivo professionale unico che ho costruito da zero, a partire dall'idea originale fino a tutti i dettagli tecnici della sua realizzazione. Tuttavia ho voluto cogliere lo tsunami che mi ha travolta come un'opportunità per reinventarmi un ruolo. Non subirla passivamente consumandomi nel vittimismo, ma condividere con chi ha la pazienza di leggermi la mia esperienza, per trovare insieme il modo di vedere il lato rosa in ogni situazione che la vita ci presenta. Scrivere questo libro è stato un processo quasi catartico per me, che mi ha aiutata a metabolizzare un rovescio doloroso e ingiusto E se prima intervistavo soltanto, adesso vengo anche intervistata!

Oltre alle opportune osservazioni che ha fatto sul tenore da mantenere durante il colloquio di lavoro (puntualità, sorrisi, stretta di mano), non conviene anche lei sulla chiusura e sulla scarsa mobilità del mercato del lavoro italiano, spesso asfittico, talvolta caratterizzato da logiche opache e poco meritocratiche? Tale osservazione ovviamente nel raffronto con lo scenario internazionale. In caso contrario, può motivare la risposta?
Credo che ogni sistema economico abbia i propri pregi e difetti, e la sua efficienza non si traduce in maniera direttamente proporzionale nella felicità dei singoli che lo compongono. La chiave è approfittare dei primi e saper girare a proprio vantaggio i secondi. La differenza fmaggiore fra Usa ed Europa sta negli ammortizzatori sociali che rappresentano una rete di supporto molto importante in Europa, al punto che gli effetti della crisi non arrivano ad essere  crudi e drammatici come quelli vissuti negli Usa. è pure vero però che gli stessi ammortizzatori rappresentano una resistenza fortissima al recupero, quindi la ripresa in Usa è più facile e rapida che in Europa. Si ha più probabilità di perdere il lavoro in America, ma, fatta salva la contingenza di questa ultima crisi di portata storica, una donna incinta puo' essere  rapidamente riassunta. Cosa che difficilmente accade nella realtà  italiana.

Quale consiglio darebbe alle giovani lavoratrici che si sono affacciate per la prima volta sul mercato proprio in concomitanza con la crisi?
Non sono nella posizione di dare consigli. Credo pero' che la crisi sia stata un pretesto per molti per ridurre i costi. In linea generale, e non solo sul fronte professionale, mi sentirei di dire di non svendersi.

La femminilità può essere un'arma. Speghiamo meglio questo concetto, più volte riaffermato nel libro.
Attenzione all'accezione del termine. Le armi segrete delle donne sono quelle che consentono loro di gestire le sfide della vita professionale e familiare con il sorriso sulle labbra, oltre che il rossetto. Ginger Roger faceva gli stessi passi di Fred Astaire ma all'indietro e sui tacchi. Usiamo queste abilità per farci valere nella vita fuori dalle mura domestiche.

Al contrario di tanti pamphlet che appronfondiscono aspetti ricorrenti, ma purtroppo difficili della maternità (solitudine, depressione, ansie), questo libro punta invece sull'ottimismo e sulla capacità delle mamme (o future tali) di affrontare la loro condizione con gioia e concretezza.
Certo, perchè il fatto di essere mamma attribuisce un potere arcaico, oscuro e travolgente a una donna. Ma nel terzo millennio anche chi non è mamma ha i mezzi per pescare nel profondo della propria femminilità per sentirsi appagata. Tutte noi possiamo farcela se la smettiamo con l'autonalisi esasperante che alimenta insicurezze e impariamo ad agire, senza procrastinare. Un piccolo risultato, anche il minimo obiettivo raggiunto regala più soddisfazione e sicurezza di mille complmienti.

Le quote rosa rappresentano un falso problema? Quale può essere in Italia una valida alternativa ad esse?
Rappresentano un falso problema se si considera il suo impatto sui grandi numeri, visto che l'introduzione prevista da almeno tre dei 4 decreti legge proposti riguardano solo l'accesso delle donne nei CDA delle società quotate in Borsa.
Rappresentano però una battaglia di principio che può servire a sollevare l'attenzione sulla scarsa rappresentazione delle donne, che sono almeno la metà della popolazione mondiale, nel mondo del lavoro qualificato. Provengo da un contesto culturale, quello di Wall Street, dove il concetto di qr non solo non è accettabile, è  risibile. Ma in America la donna è percepita diversamente. è stato calcolato in Norvegia, dove è obbligatoria la presenza nei cda di un 40% di donne, che per raggiungere il 44% attuale senza l'implementazione della legge ad hoc, ci sarebbero voluti 100 anni. Forse è un modo per avanzare i tempi, una misura che non può essere definitiva, perchè rischia di essere incostituzionale, ma può essere considerata temporaneamente e poi sollevata quando la cultura d'impresa sarà cambiata.
(Alessandra Flora)