Infrastrutture rurali - PSR Sicilia, rapporto costi-benefici insufficiente

Secondo la Corte dei Conti Ue il rapporto costi-benefici nell'uso di fondi FEASR per le infrastrutture rurali può essere decisamente migliorato

Irrigation - Photo credit: judy_and_ed via Foter.com / CC BY-NC

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La Corte dei Conti europea ha pubblicato una relazione in materia di rapporto costi-benefici nell'uso dei finanziamenti Ue per le infrastrutture rurali.

Per la stesura del decumento, la Corte ha portato avanti, tra novembre 2014 e giugno 2015, un'attività di audit sulla concezione e l’attuazione delle misure infrastrutturali a valere sui Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 in cinque Stati membri, selezionati sulla base della rilevanza degli importi assegnati. In particolare, l'analisi ha riguardato la Sicilia (Italia), la Sassonia (Germania), l'Estremadura (Spagna), la Polonia e la Romania

La conclusione generale a cui la Corte è giunta alla fine del lavoro di analisi è che, tramite il sostegno agli investimenti per le infrastrutture rurali, gli Stati membri e la Commissione europea hanno conseguito un rapporto costi-benefici che “può essere significativamente migliorato”.

L’audit si è concentrato sugli investimenti infrastrutturali finanziati nel quadro di quattro misure del PSR 2007-2013. Nello specifico:

  • Misura 125 - Infrastrutture connesse allo sviluppo e all'adeguamento dell'agricoltura e della silvicoltura,
  • Misura 321 - Servizi essenziali alle persone che vivono nei territori rurali,
  • Misura 322 - Sviluppo e rinnovamento dei villaggi rurali,
  • Misura 323 - Sviluppo, tutela e riqualificazione del patrimonio rurale.

Per quanto riguarda la tipologia dei progetti, il focus dell'audit ha riguardato le categorie progettuali principali finanziate dalle misure in questione, ovvero:

  • strade rurali,
  • infrastrutture per la gestione delle risorse idriche,
  • infrastrutture socio-culturali.

Sulla base dei risultati raggiunti, la Corte dei Conti ha elaborato una serie di osservazioni.

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Sulla base dei casi analizzati la Corte dei Conti ha riscontrato che gli Stati membri:

  • non sempre hanno chiaramente giustificato la necessità di fondi Ue per lo sviluppo rurale,
  • hanno più volte utilizzato fondi del PSR per progetti che già avevano accesso ad altri fondi.

Del secondo punto viene riportato un esempio relativo alla Sicilia. Nell'Isola, si legge, uno dei progetti analizzati “riguardante infrastrutture pubbliche di approvvigionamento idrico” era già stato incluso nel piano di investimenti del beneficiario prima della presentazione della domanda per il sostegno del PSR e, di conseguenza, doveva essere “finanziato tramite le risorse proprie del beneficiario”. E invece il progetto ha ottenuto l’approvazione per ricevere il finanziamento del Programma di sviluppo rurale.

Parallelamente, si legge ancora, un altro progetto per infrastrutture idriche aveva già ottenuto l’approvazione per il finanziamento nel quadro del Piano Irriguo Nazionale quando è stato approvato anche nell’ambito del PSR. In questo secondo caso l’approvazione ai fini del contributo dello sviluppo rurale è stata poi revocata. In ogni caso, entrambi gli esempi evidenziano che “i fondi vengono utilizzati in modo intercambiabile” e che, probabilmente, “alcuni progetti sarebbero stati attuati anche senza il finanziamento dei PSR”. Altri esempi, sempre relativi alla Sicilia, dimostrano, secondo la Corte, che non sono state promosse attivamente azioni complementari a quelle finanziate con fondi del PSR, con conseguente inefficacia finale dell'intervento.

Nell'ottica di ottenere risultati migliori con la programmazione 2014-2020, “per poter raggiungere un rapporto costi-benefici ottimale”, afferma la Corte, gli Stati membri dovrebbero “identificare le esigenze in termini di sviluppo rurale e, tra queste, le priorità principali”. Dopo aver valutato gli interventi da finanziare con i diversi fondi, i Paesi dovrebbero poi “individuare strategicamente i fondi più adatti a far fronte alle esigenze e, di conseguenza, coordinarne l’utilizzo”.

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Seconda osservazione: efficacia limitata rispetto ai costi delle misure attuate

La Corte dei Conti Ue ha inoltre riscontrato in alcuni casi:

  • criteri di ammissibilità e/o di selezione non coerenti con gli obiettivi del PSR e con i bisogni delle zone rurali,
  • controlli sulla ragionevolezza dei costi e sulle procedure di appalto pubblico non sufficienti a limitare in modo efficace il rischio di un costo eccessivo dei progetti,
  • notevoli ritardi nei processi amministrativi, con conseguenti impatti su efficienza ed efficacia delle misure.

Relativamente al primo punto, l'esempio della Sicilia riguarda la Misura 125. I progetti finanziati in tale quadro “dovrebbero favorire il ripristino delle strade poderali esistenti”, spiega la Corte. Invece, “i criteri di ammissibilità stabiliti nell’invito a presentare proposte disponevano che un massimo del 40% dei costi ammissibili del progetto venisse speso per le attività di ripristino, e che il restante 60% fosse speso per la costruzione di nuove strade”. Ciò ha condotto al finanziamento di progetti che non rispondevano ai bisogni delle zone rurali individuati nel PSR 2007-2013.

Sul secondo punto, in Sicilia la Corte ha riscontrato che, a volte, le procedure di appalti pubblici hanno ostacolato la trasparenza, la concorrenza leale e la ragionevolezza dei costi. Sull'Isola, si legge, “i contratti per lavori pubblici sono stati aggiudicati tramite procedure di gara la cui metodologia ha portato all’esclusione automatica delle offerte più basse, ignorate in quanto definite anormali senza essere ulteriormente esaminate”. Ciò ha impedito la selezione dell’offerta più economica e, in generale, non ha incentivato gli offerenti a proporre il prezzo più basso.

In vista del conseguimento di un rapporto costi-benefici ottimale, consiglia la Corte in questo caso, i Paesi Ue dovrebbero:

  • applicare metodi di selezione che diano la priorità ai progetti più efficienti in termini di costi,
  • garantire la ragionevolezza dei costi prima di approvare le domande di sovvenzione e pagamento;
  • assicurarsi che i proponenti abbiano dimostrato la potenziale sostenibilità dei progetti,
  • prevedere procedure amministrative che permettano la realizzazione dei progetti in un arco di tempo ragionevole.

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Terza osservazione: sistemi di monitoraggio e valutazione inadeguati

L'ultimo appunto della Corte riguarda le procedure di monitoraggio e valutazione, che spesso non sono state in grado di fornire informazioni adeguate sui risultati dei progetti.

In alcuni dei casi esaminati in Sicilia e in Estremadura, ad esempio, i progetti esaminati hanno prodotto le “realizzazioni fisiche previste”, ma non sono state rese disponibili “informazioni attendibili sui risultati dei progetti”. In entrambe le regioni, continua l'analisi della Corte, “le autorità non hanno raccolto dati sui risultati dei singoli progetti”. In seguito a specifica richiesta da parte degli auditor, si legge ancora, solo alcuni dei beneficiari esaminati in Sicilia e in Estremadura “sono riusciti a fornire alcuni dati quantificati sui risultati”.

Sebbene la Commissione europea abbia già incoraggiato gli Stati membri a “migliorare il monitoraggio e la valutazione dei progetti”, conclude la sua osservazione la Corte, “è possibile che, nel periodo di programmazione 2014-2020, persistano alcune debolezze” in materia.  

Relazione speciale: I finanziamenti dell’UE per le infrastrutture rurali

Photo credit: judy_and_ed via Foter.com / CC BY-NC