Previsioni economiche d’autunno: graduale ripresa, ma pesa l’incognita Trump

Photographer: Mauro Bottaro, Photo credit: European Union, 2018 - EC - Audiovisual ServiceDopo un lungo periodo di stagnazione, l'economia UE torna lentamente a crescere mentre prosegue il processo di disinflazione. Sul tavolo pesano però le incognite geopolitiche, incluso il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Univoco il richiamo a rafforzare la competitività, alla realizzazione dei PNRR e delle riforme.

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È questo, in buona sostanza, il contenuto che emerge dalle previsioni economiche d’autunno 2024 rilasciate oggi. Un quadro a luci ed ombre dove, ad una serie di indicatori positivi come l’aumento (comunque timido) della crescita o la disoccupazione che continua a mantenersi bassa, si affiancano ombre provenienti sia dall’interno, sia dall’esterno dove il quadro geopolitico rimane preoccupante.

In tale contesto, dalla Commissione (uscente) arrivano richiami all’unità, alla realizzazione ormai non più prorogabile di riforme e di scelte coraggiose e anche all’attuazione senza indugi dei PNRR da parte degli Stati membri.

Cosa dicono le previsioni economico d’autunno 2024?

Partendo dai numeri, le previsioni d'autunno della Commissione europea confermano una crescita del PIL nel 2024 nella zona euro pari allo 0,8% nella zona euro, come anticipato a inizio ottobre dal Commissionario all’economia, Paolo Gentiloni. Quella dell’area UE, invece, è segnata allo 0,9%.

L'attività economica dovrebbe quindi accelerare nel 2025 e raggiungere l'1,5% nell'UE e l'1,3% nella zona euro, per poi salire ancora rispettivamente all'1,8% e all'1,6% nel 2026.

Nella zona euro ci si attende un'inflazione complessiva più che dimezzata: dal 5,4% del 2023 passerà al 2,4% nel 2024, per poi scendere più gradualmente al 2,1% nel 2025 e all'1,9% nel 2026. Nell'UE si prospetta una disinflazione ancora più pronunciata. L'inflazione complessiva, pari al 6,4% nel 2023, scenderà al 2,6% nel 2024, al 2,4% nel 2025 e al 2,0% nel 2026.

Per quanto concerne i consumi, da un lato va segnalata la crescita dell'occupazione e dalla ripresa dei salari reali che hanno avuto effetti positivi sul reddito netto. Fattori che generalmente incidono in maniera positiva sui consumi delle famiglie che, invece, sono rimasti modesti a causa del costo della vita ancora alto e della maggiore incertezza causata dall'esposizione ripetuta a shock estremi. Dati che, insieme agli incentivi finanziari al risparmio in un contesto di tassi di interesse elevati, hanno indotto le famiglie a risparmiare una quota crescente del loro reddito. Da Bruxelles, però, si parla di un “freno ai consumi che si sta allentando” e che, insieme al graduale aumento del potere d'acquisto dei salari e alla diminuzione dei tassi di interesse, dovrebbe portare ad una loro espansione.

In merito agli investimenti, va segnalato come nella prima metà del 2024 essi abbiano registrato una contrazione profonda e generalizzata nella maggior parte degli Stati membri e delle categorie di attività. Tuttavia, anche per loro Bruxelles prospetta un futuro più roseo caratterizzato da una loro crescita favorita da solidi bilanci societari, dalla ripresa degli utili e dal miglioramento delle condizioni di credito. A remare a favore anche i PNRR e gli altri fondi dell'UE che daranno impulso agli investimenti pubblici nel periodo oggetto delle previsioni, sottolineano da Bruxelles.

“Nel complesso - quindi - si prevede che la domanda interna stimolerà la crescita economica nei prossimi anni. Poiché nel 2025 e nel 2026 le esportazioni e le importazioni dovrebbero crescere sostanzialmente allo stesso ritmo, il commercio netto darà un contributo neutro alla crescita”.

Altri fattori positivi sono poi il processo di disinflazione che continua a manifestarsi, grazie soprattutto alla diminuzione dei prezzi dell'energia, nonché un mercato del lavoro che rimane forte, con un tasso di disoccupazione ai minimi storici (ad ottobre ha raggiunto il 5,9%, un nuovo minimo storico). L'occupazione nell'UE, infatti, dovrebbe continuare a crescere, sebbene a un ritmo più lento, dallo 0,8% del 2024 (0,9% nella zona euro) allo 0,5% nel 2026 (0,6% nella zona euro).

Infine, c’è il fronte dei conti pubblici dove, grazie al ritorno in vigore del Patto di stabilità, si prospettano previsioni di risanamento di bilancio. In particolare le previsioni indicano che il disavanzo delle amministrazioni pubbliche dell'UE diminuirà di circa 0,4 punti percentuali, arrivando al 3,1% del PIL nel 2024, e al 3,0% nel 2025, fino a raggiungere il 2,9% nel 2026 grazie all'andamento economico positivo. Nella zona euro è attesa una diminuzione dal 3,0% nel 2024 al 2,9% nel 2025 e al 2,8% nel 2026.

Secondo le proiezioni, tuttavia, il rapporto debito/PIL aggregato dell'UE aumenterà: dall'82,1% del 2023 passerà all'83,4% nel 2026. L'aumento arriva dopo un calo di quasi 10 punti percentuali tra il 2020 e il 2023 e rispecchia gli effetti di disavanzi primari ancora elevati e dell'aumento della spesa per interessi, non più compensati da una forte crescita del PIL nominale a fronte della minore inflazione. Nella zona euro si prospetta un aumento del debito pubblico dall'88,9% del PIL nel 2023 al 90% nel 2026.

Previsioni di crescita: i fattori che pongono incertezza

Sul quadro complessivo gravano, però, fattori di instabilità che provengono anzitutto dall’esterno. Il protrarsi della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina e l'intensificarsi del conflitto in Medio Oriente alimentano i rischi geopolitici e continuano a minacciare la sicurezza energetica europea. 

A queste si accompagna un ulteriore aumento delle misure protezionistiche da parte dei partner commerciali che potrebbe destabilizzare il commercio mondiale, con ripercussioni sull'economia altamente aperta dell'UE. Il riferimento è, ovviamente, agli Stati Uniti di Donald Trump che - sulla scia di quanto già fatto nel suo primo mandato - potrebbe tornare a instaurare dazi nei confronti dei prodotti europei.

Una serie di dubbi arrivano però anche dal fronte interno, dove le incertezze politiche e le sfide strutturali nel settore manifatturiero potrebbero determinare nuove perdite di competitività e gravare sulla crescita e sul mercato del lavoro. Inoltre i ritardi nell'attuazione dei PNRR a o un impatto più forte del previsto del risanamento di bilancio potrebbero frenare ulteriormente la ripresa della crescita. Infine, le recenti inondazioni in Spagna sono un esempio di quanto catastrofi naturali sempre più frequenti e più gravi possano avere conseguenze drammatiche non solo per l'ambiente e le persone colpite, ma anche per l'economia, scrivono da Bruxelles.

I dati sono stati commentati sia dal vicepresidente esecutivo per un'economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, sia dal commissario per l'Economia, Paolo Gentiloni. Entrambi - pur sottolineando i dati positivi contenuti nelle previsioni - sottolineano comunque “l'elevata incertezza geopolitica e i molti rischi che caratterizzano il contesto attuale” che non permettono di “adagiarci sugli allori”, ha dichiarato Dombrovskis. “Dobbiamo affrontare le sfide strutturali di lunga data, aumentare la produttività e fare in modo che l'economia dell'Unione europea rimanga competitiva a livello globale. Gli Stati membri devono realizzare tutte le riforme e gli investimenti dei loro piani per la ripresa e la resilienza e ridurre i livelli del debito pubblico in linea con le nuove norme di bilancio”, ha quindi aggiunto il vicepresidente esecutivo. Dello stesso tono anche Gentiloni che sollecita “gli Stati membri a trovare un equilibrio tra la necessità di ridurre il livello di debito e il sostegno alla crescita, aiutati dal nuovo quadro di governance economica e dalla prosecuzione dell'attuazione di NextGenerationEU. Guardando al futuro, rafforzare la nostra competitività attraverso investimenti e riforme è fondamentale per stimolare la crescita potenziale e affrontare i crescenti rischi geopolitici”.

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