Energia – proposte Ue per sicurezza approvvigionamenti
Le misure per garantire gli approvvigionamenti di gas nel nuovo pacchetto presentato dalla Commissione Ue nell'ambito dell'Unione dell'energia
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La Commissione europea ha presentato la scorsa settimana un pacchetto in materia di sicurezza e sostenibilità energetica, fra i pilastri dell'Unione dell'energia, la strategia Ue per costruire un sistema energetico integrato a livello Ue che permetta la sicurezza degli approvvigionamenti, la riduzione delle emissioni e la competitività delle imprese.
Obiettivo del pacchetto, articolato in quattro punti, è dotare l'Ue degli strumenti necessari per affrontare la transizione energetica globale e fronteggiare possibili crisi energetiche. Fondamentale in tal senso, la sicurezza degli approvvigionamenti.
Regolamento sulla sicurezza dell'approvvigionamento di gas
Componente centrale del mix energetico dell'Ue, il gas svolge un ruolo determinante nella transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, l'attuale dipendenza esterna impone che l'Ue aumenti la resilienza dei suoi mercati qualora debba far fronte a eventuali interruzioni delle forniture.
Gas: i numeri dell'Ue
Il gas rappresenta circa un quarto del consumo totale di energia dell'Unione. La domanda di gas nell'Ue è attualmente pari a circa 400 miliardi di metri cubi e tale scenario dovrebbe rimanere relativamente stabile nei prossimi anni.
La produzione domestica di gas rappresenta il 34% del consumo interno lordo nel 2013: sono Paesi Bassi (47%) e Regno Unito (25%) i maggiori produttori di gas naturale nell'Ue, seguiti da Germania (6,7%) e Romania (6,5%).
Più elevati, e in aumento, i livelli di importazione di gas nell'Ue: circa il 65% nel 2013, contro il 43,3% nel 1995. Nel 2013, circa il 39% del gas importato proveniva dalla Russia, il 30% dalla Norvegia e il 13% dall'Algeria. La dipendenza da fonti esterne, in primo luogo da Mosca, è la molla alla base del regolamento in questione e fra i punti chiave dell'Unione dell'energia.
Le novità proposte da Bruxelles
Tre le novità introdotte dal regolamento:
- il principio di solidarietà, in base al quale, in caso di grave crisi negli approvvigionamenti, gli Stati membri contribuiranno a garantire ai Paesi confinanti le forniture di gas per famiglie e servizi sociali essenziali, quali i servizi di assistenza sanitaria e di sicurezza;
- il passaggio da un approccio nazionale a uno regionale nella definizione delle misure di sicurezza dell'approvvigionamento. Un cambio di passo necessario per garantire coordinamento tra gli Stati membri, una valutazione più accurata dei rischi comuni, delle possibili crisi e delle risorse disponibili;
- il rafforzamento della cooperazione con i Paesi vicini, che fanno parte della Comunità energetica (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Kosovo, Moldavia, Montenegro, Serbia e Ucraina), atto a prevenire e affrontare le eventuali crisi energetiche;
- l'introduzione di misure supplementari volte ad assicurare trasparenza nei contratti riguardanti la sicurezza degli approvvigionamenti, che dovranno essere automaticamente notificati dalle società alla Commissione europea.
Cosa cambia per imprese e Stati membri?
I Paesi dovranno:
- mettere a punto valutazioni dei rischi, piani d'azione preventivi e piani di emergenza a livello regionale, da aggiornare ogni quattro anni;
- concordare le modalità tecniche, legali e finanziarie di applicazione del principio di solidarietà, da includere nei piani di emergenza;
- prendere decisioni comuni in merito ai progetti di reverse flow, che permettono di avere flussi di gas bidirezionali, coinvolgendo anche gli Stati membri potenzialmente coinvolti lungo il corridoio di approvvigionamento. In circostanze debitamente giustificate, inoltre, gli Stati membri possono richiedere alle società fornitrici di gas naturale di mettere a disposizione informazioni complementari prima che si verifichino potenziali situazioni di emergenza, al fine di valutare la situazione in materia di sicurezza dell'approvvigionamento a livello nazionale, regionale o europeo.
Quanto ai fornitori di gas naturale, il regolamento impone loro di comunicare agli Stati membri e alla Commissione le informazioni relative ai contratti riguardanti la sicurezza degli approvvigionamenti.
Priorità: prevenire e fronteggiare le crisi del gas
Nel testo del regolamento l'Ucraina non viene menzionata, ma è evidente che l'obiettivo prioritario è proprio evitare che la crisi tra Mosca e Kiev si ripeta. Prevenire le crisi del gas, dunque, ma anche prepararsi ad affrontarle, stavolta in maniera adeguata. Del resto, la crisi ucraina è cosa recente, i cui riflessi sull'economia europea – oltre che sui delicati equilibri geopolitici – si fanno sentire.
La Commissione propone dunque un approccio su tre livelli, che coinvolga in primo luogo le imprese del settore, gli Stati membri (sia a livello nazionale che regionale) e, infine, l'Unione europea.
In primis, si tratta di consentire alle società del settore di ricorrere a meccanismi di mercato il più a lungo possibile. Nel momento in cui il mercato non è in grado di far fronte a un'interruzione delle forniture di gas, scattano i piani di emergenza messi a punto dagli Stati membri. Quindi, se la situazione si deteriora ulteriormente fino a mettere in pericolo le forniture di gas per le famiglie e servizi sociali essenziali, a quel punto scatta il principio di solidarietà, che prevede la priorità assoluta nella fornitura di gas ai consumatori protetti.
In caso di emergenza estesa a livello regionale o Ue, la Commissione si assicurerà di ottenere informazioni a tempo debito, attraverso le riunioni del gruppo di coordinamento per il gas o di un gruppo di gestione delle crisi. La Commissione contribuirà inoltre a garantire la coerenza e l'efficacia delle azioni a livello nazionale e regionale, e coordinerà gli interventi rispetto ai Paesi terzi.
L'approccio regionale e il reverse flow
Quando nel regolamento Ue si parla di passaggio da un approccio nazionale a uno regionale alla questione energetica, è importante non fare confusione. Le regioni cui fa riferimento Bruxelles sono in realtà gruppi di Paesi Ue geograficamente vicini, con interconnessioni fisiche e di mercato. E' essenziale, scrive la Commissione in una nota, che il numero di Paesi facenti parte di una stessa regione sia limitato, soprattutto laddove i mercati sono meno connessi o maturi, così da poter avere efficaci valutazioni dei rischi. Nello specifico, la suddivisione è stata operata sulla base dei sottogruppi regionali indicati nel regolamento 2013 sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee (l'Italia è nel gruppo Sud-Est con Slovenia, Austria, Ungheria e Croazia).
Quanto al reverse flow, gli Stati membri sono già tenuti a garantire che ogni punto di interconnessione abbia una capacità bidirezionale (flusso inverso), uno dei modi più veloci, in caso di crisi, per portare il gas nelle aree in cui ce n'è più bisogno. In questo momento, i flussi nei gasdotti vanno principalmente in direzione Nord-Sud ed Est-Ovest, dato che la maggior parte della materia prima che si consuma nel Vecchio Continente arriva dalla Russia e dal Mare del Nord. Ma con i giacimenti inglesi e norvegesi in esaurimento e alla luce della crisi russo-ucraina, è necessario portare il gas in Nord Europa e verso i paesi dell’Europa Centrale, diminuendo così la loro dipendenza dal gas siberiano. E per farlo è necessario intervenire tecnicamente sui gasdotti per poter invertire i flussi.
La novità rappresentata dalle nuove regole Ue è semplice: il reverse flow non può essere fatto unilateralmente. Ogni decisione in tal senso dev'essere adottata congiuntamente dagli Stati membri che si trovano da entrambi i lati del punto di interconnessione, con il coinvolgimento anche di quei Paesi Ue potenzialmente colpiti dal reverse flow lungo il corridoio del gas. La decisione congiunta dovrà poi essere esaminata dall'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia (ACER), e la Commissione potrà chiedere la modifica di tale decisione comune.
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