Codice appalti - autostrade, nuove regole per in house al via dal 2018
Fase transitoria lunga per il regime di affidamenti introdotto alla Camera
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Solo un quinto dei lavori delle autostrade potrà restare in house. Il mercato delle opere sulla rete italiana, per effetto della riforma appalti, si apre alle piccole e medie imprese. Anche se bisognerà ancora aspettare un po’ di tempo perché la riforma dispieghi i suoi effetti: l’operatività piena delle nuove norme, grazie alla fase transitoria introdotta dalla Camera, non ci sarà prima del 2018. Nei prossimi anni, poi, arriveranno nuove regole per garantire che le concessioni siano rinnovate con gara. Con un’eccezione: le società controllate da amministrazioni pubbliche, per le quali potranno scattare i prolungamenti d’ufficio.
Il testo della delega
Dopo un braccio di ferro durato mesi, la delega stabilisce “sul fronte dei lavori in house” l’obbligo per i soggetti pubblici e privati, titolari di concessioni di lavori o di servizi pubblici “già esistenti o di nuova aggiudicazione di affidare una quota pari all’80% dei contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni di importo superiore ai 150mila euro mediante procedura ad evidenza pubblica, anche di tipo semplificato”.
Il tetto sale all'80 per cento
La questione riguarda tutti quei contratti che maturano nell’ambito delle concessioni. L’esempio più facile è quello delle autostrade, che devono già appaltare una parte dei loro lavori obbligatoriamente con gara. Al momento questa quota, che prima era pari al 40%, è arrivata fino al 60 per cento. La riforma la porta fino all’80%, lasciando solo un quinto di mercato a disposizione delle concessionarie.
Clausole sociali per le società esistenti
Il problema per il futuro è legato, principalmente, al destino delle società in house delle concessionarie: qualcuna potrebbe chiudere o essere costretta a ridurre il proprio perimetro. D’altro canto, però, si aprono prospettive interessanti per gli operatori più piccoli. A loro favore arriva una fetta importante di mercato e di lavori. La riforma, comunque, prevede che a favore delle società esistenti siano create clausole sociali per la salvaguardia dell’occupazione.
Regime transitorio di due anni
A favore delle concessioni in essere, poi, viene stabilito un regime transitorio di ventiquattro mesi. Avranno due anni per adeguarsi alle nuove regole. Quindi, per la partenza del nuovo regime bisognerà aspettare almeno il 2018, considerando che i decreti di recepimento arriveranno nel 2016. L’effettivo rispetto di queste previsioni, infine, sarà sottoposto a una vigilanza speciale da parte dell’Autorità anticorruzione.
Rinnovi con bando pubblico
Sul fronte delle concessioni, poi, arriva una seconda novità importante. La delega, infatti, apre una stagione di affidamenti con gara per il rinnovo di tutti i contratti in scadenza. I decreti delegati conterranno una speciale disciplina transitoria per tutte quelle concessioni autostradali che siano scadute o vicine alla scadenza. L’obiettivo del legislatore è “assicurare il massimo del principio dell’evidenza pubblica”. Quindi, bisogna dimenticare i rinnovi fatti senza gara.
Le eccezioni alla regole della gara
La riforma prevede esplicitamente una sola eccezione. Si tratta dell’ipotesi del “controllo analogo” a quello esercitato sui propri servizi da una pubblica amministrazione. Se una concessionaria autostradale è sottoposta a questa forma di controllo da parte di un’amministrazione aggiudicatrice del servizio, sarà possibile che i decreti attuativi stabiliscano un sistema speciale di regole, diverso da quello valido per i privati. In questo modo si apre la strada al prolungamento della concessione per due casi: Autobrennero e Autovie venete. In entrambe le ipotesi le società sono sotto il controllo della Regione. E, in entrambe le ipotesi, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio si è già detto favorevole all’allungamento della concessione.