Energia - Senato, indicazioni per riforma certificati bianchi
La commissione Industria del Senato accoglie le critiche degli stakeholder e impegna il Governo a migliorare la proposta di riforma del meccanismo dei certificati bianchi
Certificati bianchi
I certificati bianchi, noti anche come “Titoli di Efficienza Energetica” (TEE), sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell'efficienza energetica. Introdotto nella legislazione italiana dai decreti ministeriali del 20 luglio 2004, il sistema dei certificati bianchi prevede che i distributori di energia elettrica e gas naturale raggiungano annualmente determinati obiettivi quantitativi di risparmio di energia primaria.
Questo quadro normativo è stato modificato con la pubblicazione del decreto del 28 dicembre 2012, che definisce degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico per il periodo 2013-2016 per le aziende di distributrici di energia elettrica e gas con oltre 50mila clienti, ammettendo al regime dei certificati bianchi anche i grandi progetti industriali e gli impianti di teleriscaldamento nelle aree metropolitane.
Riforma dei certificati bianchi: le proposte del Ministero dello Sviluppo economico
Nel documento di consultazione “Proposte per il potenziamento e la qualifica del meccanismo dei certificati bianchi”, il Ministero dello Sviluppo economico indica le strade da seguire per la riforma del settore.
Tra le principali novità previste dal testo, la proposta di ridurre o eliminare l'incentivazione per gli impianti a rinnovabili tramite Titoli di Efficienza Energetica (TEE). Nel paragrafo dedicato alle fonti green, il Ministero sottolinea che, alla luce “dell’esistenza di altri strumenti di incentivazione delle energie rinnovabili”, sarebbe "opportuno specializzare il meccanismo dei certificati bianchi alla sola promozione degli interventi di incremento dell’efficienza energetica”.
Il Ministero propone inoltre una revisione al ribasso del coefficiente di durabilità (che tiene in considerazione la differenza fra la vita utile reale di un intervento di efficienza energetica e il periodo di rilascio dei certificati bianchi, meglio noto come Tau) e l'incremento degli obblighi di capitalizzazione delle ESCo fino al totale dei TEE ricevuti.
Per il settore civile, infine, il Mise propone di razionalizzare gli strumenti di sostegno vigenti, escludendo dai certificati bianchi gli interventi di piccola taglia già compresi nel conto termico, nelle detrazioni fiscali o negli incentivi relativi alla produzione di energia rinnovabile.
Stakeholder contro la proposta del MISE
Nel corso di una serie di audizioni in Senato, gli stakeholder si allineano nel criticare la proposta avanzata dal Ministero dello Sviluppo economico.
“L’esclusione dai certificati bianchi per gli impianti rinnovabili, se non adeguatamente bilanciata da idonei programmi di supporto alternativi, sfavorirebbe le iniziative di autoconsumo”, sottolinea Assorinnovabili.
Inoltre, pur ammettendo l'idea di razionalizzare gli strumenti di promozione vigenti, “si ritiene inesatto giustificare la possibile esclusione” di tali impianti dal meccanismo dei certificati bianchi facendo riferimento “all’esistenza di altri strumenti di incentivazione, in quanto non corrispondente alla realtà odierna”.
Ad esempio, prosegue l'associazione che rappresenta i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili, per le caldaie a biomassa a uso industriale e gli impianti fotovoltaici che non godono di specifici strumenti di incentivazione, quello dei certificati bianchi rappresenta il principale strumento di supporto attualmente vigente. “Eliminare anche questo meccanismo significherebbe infierire l’ennesimo duro colpo al settore”.
Sulla stessa linea il Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica (FREE), che sottolinea come la proposta del MISE rischi “di penalizzare, e non poco” non solo il settore rinnovabili, ma anche “attori come le ESCo”.
Nel mirino del coordinamento, in particolare, la proposta di incrementare gli obblighi di capitalizzazione delle Energy Service Companies fino al totale dei TEE ricevuti, con la motivazione che questi potrebbero andare a revoca in seguito a controlli negativi: ciò “indurrebbe la scomparsa di fatto della stragrande maggioranza delle ESCo, rendendo possibile svolgere questa attività solo in forma consulenziale e/o come marginale diversificazione di portafoglio”.
Non eliminare, ma semmai potenziare i certificati bianchi introducendo un nuovo sistema di riconoscimento basato sull'attestazione della prestazione energetica degli edifici (APE). Questa, in sintesi, la proposta avanzata dall'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), che critica soprattutto l’ipotesi di escludere dal campo di applicazione dei certificati bianchi gli interventi nel settore civile già incentivabili.
Del resto, fa notare l'associazione, “i consumi energetici nel comparto abitativo rappresentano in Italia circa il 36% di quelli totali; per questo il settore delle costruzioni rimane fondamentale per contribuire significativamente al risparmio di energia italiano”.
Il Senato accoglie le indicazioni degli stakeholder
Nella risoluzione approvata dalla commissione Industria del Senato trovano spazio le critiche avanzate dai rappresenti del settore.
In primis, sul fronte rinnovabili. Il testo invita infatti il Governo, “in via transitoria e fino alla definizione di un sistema di tassazione delle emissioni di CO2 e del pieno funzionamento del sistema ETS, a non escludere dall'ambito degli interventi che danno titolo ai certificati bianchi quelli concernenti la produzione di calore da fonti di energia rinnovabile e da calore di scarto quando sia sostitutiva di fonti fossili, o da gas naturale quando sia in sostituzione del carbone, in ambito industriale”.
Quanto alla revisione del Tau, la commissione Industria invita l'Esecutivo a “prevedere che la vita tecnica dei beni oggetto di incentivazione sia al massimo pari a 15 anni e in ogni caso non superiore al periodo di ammortamento ordinario, e sia poi considerata equivalente alla vita utile ai fini dell'incentivazione medesima, allo scopo di riconoscere i TEE sulla base dei risparmi effettivamente realizzati e rendicontati dai proponenti al GSE anno dopo anno nell’arco dell’intera vita tecnica, evitando ogni forma di anticipazione che incrementi il rischio per i consumatori di finanziare risparmi energetici non realizzati”.
La risoluzione propone inoltre di introdurre forme di corresponsabilità tra i soggetti ammessi al meccanismo dei certificati bianchi, in particolare laddove il presentatore del progetto (intermediario tecnico e/o commerciale) non coincida con il beneficiario ultimo dell’incentivo (cliente), e abbia un capitale sociale inferiore alla valorizzazione economica dei titoli riconosciuti. In particolare, per gli interventi di maggiori dimensioni, si richiede di accertare la solidità patrimoniale di entrambi i soggetti.
Le garanzie patrimoniali richieste, tuttavia, "potrebbero trovare un'opportuna attenuazione per gli interventi non suscettibili di delocalizzazione o smantellamento, quali quelli nei servizi a rete".
Il Senato richiede inoltre al Governo di provvedere a una definizione rigorosa del criterio di addizionalità, al fine di garantire che siano effettivamente incentivati i soli risparmi energetici ulteriori rispetto a quelli ottenibili mediante l'impiego di tecnologie standard alla luce dell'evoluzione tecnologica o tramite il mero rispetto di obblighi normativi.
Photo credit: Green Energy Futures / Foter / CC BY-NC-SA