Mercati finanziari: la BCE si candida per assumere la vigilanza europea

Credit © European Communities, 2009La Bce è pronta ad assumersi le responsabilita' che le istituzioni politiche europee vorranno assegnarle sul fronte della vigilanza. Una supervisione “macro”. Ad affermarlo, nel corso di un intervento all’Europarlamento di Bruxelles, è Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Banca centrale Europea, che ha sottolineato la necessità di una maggiore cooperazione e di un maggior coordinamento tra le varie autorità di vigilanza nazionali.

Il coordinamento sul fronte della vigilanza in Europa è credibile solo se assicura un elevato grado di affidabilità, indipendenza ed efficienza delle decisioni, continua Bini Smaghi.

La concorrenza tra le autorità e le istituzioni finanziarie nazionali - ha proseguito - è un ostacolo  all'effettiva cooperazione tra i supervisori nazionali. In particolare, si riducono gli incentivi a scambiarsi le informazioni sulle singole istituzioni finanziarie. Questo mina l'efficacia di ogni meccanismo di prevenzione delle crisi. Questo scambio di informazioni può essere realizzato in maniera migliore all'interno di una singola istituzione.

E’ di vitale importanza restituire ai cittadini la fiducia nei mercati finanziari e nelle istituzioni: la salvaguardia di questa fiducia è una delle principali “raison d’être” di qualunque sistema di supervisione. Il prossimo G20 summit, che si svolgerà il 2 aprile, giocherà un ruolo cruciale nella ricerca di un nuovo quadro regolatorio post crisi. Il crollo finanziaria ha colpito tutti paesi dell’Unione Europea e in alcuni il panorama finanziario è drammaticamente mutato. Tutti concordano sul fatto che alcune falle nel sistema regolatorio e di supervisione sono state la causa del problema. Il ripristino della fiducia richiede una revisione del quadro regolatorio a livello nazionale ed europeo. Questi cambiamenti richiamano ad immediate decisioni politiche.

Il quadro regolatorio e di supervisione attuale si basa su un "set" di direttive e su meccanismi di cooperazione stabiliti molti anni addietro, che non sembrano più adeguati. Inoltre nonostante esista un mercato unico europeo, restano ampi margini discrezionali nella trasposizione delle direttive UE nelle legislazioni nazionali. Neppure il metodo finanziario Lamfalussy, che si credeva potesse promuovere la convergenza dei sistemi regolatori, è stato sufficiente.

Inoltre, non si sa a quanto ammontano gli asset tossici e neppure la BCE può venirne a conoscenza, nonostante ogni giorni ricevi nuove segnalazioni in merito. Veniamo ora al nodo gordiano: rafforzare il ruolo della BCE. Per farlo, ricorda Bini Smaghi, non è necessario modificare il Trattato, in base all’articolo 105.6, con l’assenso degli Stati membri e del Parlamento Europeo. In un momento così difficile, sarebbe da incoscienti attendere la ratifica del Trattato: ci vorrebbero degli anni.

(Alessandra Flora)