Appalti - Antimafia, banca dati al via. Novita' per imprese
Sono serviti oltre quattro anni per mettere in moto l’archivio elettronico del Viminale, che sarà attivo a partire da oggi
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Via alla banca dati nazionale della documentazione antimafia in materia di appalti. Dopo quattro anni di attesa, l’archivio telematico gestito dal Viminale parte ufficialmente oggi. Per le imprese che non hanno a loro carico notizie di reato o provvedimenti della magistratura si tratta di una velocizzazione notevole, visto che le risposte delle prefetture arriveranno in tempo reale. Per tutte le altre si continuerà a seguire la procedura classica. Anche se resta il problema dell’interazione di questo archivio con altre banche dati, come l’Avcpass dell’Anac.
Quattro anni di attesa
La banca dati in questione è in lavorazione da anni. Nello specifico è stata prevista dal Codice antimafia (Dlgs n. 159/2011), ma il regolamento che la disciplina (Dpcm n. 193/2014) è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale solo il 7 gennaio 2015. Quindi, per renderla effettivamente operativa è servita un’attesa di oltre quattro anni. Secondo le scadenze del Dpcm, il termine per avviarla era il 7 gennaio 2016. Termine che è stato puntualmente rispettato, nonostante gli operatori si attendessero l’ennesima proroga.
Il Viminale, infatti, ha annunciato che a partire da oggi la Banca dati prenderà vita. E avrà il compito, nel rispetto delle garanzie a tutela del trattamento dei dati sensibili, di semplificare e accelerare il rilascio delle comunicazioni e informazioni antimafia. L’obiettivo è mettere in piedi una piattaforma elettronica che consentirà alle stazioni appaltanti di ottenere, in assenza di ostacoli, l’immediato rilascio della documentazione liberatoria relativa alle imprese inserite nell’archivio informatico. La sperimentazione del sistema in alcune prefetture, come Roma, è già partita da diversi mesi.
Comunicazioni e informative
Come funzionerà questo nuovo meccanismo? La Banca dati riguarderà due documenti. Il primo è l'informazione antimafia, la documentazione rilasciata dalle prefetture alle stazioni appaltanti per la stipula dei contratti di appalto di importo superiore alla soglia comunitaria e per l'autorizzazione dei subappalti di importo superiore a 150 mila euro: serve ad accertare, nelle gare più importanti, non solo la sussistenza di misure di prevenzione a carico dei soggetti sottoposti a verifica, ma anche eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa di qualsiasi tipo. L’altro documento è la comunicazione antimafia che, invece, è legata ad atti formali della magistratura. E’ richiesta per i contratti di appalto meno importanti, sopra i 150mila euro ma al di sotto della soglia comunitaria di 5,2 milioni.
Come funziona
Il suo funzionamento - va specificato - sarà solo in positivo. Nell’archivio centrale del Ministero dell’Interno, cioè, saranno inserite tutte le notizie e i provvedimenti della magistratura relativi a possibili collegamenti con attività di tipo mafioso. La stazione appaltante, quando la legge lo richiede, andrà a consultare la banca dati. Se l’impresa non ha problemi e non è inserita negli archivi del Viminale, si potrà procedere in tempo reale.
Nel caso in cui, invece, ci siano problemi, resterà in vita la procedura classica. Le norme in materia di privacy, infatti, non consentono di emettere un provvedimento interdittivo (che blocchi la gara o il contratto) sulla base di una semplice verifica telematica. Si dovrà, allora, passare dalla prefettura, con i consueti tempi lunghi. In base alla legge, le prefetture devono rispondere alle richieste delle amministrazioni entro un massimo di trenta giorni.
Le questioni irrisolte
Da segnalare, infine, che restano una serie di questioni irrisolte. Non è chiaro, infatti, come la banca dati del Viminale dialogherà con le altre banche dati affini. In particolare, al momento l’Anac gestisce l’Avcpass, la banca dati dei requisiti per accedere alle gare, che si appresta ad essere trasferita al Ministero delle Infrastrutture, nel quadro della riforma degli appalti. I due archivi telematici saranno decisivi per le procedure di appalto ma, al momento, non dialogano tra di loro.