Riforma appalti - Cantone, sorvegliare anche le concessioni di porti e aeroporti
Dopo le autostrade, mettere sotto la lente anche le concessioni di porti e aeroporti. E’ l’invito arrivato dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone, nel corso dell’audizione sulla riforma degli appalti alla Camera.
Allargare il tiro. Dopo le autostrade, già oggetto di diversi interventi nel testo, è il caso di guardare anche altrove. L’invito arriva dal presidente Anac Cantone che mercoledì mattina è stato ascoltato dalla commissione Ambiente della Camera sul disegno di legge di recepimento delle direttive Ue in materia di appalti. Il tema delle concessioni va declinato in relazione a porti e aeroporti e non solo per le autostrade: anche in questo caso ci sono rendite di posizione rilevanti, affidamenti che non guardano al Codice appalti e proroghe da scongiurare.
Non solo autostrade
“Si parla sempre delle autostrade - ha spiegato Cantone -, ma vorrei parlare delle concessioni dei porti e degli aeroporti, lì si creano situazioni di rendite di posizione che sono veri e propri sistemi a vita”. Anche in questo caso servono iniziative che puntino a rivedere le regole. “Quelle - ha aggiunto - sono le concessioni su cui bisogna intervenire, sia nel momento genetico, come vengono fatte, sia su quanto durano e soprattutto sul modo di operare”.
Varianti, evitare altri casi come la metro C
In generale, sul disegno di legge in discussione a Montecitorio il presidente Anac ha espresso “un giudizio particolarmente positivo”, dal momento che “se domani venisse approvato, anche così com’è, sarei il primo ad essere entusiasta”. Questo non toglie che potrebbero arrivare diverse aggiunte, ad esempio sul fronte delle varianti. “In modo provocatorio - ha affermato Cantone – vorrei dire che siccome il tema del general contractor in questa struttura è un po’ sullo sfondo e siccome è una delle tipologie contrattuali più problematiche che ci sono e le recenti esperienze della metro C di Roma evidenziano in modo clamoroso come questo istituto sia utilizzato ben oltre quella che era la sua funzione, nell'ottica di un rilancio e di una funzione diversa del general contractor, perché non prevedere il divieto assoluto di ogni forma di variante?”.
No alle modifiche in corsa
In altre parole, vista la particolare natura del soggetto con il quale vengono firmati i contratti per il contraente generale si potrebbe stabilire che non sono possibili modifiche in corsa, come normalmente avviene. L’unica eccezione potrebbe arrivare in caso di modifiche normative, perché “non possiamo addossare i costi all'imprenditore. Però, non prevedere la possibilità di ritrovamenti archeologici a Roma è un'altra cosa”. Sulla stessa linea, il presidente Anac ha anche chiesto l’abrogazione espressa della legge Obiettivo, che nel 2001 ha lanciato proprio il modello dei general contractor, ormai di fatto naufragato: “Sarebbe un messaggio importante e ribadirebbe il concetto che il nuovo codice è l'unica norma di riferimento per il settore”.
Correzione sui commissariamenti
Altra correzione servirebbe sui commissariamenti. Le regole in vigore, lanciate la scorsa estate, prevedono che l’Anac possa chiedere al prefetto di mettere sotto tutela singoli appalti in odore di corruzione. Il testo della riforma ha ipotizzato modifiche: le stazioni appaltanti, in caso di gare problematiche, potranno da subito valutare se annullare la gara o far scorrere le graduatorie di aggiudicazione, prima dell’intervento dell’Autorità. Questo cambiamento, però, potrebbe “indebolire un istituto che sta funzionando” e, quindi, va rivisto.
Il caso Sogin
Un esempio, in questo senso, arriva da Sogin, la società pubblica che si occupa di gestire lo smantellamento degli impianti nucleari: “La stessa Sogin ci ha riconosciuto che l'appalto per la gestione delle scorie nucleari è partito solo grazie al nostro commissariamento. Tra l'altro,visto che a gestirlo abbiamo messo un ingegnere nucleare, anche la popolazione si sente più garantita”.
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