Nucleare, approvato il ddl. Ora il mix energetico italiano è cambiato

PixabayEntro la fine del decennio, promette il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il "nucleare sostenibile", di "quarta generazione", con i mini reattori, sarà operativo in Italia. Di certo è che il ddl delega al governo, approvato venerdì dal Consiglio dei Ministri, ha introdotto il nucleare nel mix energetico italiano. 

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Entro 12 mesi dall'approvazione della legge delega sul nucleare in Parlamento, il governo dovrà emanare i decreti attuativi. Questi prevedono un Programma nazionale sul nucleare, la disciplina per la localizzazione, la costruzione e l'esercizio delle centrali, le norme per la produzione del combustibile, per lo smaltimento delle scorie radioattive e lo smantellamento delle vecchie centrali.

Via libera del CdM al ddl sul Nucleare

Il Consiglio dei ministri, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha approvato un disegno di legge delega in materia di energia nucleare sostenibile.

Il testo «è volto all'inserimento del nucleare sostenibile e da fusione nel cosiddetto "mix energetico italiano" e interviene in forma organica sotto i profili economico, sociale e ambientale, nel quadro delle politiche europee di decarbonizzazione con orizzonte temporale il 2050, coerentemente con gli obiettivi di neutralità carbonica e di sicurezza degli approvvigionamenti», come è riportato in una nota di Palazzo Chigi.

L'intervento ha lo scopo di: garantire la continuità nell'approvvigionamento energetico in presenza di un incremento costante della domanda e favorire il raggiungimento dell'indipendenza energetica; concorrere agli obiettivi di decarbonizzazione necessari a fronteggiare il cambiamento climatico; garantire la sostenibilità dei costi gravanti sugli utenti finali e la competitività del sistema industriale nazionale.

Con il ddl il governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi recanti la disciplina per la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale.  I decreti riguarderanno incentivi e sostegni per la costruzione degli impianti, per la ricerca e per i territori dove sorgeranno le centrali. Sarà istituita un'autorità indipendente per la sicurezza, saranno previste misure per la formazione del personale, per l'informazione alla popolazione e per la consultazione delle comunità interessate dagli impianti. «Sarà come per le rinnovabili, ma con regole più stringenti», ha detto il ministro Pichetto.

Nucleare, cosa prevede la delega approvata in Cdm

È una delega molto ampia, quella contenuta nel disegno di legge approvato il 28 febbraio e include, tra gli altri punti:

  • a) la previsione di un Programma nazionale finalizzato allo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare sostenibile, che concorra alla strategia nazionale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica, a garantire al Paese la sicurezza e l’indipendenza energetica, a prevenire i rischi di interruzione della fornitura di energia e a contenere i costi della stessa; 
  • b) la disciplina delle competenze per l’approvazione, l’attuazione e il monitoraggio del Programma nazionale;
  • c) la previsione di adeguati strumenti informativi e formativi sul ruolo delle tecnologie nucleari al fine della decarbonizzazione; 
  • d) l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni dell’Unione europea e agli accordi internazionali vincolanti per l’ordinamento interno;
  • e) la disciplina della disattivazione e dello smantellamento delle installazioni nucleari esistenti sul territorio nazionale al momento dell’entrata in vigore della presente legge che non siano destinate alla ricerca, nonché la disciplina della destinazione d’uso dei relativi siti; 
  • f) la disciplina della sperimentazione, della localizzazione, della costruzione e dell’esercizio di nuovi impianti di produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno, e dei relativi sistemi di sicurezza e di radioprotezione;
  • g) la disciplina della sperimentazione, della localizzazione, della costruzione e dell’esercizio di impianti di fabbricazione e di riprocessamento del combustibile nucleare sul territorio nazionale e dei relativi sistemi di sicurezza e di radioprotezione;
  • h) la disciplina della sperimentazione, della localizzazione, della costruzione e dell’esercizio di impianti di stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito, nonché di impianti di smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito, qualora non riprocessabile, riciclabile o riutilizzabile, e dei relativi sistemi di sicurezza e radioprotezione;
  • i) la disciplina della ricerca, dello sviluppo e dell’utilizzo dell’energia da fusione, anche per i profili regolatori;
  • l) le modalità di promozione delle attività di ricerca e sviluppo nel settore della fissione nucleare e dell’energia da fusione, anche mediante forme di incentivazione dei relativi investimenti;
  • m) la previsione di misure di promozione e valorizzazione dei territori interessati;
  • n) le modalità di formazione delle profesisonalità tecniche per l'intera filiera;
  • o) il riordino della disciplina della sicurezza, della vigilanza e del controllo, attraverso il riordino o la soppressione degli organi e degli enti titolari di competenza in materia anche al fine di valutare l’istituzione di un’autorità amministrativa indipendente per la sicurezza nucleare; 
  • p) la disciplina di un sistema di garanzie.

"Nessun rischio dai referendum"

In uno dei passaggi della relazione illustrativa, ci si sofferma anche sull'eventuale ostacolo dato dal doppio voto sul rederendum sul nucleare, nel 1987 e nel 2011. In sintesi - è la teoria - non ci sarebbe alcun rischio perchè la tecnologia di oggi è nuova e soprattutto non è "comparabile" con quella alla quale "il Paese aveva rinunciato". Questo - si legge nella relazione al ddl, e lo ha ribadito anche in queste ore il ministro Pichetto - rende "giuridicamente legittimo, anche in considerazione della giurisprudenza costituzionale, intervenire sulla materia senza alcun rischio che i precedenti referendari possano costituire un ostacolo normativo all’intervento del legislatore". 

Entriamo nel dettaglio dei punti chiave.

La delega sul nucleare si occuperà anche di smantellamento

L'articolo 1 precisa che nei prossimi ventiquattro mesi il Governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi sulla produzione di energia da «fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione da idrogeno, la disattivazione e lo smantellamento degli impianti esistenti, la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, la ricerca, lo sviluppo e utilizzo dell'energia da fusione, nonchè la riorganizzazione delle competenze e delle funzioni in materia, anche mediante riordino e modificazioni della normativa vigente».

Una vera e propria delega complessiva, quindi, che dovrebbe espletarsi nei prossimi due anni. La cornice generale è la previsione di un programma nazionale per sviluppare la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile. Termine, quest'ultimo, che ricorre numerose volte nel testo normativo. I decreti legislativi saranno adottati dal Mase di concerto con i Ministeri di competenza, con tutte le intese istituzionali del caso, inclusi la Conferenza delle Regioni e il Consiglio di Stato. Tali decreti saranno poi trasmessi al Parlamento per far esprimere un parere alle Camere. 

Nucleare anche per l'idrogeno e priorità all'elettrificazione

L'articolo due definisce l'oggetto della corposa delega. Complessivamente, assumono priorità, da un lato, l’elettrificazione dei consumi e, dall’altro, la progressiva decarbonizzazione della generazione elettrica, prioritariamente attraverso le fonti rinnovabili e, poi, per mezzo di altre fonti a bassa impronta carbonica, tra cui, come riconosciuto a livello internazionale, l’energia nucleare, che rappresenta la fonte energetica più pulita (ovvero con le minori emissioni di CO2 per unità di energia generata, rinnovabili incluse) in grado di garantire una produzione di energia stabile e programmabile, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, a integrazione delle rinnovabili non programmabili.

Tra le priorità, poi, anche la disciplina della sperimentazione, della localizzazione, della costruzione e dell’esercizio di nuovi impianti di produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno, e dei relativi sistemi di sicurezza e di radioprotezione.

È in questo ambito che si inserisce anche la competenza della sperimentazione, localizzazione, costruzione ed esercizio di impianti di stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito, «qualora non riciclabile, riutilizzabile, e dei relativi sistemi di sicurezza e radioprotezione». Sembrerebbe, quindi, che in questa previsione rientri anche tutta la tematica della costruzione del deposito unico di scorie, la cui gestazione nel nostro Paese è ormai pluridecennale. 

Formazione e informazione sul nucleare

Si apre anche la partita della formazione e dell'informazione: nel testo del ddl si prevede la formazione di tecnici, ricercatori, ingegneri e altre figure professionali per tutte le competenze necessarie allo sviluppo del nucleare. Il tutto considerando che «Affinché la produzione di energia possa ritenersi effettivamente sostenibile è essenziale il bilanciamento delle componenti economica, sociale ed ambientale della sostenibilità: una tecnologia energetica realmente sostenibile deve soddisfare pienamente la domanda industriale e sociale mediante la fornitura di energia a prezzi accessibili, tutelando il più possibile l’ambiente». Elementi tanto più importanti, la formazione e la ricerca, visto che si richiama esplicitamente il ruolo dello sviluppo nel settore «della fissione nucleare e dell'energia da fusione, anche mediante forme di incentivazione dei relativi investimenti».

Per il nucleare "nessun onere"

Su quali fondi si baserà la strategia energetica nuova prevista dal governo? Inizialmente sulle risorse assegnate dalla legge di Bilancio al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e quindi 20 milioni l'anno a partire dal 2027. Per le campagne di informazione e comunicazione ai cittadini la spesa sarà di 1,5 milioni di euro per il 2025 e 6 milioni per il 2026, utilizzando anche un accantonamento previsto ad hoc.

Leggi la Relazione tecnica del DDL Nucleare

Leggi il testo della Relazione illustrativa del DDL Nucleare

Leggi il testo del DDL Nucleare

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