Recovery Fund, Bruxelles darà i voti ai Piani nazionali di ripresa
Il regolamento del Dispositivo per la ripresa e la resilienza definisce anche il metodo di valutazione dei Recovery Plan da parte della Commissione europea: 4 criteri e uno schema di rating da A a C per l'accesso ai fondi di Next Generation EU.
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Dopo l'ok del Parlamento e del Consiglio, giovedì 18 febbraio è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'UE il regolamento relativo al Recovery e Resilience Facility (RRF), in italiano Dispositivo per la ripresa e la resilienza: lo strumento cardine del pacchetto Next Generation EU che mira a mitigare l’impatto economico e sociale della crisi legata al Covid-19 e, contemporaneamente, ad affrontare le sfide a lungo termine dell'Unione.
In questo regolamento applicativo si delinea un schema di rating dei Recovery Plan piuttosto rigido: con riferimento ai 4 criteri di valutazione, costituiti da 11 punti complessivi, servono almeno 8 voti positivi, pena la bocciatura.
Recovery and resilience facility
- I criteri di valutazione dei Recovery plan
- Gli ostacoli all'approvazione del Piano
- La firma del regolamento
- Come accedere al nuovo strumento UE?
- Le risorse a disposizione
- Compatibilita con REACT-EU e SURE?
- Altri strumenti accessori
I criteri di valutazione dei Recovery plan
Se il procedimento delle ratifiche nazionali della decisione sulle risorse proprie e la raccolta dei capitali sul mercato andranno a buon fine, si passerà alla valutazione dei Recovery plan nazionali, inviati dai 27 Paesi membri, da parte di Commissione e Consiglio.
I piani saranno valutati in base a una precisa griglia inserita nel regolamento del RRF. I criteri indicati sono quattro - pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza - ognuno dei quali comprende alcuni concetti da valutare secondo un 'rating' espresso in voti: A, B o C.
Tra i concetti fondamentali da valutare ci sono la capacità del Piano di affrontare in modo efficace le sfide individuate nelle Raccomandazioni specifiche per Paese, di contribuire "all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali anche tramite politiche per l’infanzia e la gioventù", "alla transizione verde, compresa la biodiversità" (a questo va dedicato almeno il 37% delle risorse) e "alla transizione digitale" (20% delle risorse).
Per passare il test occorre aggiudicarsi nel complesso almeno otto A, voto che sarà assegnato solo se le azioni del Piano concorrono "in ampia misura" agli obiettivi. Non è consentita nessuna C, valutazione che indica una capacità "ridotta" di raggiungere lo scopo; quindi, basterà prendere un'insufficienza per vedersi negare i fondi.
Gli ostacoli all'approvazione dei PNRR
La valutazione dei Piani da parte della Commissione europea è l'ultimo ostacolo da superare per ottenere le risorse europee, ma non è l'unico. Il primo gradino da superare è la ratifica della decisione sulle risorse proprie dell’Unione, essenziale per emettere bond e finanziare il Recovery Fund. Finora soltanto otto Paesi hanno provveduto a farlo.
Su questo concetto hanno insistito più volte le istituzioni europee lanciando un appello agli Stati membri, affinché ratifichino il prima possibile la decisione sulle risorse proprie che darà il via libera al Next Generation EU e, di conseguenza, all'arrivo delle risorse europee. L'auspicio è di completare le ratifiche entro fine marzo, in modo che i Piani nazionali possano arrivare a Bruxelles entro la scadenza di fine aprile, ma non va sottovalutata l’incognita dei possibili rallentamenti da parte dei Paesi 'frugali' e degli Stati del blocco di Visegrad che si sono dimostrati spesso contrari all’emissione di debito comune da parte della Commissione.
Nonostante il via libera alla presentazione dei Piani per la ripresa, poi, bisognerà aspettare aprile per conoscere la strategia UE di raccolta dei capitali sul mercato e di erogazione dei prestiti ai 27 che la Commissione europea andrà ad attuare. Di conseguenza, slitta ulteriormente l'effettiva disponibilità dei fondi, che non potranno essere utilizzati dai Paesi UE prima dell'inizio dell'estate.
Il regolamento e il via libera alla presentazione dei Piani
La storia del Recovery and resilience facility, anche noto come Recovery Fund, è iniziata a maggio dell'anno scorso, quando Merkel e Macron proposero un piano di aiuti da 500 miliardi di euro per risollevare l'economia europea in crisi per la pandemia. Da allora le istituzioni europee hanno fatto lenti passi in avanti, fino all'approvazione definitiva del pacchetto di aiuti Next Generation EU.
Dopo l'ok del Parlamento e del Consiglio, lo scorso 15 febbraio si è compiuto l'ultimo passaggio formale per l'approvazione definitiva del Recovery e Resilience Facility, con la firma del regolamento da parte del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, della Commissione Ursula von der Leyen e del presidente di turno del Consiglio, Antonio Costa.
Il testo giuridico definisce obiettivi, finanziamento e regole di accesso del più importante strumento del pacchetto Next Generation EU, dotato di risorse per 672,5 miliardi di euro, di cui 360 miliardi in forma di prestiti e 312,5 miliardi in forma di sovvenzioni.
"L’Europa oggi conclude una fase, che è quella di mettere a disposizione dei Paesi, dei cittadini, delle nostre imprese risorse, capacità e obiettivi per la ripresa. Abbiamo sempre detto che la ripresa dev’essere europea, dev’essere per tutti e abbiamo lavorato in questi mesi perché la risposta sia per tutti. E questo è il giorno in cui con una legge europea si conclude questo lavoro. Adesso la parola spetta ai parlamenti nazionali", ha affermato il presidente del Parlamento UE, David Sassoli, in conferenza stampa dopo la cerimonia della firma.
Grazie alla firma e alla successiva pubblicazione del documento applicativo in Gazzetta Ufficiale dell'UE, i 27 Paesi membri possono presentare i propri Recovery Plan alla Commissione europea fino al 30 aprile. Successivamente Bruxelles avrà due mesi di tempo per valutare i Piani e successivamente il Consiglio avrà quattro settimane per adottare la sua decisione sull'approvazione finale di ciascun documento.
Per i Piani approvati nel 2021 gli Stati membri potranno ottenere prefinanziamenti fino al 13% dell'importo delle sovvenzioni e dei prestiti previsti in ciascun documento. Il resto dei fondi sarà corrisposto in base al raggiungimento degli obiettivi concordati.
Per ora gli Stati europei hanno potuto inviare a Bruxelles solo delle bozze delle proprie proposte, da negoziare con l'Europa. A farlo sono stati circa 20, tra cui l'Italia. Tuttavia, il Recovery plan inviato dall'Italia mostra diverse criticità, sollevate sia dagli esperti che dalla stessa Commissione europea, come la carenza di target, cronoprogrammi e del giusto equilibrio tra riforme e investimenti.
Recovery and resilience facility: come accedere?
L’obiettivo del Recovery and resilience facility è fornire un sostegno finanziario su larga scala a riforme e investimenti intrapresi dagli Stati membri, con la duplice finalità di attenuare gli effetti della pandemia sul contesto sociale ed economico e di rendere le economie dell'UE più sostenibili, resilienti e preparate per le sfide poste dalle transizioni verde e digitale.
Per accedere allo strumento, i Paesi membri devono elaborare dei piani per la ripresa e la resilienza che definiscano i rispettivi programmi di riforma e investimento per i prossimi quattro anni, e che dovrebbero essere attuati entro il 2026.
I piani delineano un pacchetto coerente di riforme e investimenti volti ad affrontare le sfide individuate nel contesto del semestre europeo e in particolare quelle relative alle transizioni verde e digitale. Il regolamento stabilisce anche che potranno ricevere fondi a titolo del dispositivo soltanto i paesi membri impegnati nel rispetto dello Stato di diritto e dei valori fondamentali dell'Unione europea.
Nello specifico, la Commissione valuterà i piani nazionali rispetto ai seguenti obiettivi:
- minimo del 37% della spesa legata al clima;
- minimo del 20% della spesa legata alla digitalizzazione.
I piani dovranno avere un impatto duraturo sia in termini sociali che economici, includere riforme globali e un robusto pacchetto di investimenti e non danneggiare significativamente gli obiettivi ambientali.
Questi, inoltre, devono esplicitare in che modo contribuiscono a rafforzare il potenziale di crescita, la resilienza e la coesione dello Stato membro interessato. Le sovvenzioni e i prestiti saranno erogati a rate, subordinatamente al raggiungimento dei target intermedi e finali definiti dagli Stati membri nei rispettivi piani per la ripresa e la resilienza.
A proposito di governance e trasparenza, ogni due mesi le commissioni del PE potranno aprire un dialogo con Bruxelles - responsabile del monitoraggio dell'attuazione dell'RRF - per discutere lo stato della ripresa dell'Unione e in che modo gli obiettivi e le tappe fondamentali siano stati attuati dagli Stati membri.
La Commissione terrà conto dei pareri e delle risoluzioni di Strasburgo e trasmetterà i Recovery Plan degli Stati membri contemporaneamente al Parlamento e al Consiglio.
Le risorse a disposizione dello strumento
La maggior parte dei finanziamenti sarà erogata tramite sovvenzioni, con possibili integrazioni mediante prestiti. La dotazione complessiva sulla quale può contare il Recovery and resilience facility prevede: sovvenzioni disponibili per 312,5 miliardi di euro, mentre 360 miliardi di euro supplementari saranno disponibili sotto forma di prestiti.
Per quanto riguarda le sovvenzioni, sarà determinato un importo massimo per ogni Paese UE basato su un criterio di ripartizione predefinito, che tiene conto di popolazione, PIL pro capite e disoccupazione. Questo principio darà particolare vantaggio ai paesi più colpiti dalla crisi, nello specifico a quelli con un basso reddito pro capite e un tasso di disoccupazione elevato.
In aggiunta alle sovvenzioni, gli Stati membri possono richiedere un prestito per l'attuazione delle riforme e degli investimenti pubblici. L'importo massimo del prestito per ogni Paese non supererà il 4,7% del suo reddito nazionale lordo. Un incremento di tale importo massimo sarà tuttavia possibile in circostanze eccezionali, compatibilmente con le risorse disponibili.
Il 13% dell'importo totale assegnato agli Stati membri sarà messo a disposizione in prefinanziamento, previa approvazione dei piani di ripresa e resilienza, per garantire una certa liquidità il prima possibile e sostenere una più rapida crescita economica.
Come il Recovery and resilience facility si collega a REACT-EU e SURE
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza, secondo le indicazioni della Commissione europea, è complementare a due importanti programmi europei attivati per far fronte all'emergenza coronavirus: REACT-EU e SURE.
Acronimo di Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe, l'iniziativa REACT-EU intende dare seguito alle prime misure europee contro la crisi generata dal Covid adottate tramite la Coronavirus Response Investment Initiative Plus. Ragion d'essere dello strumento è facilitare l'uscita dall'emergenza, ma anche rendere le economie degli Stati membri più resilienti e sostenibili, colmando il gap tra la risposta immediata alla pandemia e il piano di ripresa di più lungo termine con risorse da mobilitare da qui al 2022.
Coronavirus: da REACT-EU 55 miliardi per la Politica di Coesione
Il Recovery and resilience facility è anche complementare ad altre misure elaborate in risposta alla pandemia in corso, quali la modifica del regolamento sulla politica di coesione, le iniziative di investimento in risposta al coronavirus e SURE. Quest'ultimo è un nuovo strumento che erogherà fino a 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti a condizioni di favore ai Paesi che ne hanno bisogno, per far sì che i lavoratori non perdano il proprio reddito e aiutare le imprese affinché mantengano il proprio personale.
Via libera a SURE, il piano UE da 100 miliardi contro la disoccupazione
Altri strumenti accessori
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è frutto dei progressi compiuti nell'ambito dello strumento per la realizzazione delle riforme presentato nel 2018 dalla Commissione europea. Resilience and resistence facility, quindi, non è altro che l'adeguamento del precedente strumento alla mutata situazione economica e alle nuove modalità di finanziamento.
Il precedente programma di sostegno alle riforme è stato quindi ritirato e il suo contenuto è stato sostituito dal dispositivo per la ripresa e la resilienza e da uno strumento di assistenza tecnica. Quest'ultimo servrà ad assistere le autorità degli Stati membri negli sforzi profusi per progettare riforme in base alle rispettive priorità e rafforzare la loro capacità di elaborare e attuare politiche e strategie di riforma, come pure di trarre vantaggio dalle buone pratiche e dall'esempio dei propri pari.