Modifiche al PNRR e capitolo REPowerEU: i prestiti richiesti dai Paesi e il tesoretto da 93 miliardi
Entro il 31 agosto i Paesi UE erano tenuti ad inviare alla Commissione europea le modifiche al PNRR con l'aggiunta del capitolo REPowerEU, e sempre entro fine agosto potevano richiedere prestiti aggiuntivi nell’ambito della revisione dei rispettivi Recovery Plan. Ma non si trattava di un obbligo e non tutti l'hanno fatto, così Bruxelles si è trovata in cassa un tesoretto di 93 miliardi.
Come cambiano i PNRR con REPowerEU: guida alle regole europee
Come riepilogato in questo approfondimento, la tabella di marcia indicata dalle regole europee prevedeva l'invio del PNRR modificato entro il 30 aprile 2023. Non si trattava però di una scadenza cogente, ma di una raccomandazione: Bruxelles ha cioè incoraggiato i paesi UE a presentare entro il 30 aprile i PNRR con le modifiche e il capitolo integrativo REPowerEU, fissando la scadenza ufficiale per richiedere la modifica al PNRR con l'aggiunta del capitolo energetico, e quindi per accedere a nuovi prestiti, al 31 agosto.
Vale la pena ricordare che per i Governi non è obbligatorio chiedere di modificare il proprio PNRR per aggiungere un capitolo energetico, ma chi presenta il capitolo REPowerEU è tenuto a farlo entro il 31 agosto.
Quali Paesi hanno presentato una richiesta di modifica al PNRR e il capitolo REPowerEU?
L’Estonia è stata la prima a muoversi, presentando alla Commissione europea una richiesta per modificare il suo PNRR con l’aggiunta di un capitolo REPowerEU già il 9 marzo; non a caso, è stato anche il primo Paese a ricevere l'ok di Bruxelles alle revisione del Piano.
Nelle settimane successive al paese baltico si sono aggiunti altri Stati europei: ad aprile è stata la volta di Francia, Slovacchia e Malta; a maggio di Portogallo e Danimarca; a giugno Spagna, Repubblica Ceca e Lituania hanno inviato la loro richiesta a Bruxelles; a luglio è stata la volta di Paesi Bassi, Austria e Slovenia; al gruppo di Paesi, ad agosto, si è aggiunta anche l’Italia, in compagnia di Svezia, Grecia e Cipro.
Altri Paesi si erano invece mossi in anticipo, prima che fosse introdotto il capitolo REPowerEU. Germania, Lussemburgo e Finlandia hanno richiesto tra gli ultimi mesi del 2022 e gennaio 2023 di modificare i propri PNRR e nel mese di maggio al gruppo si è aggiunta l’Irlanda.
I prestiti richiesti dai Paesi e i 93 miliardi “liberi”
Il 31 agosto si è quindi chiusa la possibilità per gi Stati membri di avanzare alla Commissione europea la richiesta formale di accedere a prestiti aggiuntivi nel quadro della revisione dei PNRR. A fare il punto sui prestiti richiesti è stata proprio la Commissione in un documento datato 1° settembre.
In totale, nell’ambito del Recovery and Resilience Facility sono stati messi a disposizione 385,8 miliardi di euro di sostegni sotto forma di prestiti.
Non tutti i Paesi hanno però richiesto i prestiti RRF al momento della presentazione del PNRR "originale"; solo 7 Paesi hanno chiesto già nel 2021 prestiti nell’ambito del Recovery: tra questi c’è l’Italia, che ha richiesto prestiti per un totale di 122 miliardi di euro, insieme a Grecia, Cipro, Polonia, Portogallo, Romania e Slovenia. In tutto, questi 7 Paesi tarano 165,4 miliardi in termini di richieste di sostegno sotto forma di prestiti.
Con la revisione del PNRR e l’aggiunta del capitolo REPowerEU anche altri Stati hanno chiesto di accedere ai prestiti nell’ambito del Recovery and Resilience Facility, per la precisione 10 Stati. Di questi, 4 hanno chiesto di aumentare la quota di prestiti già richiesta in precedenza (Grecia, Polonia, Portogallo e Slovenia), mentre altri 6 Stati hanno chiesto di accedere ai prestiti per la prima volta (Belgio, Repubblica Ceca, Spagna, Croazia, Lituania e Ungheria). In tutto, le richieste avanzate da questi 10 Stati tarano 127,2 miliardi di euro.
Calcolatrice alla mano, se si sommano le prime richieste di prestiti (165,4 miliardi) e quelle presentate entro la scadenza del 31 agosto (127,2 miliardi) e ammettendo che tutte ricevano il parere positivo della Commissione e del Consiglio, si arriva a 292,6 miliardi di euro a prezzi attuali.
Di conseguenza, circa 93 miliardi di euro di prestiti sono rimasti liberi, ovvero non sono stati richiesti dai Paesi UE, il che si traduce in un utilizzo dei prestiti RRF vicino al 76%.
Che fine faranno questi fondi? Presumibilmente, come ricostruito da Eunews, la Commissione non raccoglierà sui mercati finanziari le risorse preventivate per finanziare tali prestiti.