Attuazione PNRR: rispetto al Nord, al Sud i lavori vanno più a rilento

Foto di Artem PodrezDegli investimenti PNRR gestiti dai Comuni, al Sud le opere vanno più a rilento, con il 20% in meno di cantieri avviati rispetto al Centro-Nord. Il divario aumenta se si guarda alle opere gestite dalle Regioni. I maggiori ritardi interessano i rifiuti e le infrastrutture idriche. A dirlo è la SVIMEZ, nell’ambito del suo monitoraggio periodico sul PNRR.

Analizzando i dati inseriti su Regis al 31 dicembre 2024, infatti, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno ha fotografato lo stato di avanzamento delle opere pubbliche del PNRR a titolarità di Comuni e Regioni. L’immagine che ne esce è di un Sud in cui il Piano va più a rilento, con il 20% in meno di lavori avviati

Sul tavolo dei problemi, però, vi è anche il tema dell’allocazione delle risorse. Allo stato attuale, infatti, su 128,4 miliardi di progetti per i quali Regis riporta informazioni sull’inizio e la conclusione della fase di esecuzione dei lavori, la quota di fondi PNRR territorializzabili al Sud sfiora appena quel 40% previsto in teoria dal Piano. La percentuale si ferma infatti al 38%, per un totale di 48,4 miliardi. Il tutto senza tenere conto della misura Transizione 4.0 che da sola vale 13,38 miliardi in crediti d’imposta destinati alle imprese, l’80% dei quali si concentra a Nord. 

Un dato che da tenere presente, scrive la SVIMEZ, anche in vista della prossima (e ultima) modifica del PNRR attesa entro aprile, con l’invito a non optare per un ulteriore travaso di risorse verso i crediti d’imposta che - seppur più veloci da spendere - tendono a concentrarsi al Nord, dove il tessuto imprenditoriale è maggiore.

Il PNRR al Sud: come stanno andando i progetti infrastrutturali affidati ai Comuni

Dei 128,4 miliardi, le risorse PNRR destinate alla realizzazione complessiva di lavori pubblici sono pari a 65 miliardi, di cui il 54,2% al Mezzogiorno (26,2 miliardi) e il 48,5% (38,8 miliardi) al Centro-Nord.

In tale contesto, i Comuni del Sud si trovano a gestire il 33,2% delle risorse per opere pubbliche, a fronte del 30,5% in capo ai Comuni del Centro-Nord. Ed è su questo dato che emerge il grande scarto tra i cantieri del Nord e quelli del Sud. A fine dicembre 2024, infatti, i Comuni meridionali hanno avviato lavori per 5,6 miliardi, il 64% del valore complessivo degli investimenti a loro titolarità. Per i Comuni del Centro-Nord, invece, il dato è di 9,7 miliardi, l’82,3% delle risorse Pnrr. Lo scarto tra le due aree del Paese ammonta, quindi, a quasi 20 punti percentuali. 

Detto in altri termini, il Sud va parecchio più a rilento del Nord nella fase esecutiva delle opere. Certo, ci sono dei distinguo, sia al Sud che al Nord. Nel Meridione, infatti, svetta in maniera positiva l'Abruzzo, dove le opere avviate in capo ai Comuni si attestano sul 70%, con percentuali simili a quelle dell’Emilia Romagna. Di contro al Nord, i Comuni trentini sono molto indietro rispetto alla media del resto della macroregione, fermandosi al 60% dei cantieri. 

Ciò nonostante un tema esiste. E rischia di diventare molto preoccupante, soprattutto se letto in combinato disposto con i settori. Gli investimenti più in ritardo sono infatti quelli legati ai rifiuti e alle infrastrutture idriche. Due fronti sui quali il Meridione parte già da una situazione molto svantaggiata, acuita anche da recenti fenomeni come la siccità in Sicilia. Entrambi i settori sono caratterizzati da forti ritardi, con addirittura alcune linee nelle quali il contatore è fermo a zero. E’ il caso ad esempio “infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento” dove al Sud non risultano opere in fase esecutiva, o delle isole verdi (M2C1 - Investimento 3.1) dove il risultato è lo stesso.

“Ancora più ampi risultano i differenziali Mezzogiorno/Centro-Nord” per la componente M5C2 (Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore), scrive SIMEZ, dove i cantieri avviati sono poco meno della metà delle risorse al Sud, contro oltre l’87% al Centro-Nord. Anche in questo caso le percentuali variano a seconda della linea di investimento, con maggiori ritardi accumulati per gli interventi di riqualificazione e aumento dell’housing sociale e gli interventi sull’edilizia residenziale pubblica. E una situazione intermedia per i Piani urbani integrati (dove comunque il 55% dei progetti non risultano in fase esecutiva) e leggermente migliore per gli “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale” dove la fase esecutiva non è stata raggiunta “solo” dal 35% dei progetti, a fronte comunque di un Nord dove la stessa percentuale si ferma all’8%.

Più rosea è la situazione degli investimenti in asili nido e scuole, dove le percentuali di mancato avviamento dei lavori in capo ai Comuni del Sud sono significativamente più contenute e dove si riduce anche la forbice sui tempi di apertura dei cantieri rispetto al resto del Paese.

Il PNRR al Sud: un bilancio dei progetti gestiti dalle Regioni

A performare peggio sono però le amministrazioni regionali che, rispetto ai Comuni, sono però responsabili della realizzazione di un ventaglio più ampio di tipologie di opere pubbliche incluse nelle sei missioni del PNRR.

Al Sud le Regioni sono responsabili della gestione di 3,9 miliardi, mentre quelle del Centro-Nord di 4,6 miliardi, pari rispettivamente al 15% e al 12% del totale delle risorse destinate alla realizzazione di opere pubbliche nelle rispettive macroaree.

Ebbene, per le amministrazioni regionali del Sud risultano avviati lavori per 1,9 miliardi di euro, il 50% del valore complessivo degli investimenti PNRR a loro titolarità. Mentre al Nord le Regioni hanno avviato cantieri per 3,5 miliardi, pari a quasi il 76% delle risorse loro assegnate.

A preoccupare qui sono ad esempio i dati sugli interventi della Missione 6 del PNRR, quella dedicata alla sanità. “Per le linee di investimento orientate al rafforzamento della medicina territoriale (M6C1), i differenziali tra  Nord e Sud del Paese risultano macroscopici. In dettaglio, per gli investimenti legati alla realizzazione di presidi ospedalieri di prossimità (ospedali, case di comunità e telemedicina), la percentuale di progetti avviati nelle Regioni del Mezzogiorno non supera il 30%, dato che si scontra con il 72,7% del Centro-Nord”, scrive la SVIMEZ.

“Intorno al 40% anche la quota dei progetti in fase esecutiva per le missioni M5C2 (Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore) e M2C2 (Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile) gestiti dalle amministrazioni regionali del Mezzogiorno, che registrano un ritardo attuativo significativo rispetto alle Regioni centro-settentrionali (64,7% per la M5C2 e 79,5% per la M2C2”, prosegue il dossier.

E anche per gli interventi gestiti dalle Regioni, molti risultano ancora non avviati. La situazione coinvolge sia il Sud che il Nord, anche qui però con numeri diversi. Se nel Centro-Nord, infatti, i cantieri non ancora avviati valgono 1,1 miliardi, di euro, al Meridione arrivano a valere 1,9 miliardi.

In conclusione, quindi, “risulta un ritardo generalizzato delle amministrazioni meridionali nell’avvio della fase esecutiva delle opere pubbliche del PNRR”, scrive SVIMEZ, con un ritardo che risulta più ampio per le Regioni e più contenuto nel caso dei Comuni.

Per maggiori informazioni, consulta lo studio "Pnrr Execution le opere pubbliche di Comuni e Regioni"

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