SACE: perché l’obbligo di polizze catastrofali è un’opportunità per le imprese italiane

Chiara Maruccio - SACEIl mercato delle polizze catastrofali, ovvero i contratti assicurativi a copertura dei danni legati a calamità naturali ed eventi catastrofali, è a un punto di svolta. Nei prossimi tre mesi sarà infatti emanato il decreto che darà attuazione alle regole operative per l’obbligo di stipula di queste polizze, in partenza il 31 marzo 2025. Ma quali saranno i principali sviluppi legati alla nuova normativa? Ce ne parla in questa intervista la Chief Financial Officer di SACE, Chiara Maruccio.

Polizze catastrofali, slitta al 31 marzo 2025 l’obbligo per le imprese

“L’implementazione dello schema normativo sulle polizze catastrofali darà un forte impulso positivo all’intero settore assicurativo italiano”. Parole di Chiara Maruccio, Chief Financial Officer di SACE. Se attualmente il tasso di copertura dei rischi climatico-ambientali in Italia è tra i più bassi in Europa - sottolinea l’esperta in questa intervista - la causa principale va individuata nella carenza di domanda di polizze catastrofali da parte delle imprese, soprattutto delle PMI, con una conseguente offerta piuttosto ridotta di contratti assicurativi di questo tipo da parte delle compagnie di assicurazione. Rispetto a questo quadro, la nuova normativa interverrà incentivando domanda e offerta e, in questa evoluzione regolamentare, SACE svolge un ruolo di primo piano.

Al gruppo assicurativo-finanziario direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), infatti, spetta il compito di concedere una convenzione di riassicurazione a favore delle compagnie di assicurazione, con una copertura fino al 50% degli indennizzi e non superiore a 5 miliardi di euro per il primo anno, che potrà aumentare negli anni successivi in funzione dei premi conservati anno per anno.

Un ruolo, quello di riassicuratore, cui si aggiunge - come evidenzia Maruccio - quello di educatore che stimola le imprese a innescare processi virtuosi di gestione dei rischi catastrofali grazie ad un’ampia offerta di attività formative, ma anche attraverso la fornitura di prodotti innovativi, come le diverse garanzie. Infine, SACE interviene come attore di primo piano anche per dare un suo impulso all’avvio del mercato delle polizze catastrofali, attraverso il nuovo prodotto Protezione Rischio clima.

Recentemente, è stata diffusa la bozza del regolamento di prossima adozione riguardante le polizze catastrofali. Cosa significa questo provvedimento per il settore assicurativo italiano?

Partiamo da alcuni dati di contesto del settore assicurativo europeo. In Europa, esiste un grande problema di “protection gap” (divario di copertura, ndr) per i rischi climatico-ambientali, tra i quali rientrano anche quelli legati a catastrofi naturali. In una ricerca recente dell’European Environment Agency che analizza le perdite registrate in un lasso di tempo di quarant’anni, emerge che tali perdite hanno ricevuto a livello europeo un tasso di copertura con polizze assicurative pari a solo il 20%. Questa bassa percentuale è però molto variegata nella sua composizione tra i vari Stati membri: da un lato c’è, ad esempio, il 2% della Lituania, dall’altro il 72% della Norvegia, che si posiziona tra i Paesi più virtuosi. In questo quadro, l’Italia si colloca tra gli Stati con una copertura decisamente limitata, pari al 5%. Un dato che impressiona ancora di più se si pensa che la metà delle perdite complessive – che ammontano a 650 miliardi di euro – si concentra solo su tre Paesi: Germania, Francia e Italia. Tra l’altro, Germania e Francia hanno registrato una copertura del 30-35%, ben più alta quindi di quella italiana. 

Ciò detto, il regolamento, che verrà presto reso operativo dal decreto attuativo di prossima pubblicazione, avrà degli effetti positivi sul settore assicurativo italiano perché darà un forte impulso alla domanda di polizze per i rischi catastrofali naturali, domanda che fino ad oggi è stata quasi assente. Le ragioni principali di questa carenza, come sottolineato tanto dalla Commissione europea quanto dall’EIOPA (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali), sono legate da un lato alla scarsa consapevolezza rispetto a questo tipo di rischi, dall’altro alla percezione delle imprese che lo Stato intervenga (in termini di copertura, ndr) a prescindere. Va ricordata, però, almeno un’altra causa che ha frenato la domanda di polizze catastrofali in Italia, ovvero la scarsa conoscenza delle imprese dei prodotti assicurativi che esistono sul mercato e degli interventi che possono essere attuati per mitigare l’esposizione ai rischi catastrofali.

Attualmente, a coprire questi rischi sono soltanto le grandi imprese, con una copertura parziale, ma bilanciata. Dove manca del tutto la copertura dei rischi legati a catastrofi naturali è invece il caso delle piccole e medie imprese, sebbene la norma che diventerà operativa da fine marzo 2025 dovrebbe sopperire a questa mancanza, facendo aumentare la domanda anche tra questi soggetti.

Va detto però che, affinché la domanda cresca in modo strutturale e perché ci sia un vero successo della misura, è necessario lavorare ancora sulla consapevolezza dei rischi catastrofali, oggi molto limitata. Senza questa consapevolezza, infatti, l’adesione alla norma sarà limitata alla percezione dell’obbligo e, inoltre, sarà più difficile raggiungere il meccanismo di mutualità, ovvero quel fenomeno per cui le imprese beneficiano di prezzi più bassi grazie ad un’alta domanda di polizze. Da ultimo, senza consapevolezza le imprese non si impegneranno nemmeno in azioni di prevenzione, mitigazione e adattamento climatico, fondamentali per gestire al meglio questo tipo di rischi e per rendere il sistema-Paese più resiliente.

In SACE ci aspettiamo che un buon livello di consapevolezza si inizi ad innescare proprio nella fase di sottoscrizione delle polizze, cioè quando l’impresa viene a conoscenza del suo livello di esposizione al rischio e, di conseguenza, anche del premio (che è proporzionale al rischio, in base alla nuova norma).

Il regolamento, infine, avrà effetti positivi sulle compagnie assicurative anche perché consentirà loro di adottare sistemi più sofisticati per quantificare i rischi catastrofali, rispetto ai quali esiste una forte carenza di dati, e permetterà anche di affrontare al meglio il problema dell’elevato assorbimento di capitale legato a questi rischi, che presentano un’altissima severity (“gravità”) e ormai anche un’elevata frequenza.

Ed è qui che si inserisce l’importanza della convenzione di riassicurazione di SACE in favore di assicuratori e riassicuratori…

Esatto. Proprio per aumentare la capacità del sistema assicurativo italiano, che potrebbe essere limitata, è stato previsto il ruolo di SACE come riassicuratore. In questo meccanismo, quindi, la controparte diretta di SACE sono le compagnie assicurative, ma i beneficiari finali sono le imprese che, grazie alla riassicurazione, trovano un’offerta adeguata ed efficace di polizze perché inserite in un contesto di maggiore capacità assuntiva da parte delle compagnie.

Questo meccanismo ha però degli effetti positivi anche sulle casse dello Stato e in termini di riduzione dei tempi di indennizzo, dato che il Governo non è dotato di una macchina assicurativa, né di una rete di periti, ed è quindi impreparato, rispetto al settore assicurativo privato, nel garantire l’ottenimento di un indennizzo all’impresa in tempi rapidi.

SACE è pronta per gestire i nuovi obblighi e i nuovi strumenti previsti dal regolamento?

Si, SACE ha già declinato i termini della riassicurazione all’interno di una convenzione, che sarà allegata al regolamento attuativo. Questa convenzione riporta dei termini che sono stati condivisi con ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) per conciliare l’approccio di SACE in qualità di gestore della garanzia pubblica, che permette di ottimizzare le risorse statali stanziate per gestire questo meccanismo riassicurativo, con le logiche di mercato, affinché la riassicurazione sia riconosciuta dal mercato assicurativo stesso perché aderente alle prassi.

La gestione della garanzia nell’ambito dell’introduzione del mercato “cat nat” (cioè delle polizze catastrofali, ndr) in Italia è però solo una parte del ruolo di SACE, che si pone anche come facilitatore a 360° dell’implementazione di questo mercato, ancora quasi completamente assente nel nostro Paese.

Analizzando la situazione di partenza che vede questo importante divario in termini di copertura tra l’Italia e gli altri Stati membri ed esaminando i driver che hanno comportato la scarsità di domanda di polizze catastrofali, SACE ha attivato un lavoro di formazione delle imprese. L’obiettivo è di accompagnarle - attraverso attività di education mirate e tramite l’ESG Hub (l’ecosistema di SACE per le PMI italiane che puntano alla sostenibilità e alla transizione digitale, ndr) - nel processo di acquisizione della consapevolezza di questi rischi, illustrando non solo gli strumenti di copertura a disposizione, ma anche tutte le azioni di prevenzione, mitigazione e adattamento climatico che possono essere messe in atto, nonché fornire uno stimolo agli investimenti delle imprese in questa direzione.

Questi ambiti di intervento, tra l’altro, sono coperti da alcuni strumenti fondamentali di SACE, le garanzie, in particolare la Garanzia Futuro, la Garanzia Green e la Garanzia Archimede (questa dedicata alle grandi imprese), fondamentali per consentire alle imprese di realizzare investimenti e progetti per rafforzare la loro competitività e la loro sostenibilità nel lungo termine.

Per quanto concerne la parte di education, SACE forma le imprese in merito ai benefici che le polizze catastrofali possono garantire. Quello più immediato è legato ad un accesso più rapido alla liquidità in caso di evento calamitoso, ma il beneficio meno ovvio e che probabilmente sarà dirimente nel prossimo futuro, sta nel miglioramento delle condizioni di accesso delle imprese al mercato del credito grazie alle polizze. Il processo normativo del sistema bancario in Europa, infatti, prevede che a breve - con velocità diverse a seconda delle dimensioni degli istituti - tutte le banche includano i rischi climatici e ambientali nel loro processo di concessione creditizia. Ne consegue che l’esposizione a questa categoria di rischio andrà a influenzare il merito creditizio, la quantificazione del credito che potrà essere erogato e anche le condizioni di finanziamento.

Con la formazione, e grazie agli strumenti che mette a disposizione delle imprese, SACE cerca dunque di contribuire a cambiare il paradigma, facendo percepire alle imprese la stipula delle polizze non più solo come un obbligo, ma piuttosto come un’opportunità da cogliere. Stipulare le polizze e prevedere interventi di prevenzione, mitigazione e adattamento climatico permette alle aziende di affrontare in maniera più proattiva l’evoluzione regolamentare del settore bancario e assicurativo.

Le imprese assicuratrici sono dunque pronte a cogliere i vantaggi portati dal nuovo regolamento?

Ad oggi se non fosse stato introdotto il meccanismo riassicurativo probabilmente le compagnie assicurative avrebbero incontrato alcune difficoltà nell’offrire in maniera massiva le polizze per rischio catastrofale naturale. Certo, non tutte le assicurazioni si trovano allo stesso livello di maturità. Alcune, tipicamente le assicurazioni più grandi, sono già pronte e operative in questo sotto ramo specifico, mentre altre hanno assunto un approccio maggiormente attendista.

In questo contesto, vi sono poi dei first movers, player che hanno già iniziato a contrarre polizze, sebbene non fossero presenti dapprima nel ramo danni catastrofali: tra questi, c’è anche SACE, che offre la polizza Protezione Rischio clima, una copertura sugli eventi previsti dalla norma.

In generale, le imprese assicuratrici più grandi sono quelle più operative in questo mercato che si è aperto con la Legge di Bilancio 2024, anche perché già meno sensibili al tema dell’elevato assorbimento di capitale. Criticità ora risolta in parte con la presenza della riassicurazione, ma anche con le previsioni declinate nel decreto attuativo e definite dall’IVASS (Istituto per la Vigilanza Sulle Assicurazioni), che consentono alla compagnia assicurativa di garantire un bilanciamento tra l’obbligo a contrarre e il capitale che hanno a disposizione.

Tuttavia, nonostante queste problematiche, il bilancio complessivo sul livello di preparazione del mercato assicurativo italiano nella ricezione della nuova norma è positivo. Le compagnie di assicurazione sono pronte a gestire questo nuovo mercato.

Per approfondire: In Gazzetta UE RESTORE e modifiche al FEASR: flessibilità sui fondi europei per reagire a disastri naturali