Gli eurodeputati chiedono una strategia e un’alleanza geotermica, oltre a incentivi per il settore
Benché abbia un basso impatto ambientale e possa contribuire in modo importante a centrare gli obiettivi climatici europei, l’energia geotermica svolge ancora un ruolo marginale nella discussione sulle rinnovabili. Il Parlamento europeo vuole cambiare rotta e chiede alla Commissione una strategia geotermica con associata un'alleanza che comprenda Stati, industria e ricerca. Se diventerà realtà, potrebbe essere una buona notizia per l’Italia.
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In una risoluzione adottata il 18 gennaio, il Parlamento europeo punta il faro sulla geotermia, una fonte energetica che oggi ha un ruolo di secondo piano nelle strategie europee per le rinnovabili, malgrado i suoi pregi.
I vantaggi di questa forma di energia sono ribaditi spesso del documento: “gli impianti geotermici non richiedono materie prime essenziali alla stregua di altre fonti energetiche rinnovabili”, “tale energia ha un basso impatto ambientale, richiede in genere un uso limitato del suolo e può essere più facilmente integrata nel paesaggio”.
Tra i maggiori pregi di questa forma di energia, il Parlamento europeo sottolinea in particolare il ruolo significativo che la geotermia può ricoprire nel conseguimento dei principali obiettivi strategici all'interno dell'UE, tra cui il raggiungimento degli obiettivi climatici attraverso la decarbonizzazione di diversi settori industriali o l'eliminazione della dipendenza dai combustibili fossili nei confronti di paesi terzi inaffidabili, come la Russia.
Soprattutto, l'energia geotermica può contribuire alla decarbonizzazione del settore del riscaldamento e del raffreddamento, che da solo rappresenta quasi la metà del consumo energetico finale complessivo dell'UE.
Esistono “soluzioni geotermiche in grado di immagazzinare l'energia eolica e solare in eccesso per un successivo utilizzo nel riscaldamento, nel raffreddamento e nella produzione di energia”. In particolare, “le miniere inattive sono particolarmente adatte per lo stoccaggio termico stagionale su larga scala e per lo stoccaggio elettrico di lunga durata”.
Ovviamente l’energia geotermica non ha solo pregi. Soprattutto la fase iniziale dei progetti geotermici comporta notevoli costi iniziali e grandi rischi imprenditoriali.
Partendo da queste premesse, gli eurodeputati si rivolgono alla Commissione europea con precise richieste.
Innanzitutto si chiede a Palazzo Berlaymont di presentare una strategia geotermica dell’UE, come già fatto per l’energia solare o l’idrogeno.
L’invito non nasce dal nulla: nel 2022, ricordano gli eurodeputati, 151 imprese e industrie hanno invitato la Commissione a elaborare una strategia europea per sbloccare il potenziale dell'energia geotermica.
Alla strategia UE per la geotermia dovrebbe associarsi anche un’alleanza geotermica, come fatto per le batterie e le materie prime critiche o come proposto di recente in un altro ambito, quello dei medicinali critici. Tale alleanza dovrebbe comprendere gli Stati membri, i promotori dell'adozione dell'energia geotermica, l'industria, la comunità scientifica e la società civile, e avrebbe il compito di agevolare lo scambio delle migliori pratiche e l'attuazione della futura strategia geotermica.
Non solo. Gli europarlamentari chiedono di creare forti incentivi per ammodernare le reti esistenti di riscaldamento e raffreddamento e crearne di nuove utilizzando il potenziale dell'energia geotermica.
Troppo spesso, infatti, lo sviluppo di progetti geotermici viene impedito o notevolmente ritardato dalla mancanza di reti di teleriscaldamento e di teleraffreddamento sviluppate. Un modello di sviluppo cui guarda con favore il Parlamento europeo è quello che unisce pubblico e privato: “alcuni dei recenti progetti geotermici di teleriscaldamento e di teleraffreddamento sono stati attuati con nuovi modelli aziendali che consentono alle società private, comprese le società di servizi pubblici, di costruire infrastrutture pubbliche per conto delle autorità locali”. Per questo, Strasburgo invita gli Stati membri ad esaminare possibilità normative innovative per promuovere lo sviluppo delle infrastrutture di teleriscaldamento e di teleraffreddamento geotermici.
Gli incentivi però da soli non bastano a convincere le imprese a intraprendere progetti nel settore: l'incertezza riguardo alle risorse del sottosuolo rende difficile garantire il finanziamento di progetti che, peraltro, comportano rischi elevati.
Per questo gli eurodeputati invitano gli Stati membri a valutare soluzioni di riduzione dei rischi finanziari adeguate alla maturità dei rispettivi mercati locali, come sovvenzioni, prestiti convertibili in sovvenzioni, garanzie sostenute dallo Stato, assicurazione per i progetti di esplorazione e meccanismi di copertura. Allo stesso tempo, notano i parlamentari, sarebbe particolarmente utile un sistema UE di mitigazione del rischio finanziario per i mercati meno maturi del settore geotermico.
Ma si pone anche un altro problema per gli operatori: i costi di perforazione e installazione iniziali elevati tendono a scoraggiare la scelta di pompe di calore geotermiche (GHP) a favore di soluzioni tecnologiche meno efficienti. Per questo il PE invita, da un lato, gli Stati membri a valutare possibili incentivi finanziari per colmare tale divario, anche tramite modelli di finanziamento del pagamento in funzione del risparmio, e la Commissione ad affrontare tale questione nel prossimo piano d'azione dell'UE sulle pompe di calore.
Un altro problema da affrontare, che la geotermia ha in comune con altre fonti energetiche rinnovabili, riguarda gli iter autorizzativi ancora troppo lunghi. Problema che il Parlamento europeo esorta gli Stati a superare puntando su processi di autorizzazione più efficienti, ottimizzati e digitalizzati sia per i nuovi progetti geotermici che per l'espansione degli impianti esistenti.
Un altro punto cui invece la Commissione europea dovrebbe prestare maggiore attenzione, secondo gli eurodeputati, riguarda le attività di ricerca e sviluppo: “gli investimenti in R&S nel settore dell'energia geotermica hanno ricevuto finanziamenti notevolmente inferiori rispetto ad altri settori, con solo due progetti sull'energia geotermica sostenuti finora dal Fondo per l'innovazione”. Per questo il PE invita la Commissione a sostenere maggiormente tali investimenti, soprattutto nell’ambito dell’Innovation Fund e del programma Horizon Europe.
Se le raccomandazioni espresse dal Parlamento europeo dovessero diventare realtà, per l’Italia potrebbe essere un’ottima notizia. Il Paese ha una lunga storia di sfruttamento del calore naturale terrestre e ha sempre svolto un ruolo di primo piano nella capacità di sfruttare le fonti geotermiche. La Toscana, in particolare, ha un primato in tal senso, ospitando a Larderello il primo impianto geotermico della storia e il più grande d’Europa.
Secondo le stime fornite dall’Unione Geotermica Italiana nelle previsioni di crescita del settore al 2030, le risorse geotermiche sul territorio italiano situate entro i 5 km di profondità e potenzialmente estraibili sono dell’ordine di 21 exajoule, pari a circa 500 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Si tratta di risorse geotermiche di ogni tipo, con possibilità di sviluppo in diverse zone del territorio nazionale, il cui potenziale potrebbe essere valorizzato molto più di quanto fatto finora.