I problemi del superbonus e quel rischio di iniquità che ancora rimane
Le modifiche al superbonus decise dalla legge di bilancio 2022 non hanno risolto alcune delle sue più grandi criticità: l’assenza di incentivi a contenere i prezzi e l’iniquità della misura. A dirlo un nuovo studio dell'Osservatorio conti pubblici italiani.
La legge di bilancio 2022 e il superbonus
A distanza di tre mesi dal dossier sull’agevolazione, in cui i ricercatori dell'Osservatorio CPI avevano tirato le prime somme sui risultati ottenuti dal superbonus, l'ente di ricerca guidato da Carlo Cottarelli è tornato ad occuparsi della misura dopo l'approvazione della legge di bilancio 2022.
Nonostante governo e parlamento abbiano messo pesantemente mano alla misura, il superbonus continua infatti ad essere caratterizzato da alcune, rilevanti criticità.
Per approfondire: La precedente ricerca dell'Osservatorio CPI sul superbonus
Il superbonus favorisce i ricchi?
La prima criticità è l’equità della misura visto che, numeri alla mano, continua ad essere chiaro che a beneficiare del superbonus sarebbero soprattutto le classi più agiate. Un aiuto in questo senso sarebbe potuto arrivare dall'introduzione del limite ISEE a 25mila euro per gli interventi sulle villette, che però il parlamento ha eliminato.
Secondo i ricettori infatti “l’estensione del bonus senza nessun filtro sul reddito dei proprietari di casa rischia di rendere la misura particolarmente iniqua”. Un dato già contenuto nel primo studio, in cui si notava come “il preponderante utilizzo del bonus da parte di proprietari di case monofamiliari potesse segnalare un differenziale utilizzo della misura per le diverse fasce di reddito”.
Questi dubbi - proseguono i ricercatori - sono stati poi “ulteriormente ribaditi da un recente studio di Larcinese, Rizzo e Secomandi (2021) in cui viene stimato che i benefici del superbonus saranno maggiormente concentrati tra i contribuenti con redditi superiori ai 50.000 euro”: un reddito di gran lunga superiore a quello medio italiano, che nel 2021 è stato pari a 21.800 euro.
Le (fragili) regole per contenere i prezzi
La seconda criticità è invece rappresentata dalla mancanza di contromisure e incentivi adeguati che spingano famiglie e imprese edili a contenere i prezzi delle ristrutturazioni, forti del fatto che alla fine a pagare sarà lo Stato.
“Lo schema di detrazioni particolarmente generoso - scrivono infatti i ricercatori - fornisce al beneficiario della misura un incentivo praticamente nullo nel limitare i costi dei lavori ammessi a detrazione”. Un fatto che, “unito al marcato aumento delle materie prime, ha fatto lievitare i costi degli interventi unitari” che si aggirano sui 541mila euro per i condomini e sui 108mila euro per gli edifici unifamiliari.
Allo stato attuale infatti esistono due principali limiti alla spesa. Il primo - sottolineano i ricercatori - è rappresentato dallo “ammontare massimo per determinate tipologie di intervento: ad esempio, per l’installazione del cappotto termico negli edifici unifamiliari il massimale di spesa è pari a 50.000 euro”.
Il secondo è costituito invece dal tecnico chiamato a certificare che il costo dell’intervento sia in linea con i prezzi medi delle opere “riportati nei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome territorialmente competenti” ma che, secondo molti analisti, potrebbe portare ad un rischio collusione, come sollevato da un articolo del Corriere della sera. Per determinare i prezzi medi, infatti, i tecnici “possono riferirsi ai prezzi riportati nelle guide sui ‘Prezzi informativi dell’edilizia’ edite dalla casa editrice DEI – Tipografia del Genio Civile”, una società che non è sotto controllo pubblico e che anzi ospita pubblicità a pagamento dei costruttori”.
“In realtà - scrivono i ricercatori - il rischio di collusione tra tecnici abilitati alle asseverazioni (...) e la società DEI (...) sembra essere stato risolto” dalla Manovra 2022 che ha infatti imposto un ulteriore vincolo sui prezzi. Si tratta di un decreto del Ministero della Transizione Ecologica atteso entro il 9 febbraio 2022, in cui “verranno stabiliti i valori massimi dei prezzi di vendita” e che, una volta entrato in vigore, dovrebbe “scongiurare il rischio che la società DEI modifichi al rialzo i prezzi pubblicati nelle loro riviste”.
Consulta la ricerca dell'Osservatorio CPI sul superbonus
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