Coronavirus: a rischio lo 0,4% del Pil mondiale

Impatto del Coronavirus sul Pil mondiale: Photocredit: Gerd Altmann da PixabayIl Coronavirus rischia di costare all’economia mondiale lo 0,4% del Pil. A dirlo un nuovo studio della Banca asiatica di sviluppo che illustra quali saranno i principali canali di contagio del Covid-19 tra le economie e i settori economici. In cima alla lista: il calo della domanda interna cinese, ma anche difficoltà di approvvigionamenti per la produzione e il crollo del turismo.

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La Banca asiatica di sviluppo (ADB) prova a fare i primi conti su quanto ci costerà il Coronavirus in termini economici

Lo studio delinea diversi scenari che tengono in conto prospettive più o meno ottimistiche sulla capacità di contenimento dell’epidemia e indica quali saranno i versanti economici più colpiti (consumi, produzione, turismo, etc). Al centro dell’analisi l’economia cinese e il resto di quelle asiatiche, assieme a varie proiezioni sul Pil mondiale.

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A preoccupare in queste settimane non è solo il contagio del Coronavirus tra le persone, ma anche quello tra le economie nazionali e tra i diversi settori.

Sulla base dei primi dati disponibili e grazie ad un confronto delle conseguenze economiche causate negli anni passati dal altre epidemie (SARS e MERS), la Banca asiatica di sviluppo ha individuato i principali canali tramite cui il Coronavirus contagerà, in termini economici, il resto dei paesi, a cominciare da quelli asiatici.

A preoccupare è innanzitutto il calo dei consumi cinesi causato dai cambiamenti della domanda interna a seguito dell'introduzione di misure per ridurre il contagio, in primis la maggior permanenza a casa delle persone. Nel 2003, le conseguenze della SARS in Cina su questo fronte, furono un calo del 2,75% delle vendite retail nel secondo quadrimestre dell’anno. Secondo gli analisti di ADB, lo shock sulla domanda interna cinese causato dal Coronavirus rischia di essere maggiore.

Inoltre, laddove il virus diventasse un fenomeno ricorrente, a farne le spese sarebbero anche le prospettive di investimento nel Paese.

A preoccupare poi è il futuro del settore turistico sia all’interno della Cina (crollo dei turisti esteri), sia in altri paesi (soprattutto per il calo dei viaggi dei turisti cinesi all’estero).

L’altro canale che rischia di diventare un'autostrada del contagio del Coronavirus per l’economia, è quello della produzione supply-chain. Gli indicatori ad alta frequenza suggeriscono che la produzione cinese nel suo insieme è scesa al -50% -60% dei livelli normali, anche se ora si sta normalizzando.

La Cina è un hub globale e regionale per la produzione ed è un tassello fondamentale delle catene del valore: molte economie, infatti, esportano una quantità significativa di beni intermedi verso la Cina, mentre altre economie usano componenti cinesi nella loro produzione. Di conseguenza, queste interruzioni temporanee possono influire sulla produzione e sugli scambi in altre economie, sebbene - secondo ADB - l'impatto complessivo potrebbe essere mitigato dal fatto che in alcuni settori (in particolare nell'industria manifatturiera) la produzione può essere accelerata in periodi successivi, compensando in tal modo la riduzione passato della produzione.

Infine ad incidere sulle prospettive di crescita economica saranno i fattori connessi alla santità, sia in termini di mortalità, sia sul fronte del dirottamento di ingenti risorse economiche verso la spesa sanitaria.

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Tre possibili scenari per l’economia cinese

L'evoluzione dell'epidemia da Coronavirus continua ad essere estremamente imprevedibile. Per questo gli analisti di ADB hanno tracciato tre possibili scenari. 

Nello scenario più ottimistico, l'epidemia in Cina è contenuta abbastanza velocemente, con divieti di viaggio e comportamenti precauzionali che si attenuano dopo 2 mesi (misurati da fine gennaio). In questa ipotesi, il calo dei consumi interni è moderato e relativamente breve attestandosi sul 2,75% in un solo trimestre, o sullo 0,7% su base annua.

In uno scenario moderato che prevede, invece, che l'epidemia in Cina sia più diffusa e duri più a lungo - con divieti di viaggio e comportamenti precauzionali che si riducono solo dopo 3 mesi - il calo dei consumi si potrebbe attestare sul 2% su base annua. 

Infine nel peggior scenario, l'epidemia in Cina comporta l’adozione di comportamenti precauzionali e politiche restrittive in vigore per 6 mesi. In questo caso vi sarebbe un forte calo sia dei consumi che degli investimenti in Cina, entrambi in calo del 2% rispetto a uno scenario senza focolai.

Le previsioni per l’economia mondiale e per il resto dei paesi asiatici

Secondo ADB, l’impatto globale del Coronavirus oscilla tra i 77 e i 347 miliardi di dollari (ovvero tra lo 0,1% e lo 0,4% del PIL globale), con una stima del caso moderato che si attesta sui 156 miliardi di dollari (lo 0,2% del PIL mondiale).

In tutti e tre gli scenari, la Cina è il paese che ne risenterà di più, assorbendo circa i due terzi dell'impatto globale negativo. Nello scenario moderato le perdite cinesi (in uno scenario senza focolai) si aggirano sui 103 miliardi dollari (lo 0,8% circa del PIL di Pechino).

Il resto dell'impatto sull'economia globale è diviso in modo abbastanza equo tra il resto dell'Asia in via di sviluppo e il resto del mondo.

Dati ADB

Per quanto riguarda i paesi asiatici in via di sviluppo, in uno scenario moderato le perdite potrebbero attestarsi sui 22 miliardi di dollari, pari allo 0,24% del PIL della regione.

Ad incidere maggiormente sul Pil in maniera negativa saranno:

  • Il crollo del turismo cinese verso i paesi esteri, con perdite che oscillano complessivamente, per i paesi asiatici in via di sviluppo, tra i 19 e i 45 miliardi di dollari;
  • Le conseguenze sulle catene globali del valore dato che, per la maggior parte delle economie asiatiche, la Cina è una delle principali destinazioni per i beni e servizi finali e intermedi provenienti da questi paesi.

Photocredit: Gerd Altmann da Pixabay