Corte Conti UE – dubbi su stop a fondi europei per carenze Stato di diritto
Secondo la Corte dei Conti europea la proposta della Commissione UE di collegare l'accesso ai finanziamenti europei del bilancio UE post 2020 al rispetto dello Stato di diritto da parte dei Paesi membri è positiva, ma deve essere migliorata.
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La Corte dei Conti europea accoglie con favore la proposta di collegare i finanziamenti UE nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021-2017 al rispetto dello Stato di diritto, con la possibilità di bloccare i fondi in caso di violazioni da parte dei Paesi membri, ma raccomanda alla Commissione europea di definire criteri precisi e di tutelare i beneficiari dei programmi dell’UE.
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I dubbi della Corte
Secondo i giudici di Lussemburgo, carenze generalizzate in materia di Stato di diritto nei Paesi membri – quali minacce all’indipendenza della magistratura; l’omessa prevenzione, rettifica e sanzione delle decisioni arbitrarie o illegittime assunte da autorità pubbliche; il ridimensionamento della disponibilità e dell’efficacia delle vie di ricorso; la limitazione dell’efficacia delle indagini, delle azioni penali o delle sanzioni per violazione della legge - possono infatti compromettere la sana gestione finanziaria e l’efficacia dei finanziamenti dell’Unione.
Il meccanismo proposto dalla Commissione è quindi utile e più preciso del sistema esistente per quanto riguarda l’obiettivo, l’ambito di applicazione e le misure, oltre ad essere di più rapida applicazione, osserva la Corte.
"Apprezziamo la finalità della proposta, dal momento che c’è bisogno di un meccanismo che tuteli il bilancio dell’UE in tali situazioni", ha affermato Annemie Turtelboom, il membro della Corte dei Conti europea responsabile del parere. "Il meccanismo va però migliorato ed è quanto mai importante prevedere, nelle circostanze in cui andrà applicato, criteri chiari e precisi per l’adozione delle misure necessarie".
La proposta infatti non specifica chiaramente le fonti disponibili a cui la Commissione dovrebbe fare riferimento nello svolgere le proprie valutazioni, un elemento fondamentale per migliorare la trasparenza, la tracciabilità e la controllabilità del meccanismo proposto.
Inoltre, in base al progetto di regolamento, il taglio dei finanziamenti UE non inciderebbe sull’obbligo, a carico dei soggetti pubblici, di attuare i programmi dell’UE. La Corte sottolinea però che la proposta non contiene alcuna disposizione che indichi come ciò possa essere realizzato.
In base alla proposta, la Commissione dovrebbe applicare il principio di proporzionalità. Tuttavia, non vengono stabiliti criteri precisi per adottare decisioni fondamentali, come l’avvio della procedura o la determinazione della portata delle misure. Di per sé, ciò non consente una applicazione uniforme delle disposizioni.
Infine, laddove si facesse ricorso a finanziamenti nazionali per supplire ai fondi UE che sono stati sospesi o ridotti, questi dovrebbero provenire dal bilancio nazionale dello Stato membro interessato. Vi sono quindi implicazioni per i bilanci dei Paesi UE, in particolare nel caso di sospensioni e riduzioni su vasta scala.
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Le raccomandazioni
Da qui una serie di raccomandazioni che, secondo la Corte, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea, dovrebbero portare all'attenzione della Commissione europea.
In particolare:
- stabilire criteri chiari e specifici per definire cosa costituisca una carenza generalizzata in materia di Stato di diritto e per determinare la portata delle misure;
- specificare su quali basi fissare le scadenze per gli Stati membri ed introdurre analoghe scadenze per la Commissione, ove opportuno;
- dimostrare in che modo gli interessi legittimi dei beneficiari finali sarebbero tutelati;
- valutare le possibili implicazioni di bilancio di una riduzione dei finanziamenti UE per il bilancio nazionale al momento di decidere le misure da proporre;
- chiarire le disposizioni relative alla Procura europea.
Photo credit: copyright Corte dei Conti UE