L'intelligenza artificiale toglierà il lavoro anche ai politici?
Il lavoro è sempre stato un tema centrale della scienza economica e nel terzo millennio, con robot e intelligenza artificiale che progrediscono ogni giorno a velocità ritenute improbabili fino a pochi anni fa, l'argomento assume ancora più rilevanza.
Occasione per discuterne è stata la recente convention annuale dello YEPP- Youth of the European People's Party, organizzazione che rappresenta i movimenti dei giovani di 58 partiti di centrodestra in 39 paesi europei.
La popolazione mondiale che cresce a livelli esponenziali nel contesto della quarta rivoluzione industriale, dove la maggior parte degli studi prevede che saranno di più i posti di lavoro persi rispetto a quelli creati, consente di comprendere la gravità del problema.
Nel 2000 c’erano 6,1 miliardi di individui, nel 2017 il numero è cresciuto a circa 7,5 miliardi e le Nazioni Unite prevedono per il 2030 una popolazione di 8,5 miliardi. Nel 2050, anno in cui gli studenti di oggi saranno ancora lontani dall’età pensionabile, la previsione è di 9,7 miliardi di persone (fonte Nazioni Unite).
Il problema non costituisce peraltro una novità, perché la disoccupazione di massa è stata paventata fino dall’Ottocento con le precedenti rivoluzioni industriali (vapore, elettricità, elettronica ed automazione), allarmismi che sono però stati poi disattesi. Al riguardo può valere la pena citare il rapporto Triple Revolution del 1964 per il presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson.
Il continuo crescere della popolazione e le previsioni sulla scomparsa dei posti di lavoro, quale ad esempio quelle del 2016 presentate al World economic forum con il rapporto The Future of Jobs, riporta su livelli allarmanti la preoccupazione di economisti e politici. Il rapporto indica per i principali 15 paesi del mondo in 5 anni una creazione di 2 milioni di posti di lavoro grazie a Industria 4.0. Ne scompariranno però 7 milioni, con un saldo negativo pari a 5 milioni.
Non sono solo questi numeri che hanno fatto scrivere a Martin Ford ne “Il futuro senza lavoro” quanto la situazione sia radicalmente diversa dal passato e che i timori per i lavoratori siano ormai fondati. Molti studi e analisi indicano che esisterà sempre qualcosa da fare per le professioni che richiedono creatività, intuito ed intelligenza sociale.
Anche in questo campo però alcune sperimentazioni mostrano che le intelligenze artificiali saranno pure in grado di sostituirci. La soluzione che l'autore quindi prospetta a lungo termine è quella di separare il reddito dal lavoro introducendo forme di reddito di cittadinanza.
Alla convention Franco Mosconi della Università di Parma ha illustrato per esteso gli scenari e gli impatti di questo stravolgimento economico, e ha concluso il suo intervento ricordando come una maggiore integrazione europea possa portare innanzitutto l’Unione ad agire con maggiore autorità, cosa che sarà senz’altro necessaria per governare il radicale cambiamento in atto.
Matthias Schaefer della Fondazione Adenauer, oltre a riportare un interessante timeframe sui tempi necessari alle macchine per sostituire gli umani anche nelle professioni più complesse, stimati in 45 anni, ha fornito un elenco di raccomandazioni politiche che potranno essere molto utili ai giovani dello YEPP.
Una sola considerazione non mi sembra sia emersa alla convention: tra tutti i lavori che scompariranno o che si ridurranno drasticamente - a causa della robotica e delle intelligenze artificiali - andrebbe annoverato anche quello del politico, ancorché molti non lo considerino davvero un lavoro.
Si è visto molto interesse quando si è discusso della tecnologia blockchain, che potrebbe garantire maggiore trasparenza nelle scelte di governo amministrativo e nel controllo della spesa pubblica, dimenticando che per un computer la definizione di un algoritmo in grado di assicurare il benessere dei cittadini sarà sempre più plausibile grazie alle crescenti capacità di calcolo nell'analisi dei dati.
> Una blockchain per la gestione dei Fondi UE post 2020
L’ipotesi è stata trattata da molti scrittori di fantascienza e in maniera più logica forse da Isaac Asimov, le cui famose leggi della robotica rimarranno probabilmente sempre creazioni della sua fantasia, ma che ha con sapienza analizzato l'interazione tra uomo e intelligenza artificiale.
Il primo e più grave problema che i computer dovrebbero risolvere riguarda i cosiddetti giovani NEETs - Not in Education, Employment, or Training.
Poi chissà che le intelligenze artificiali non trovino una soluzione al preoccupante futuro senza lavoro, dimostrandosi allora grandi entità politiche.
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P.S.
Nel frattempo, per i giovani in cerca di lavoro la novità del 2018 nella UE è il programma ErasmuPro:
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