Le agevolazioni fiscali valgono più dell'evasione

Euro - Author: EnvironmentBlog / photo on flickr Lo dice la Corte dei Conti nel suo Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica, dove rileva che in Italia il fenomeno dell'erosione fiscale - determinato appunto dalle agevolazioni - ha dimensioni pari a quasi 254 miliardi di euro, superiori a quelle dell’evasione.

Combattere l'erosione è più facile che snidare gli evasori e il tema non è propriamente una novità, basti ricordare la proposta/studio di Giavazzi sotto il governo Monti e le numerose dichiarazioni di Confindustria in cui si dichiara favorevole a tagliare le agevolazioni pur di avere una riduzione delle tasse.

I media non sono stati particolamente generosi di commenti sul tema. L'opinione di Thomas Manfredi su Linkiesta inquadra il vero problema: le agevolazioni sono troppe, mal strutturate e le conseguenze si calcolano in termini di meno incentivi per il lavoro e per l'innovazione.

Meno condivisibile il commento sui commercialisti, non tanto perchè appartengo ancora alla categoria, ma perchè in questo sfascio di norme sono anche loro vittime di un sistema che ormai ha ben poco di razionale. Peraltro sono la sola categoria professionale in grado di tenere a galla il sistema produttivo italiano nel mare di adempimenti contabili e fiscali che il paese richiede. Solo per questo meriterebbe più rispetto, senza che ogni volta debba essere citata per cronache legate a fenomeni di evasione.

Le agevolazioni, tuttavia, ancorchè mal strutturate, contribuiscono comunque alla misura della pressione fiscale di una nazione, incentivano indirettamente anche il lavoro e l'innovazione, basta pensare alle spese di ristrutturazione edilizia per risparmio energetico. La loro riforma va pianificata con attenzione ed equilibrio e richiede dunque tempo.

Nella priorità degli interventi metterei invece il taglio della miriade di enti che sopravvivono grazie ai contributi statali. Secondo le ultime stime della Corte, 146 su 286 sarebbero al di fuori dei suoi controlli e varrebbero una spesa di 25 miliardi di euro. Spesa largamente improduttiva, che consentirebbe un bel taglio alle tasse sul lavoro.

Rapporto: quadro generale

Il rapporto rileva innanzitutto il peso eccessivo e la cattiva distribuzione del prelievo fiscale in Italia. Lo studio evidenzia infatti che la pressione fiscale ha raggiunto alla fine del 2013 il 43,8%, con uno squilibrio fra l’onere a carico dei fattori produttivi e quello su consumi e patrimonio. A livello europeo, si legge, “l’Italia è al secondo posto quanto a prelievo gravante sui redditi da lavoro, al primo posto in quello sui redditi d’impresa e al ventiquattresimo posto nel prelievo sui consumi”.

Irpef, Iva, Ires e Irap rappresentano i tre quarti del gettito e all’Irpef da sola si deve circa il 36% delle entrate tributarie della Pubblica amministrazione. Secondo il rapporto, però, l'imposta sul reddito delle persone fisiche è particolarmente esposta all’evasione, per l’ampiezza della base imponibile a rischio, per la progressività che caratterizza le sue aliquote e per il legame tra evasione fiscale ed evasione da spesa sociale. "L’evasore fiscale - si legge infatti nel documento - riesce spesso a collocarsi in posizione reddituale utile per conseguire, in aggiunta ai frutti diretti dell’evasione, anche i benefici dello stato sociale”.

L'erosione fiscale

A intaccare la tenuta del sistema tributario, oltre all'evasione, è però anche il fenomeno dell'erosione fiscale, cioè trattamenti tributari differenziati - quali deduzioni, detrazioni, esclusioni, esenzioni e aliquote ridotte - che determinano una riduzione del gettito.

Riprendendo un censimento realizzato dal Ministero dell'Economia, il rapporto spiega che le agevolazioni fiscali in vigore sono 720 e il loro impatto sul gettito ammonta a quasi 254 miliardi di euro. Circa un quarto di queste agevolazioni (176) riguardano l'Irpef, con ricadute sul gettito pari a 105 miliardi di euro.

La Corte dei Conti sottolinea quindi l'importanza di procedere a una razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, un proposito emerso più volte negli ultimi anni, ma finora attuato solo in misura ridotta. Alla previsione di tagli selettivi e lineari, salvo piccoli interventi, si è infatti preferito il ricorso a provvedimenti quali l’aumento dell’Iva, mentre i circa 500 milioni di euro che, in base alla legge di stabilità 2014, sarebbero venuti dalla revisione degli oneri detraibili sono stati sostituiti da risorse della spending review, rimandando l'operazione all’attuazione della delega per la riforma tributaria.

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Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica

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