AIFI: ripresa degli investimenti in private equity e venture capital
Finalmente nel 2013 sono ripresi gli investimenti nel private equity e nel venture capital. E’ quanto emerge dai risultati presentati oggi, in occasione del Convegno Annuale AIFI, che si è tenuto presso la sede di Assolombarda a Milano.
L’indagine è stata condotta sul mercato italiano del capitale di rischio da AIFI, in collaborazione con PwC - Transaction Services.
L’AIFI nasce nel maggio del 1986 per sviluppare, coordinare e rappresentare, in sede istituzionale, i soggetti attivi sul mercato italiano del private equity e venture capital.
L'anno scorso il mercato italiano del private equity e venture capital ha visto una leggera crescita dell’attività di investimento: in termini di numero si è confermato il trend positivo di early stage ed expansion, mentre l’ammontare è stato trainato da alcuni buy out di grandi dimensioni.
Sul fronte dei disinvestimenti, nonostante la situazione ancora difficile dei mercati, si segnalano alcune quotazioni di società partecipate e il peso sempre significativo delle cessioni a partner industriali.
Infine, anche nel 2013, l’attività di fundraising stenta a mostrare segnali di ripresa, con un ulteriore rallentamento dei capitali raccolti sul mercato.
Raccolta
Se consideriamo la raccolta totale (sia quell sul mercato, che quella indipendente), questa è pari a 4.047 milioni di euro, in crescita del 198,8% rispetto ai 1.355 milioni di euro dell’anno precedente; dato estremamente positivo nel quale rientra però l’attività del Fondo Strategico Italiano, holding di partecipazioni il cui azionista di controllo è Cassa Depositi e Prestiti. Se prendiamo in considerazione solo il dato di raccolta sul mercato, nel 2013 c’è stato un calo del 34,2%; si è passati infatti da 947 milioni di euro del 2012 a 623 milioni di euro del 2013. il Nella tipologia degli investitori, quelli internazionali crescono rappresentando il 26% del totale rispetto all’11% dello scorso anno.
Questi in sintesi i risultati principali per il 2013:
- Nel 2013, investimenti a quasi 3,5 miliardi di euro in 368 operazioni di cui 158 in seed e startup. Si torna ai livelli record del 2008 (372 operazioni);
- Boom delle operazioni nel Mezzogiorno, che con 100 deal si posiziona subito dopo il nord Italia;
- Aumentano i disinvestimenti: 1.933 milioni di euro in crescita del 23% rispetto ai 1.569 dell’anno precedente
Così il presidente di AIFI, Innocenzo Cipolletta: "Per riconquistare la fiducia dei capitali internazionali, serve che gli investitori istituzionali italiani, in primo luogo i fondi pensione e le assicurazioni, dimostrino di credere nel nostro sistema imprenditoriale e nelle opportunità di crescita del nostro Paese, orientando la propria asset allocation verso i fondi di private equity e venture capital, che la sfrutterebbero per sostenere le pmi.
Attualmente circa il 60% delle risorse dei fondi pensione esteri affluisce al loro mercato dei capitali nazionale, mentre in Italia arriva all’economia domestica solo il 30% delle risorse totali. Il risultato è che il nostro risparmio privato va a sostenere le imprese straniere piuttosto che quelle italiane, oltre allo Stato, dato che i patrimoni di fondi pensione e casse di previdenza sono investiti, per oltre il 50%, in bond governativi, per lo più italiani".
I dati confermano il buon momento del settore - afferma Anna Gervasoni, direttore generale AIFI - la diminuzione di operazioni di write off e il contemporaneo rafforzamento della percentuale del numero di IPO (n.dr. Offerta Pubblica Iniziale), ancorché con sole due operazioni, denota che i fondi stanno lavorando bene e il mercato glielo riconosce. La realizzazione di disinvestimenti aiuta il ciclo di raccolta ma per dare una accelerata finale serva un maggior coinvolgimento degli investitori istituzionali italiani,soprattutto, fondi pensione e assicurazioni, e il consolidamento e il rafforzamento della raccolta presso gli operatori internazionali che può derivare da un complessivo quadro di maggiore stabilità”.
Per Vito Gamberale, ad di F2i "E' necessario dar vita a "campioni nazionali" nei vari settori infrastrutturali, che assicurino efficienza e trasparenza nella gestione degli asset, secondo il modello di "filiera" fin qui seguito da F2i. Questo processo può compiersi, tra l'altro, attraverso una nuova stagione di privatizzazioni, questa volta focalizzata sugli asset locali, che tragga beneficio dal rinnovato interesse degli investitori stranieri per l'Italia. Una riflessione, in tal senso, andrebbe fatta sullo sviluppo delle nuove autostrade in Lombardia (le Autostrade per l'Expo), il cui affidamento a società pubbliche ne sta compromettendo la realizzazione nei tempi stabiliti".
Conclude Gamberale: "I fondi infrastrutturali possono rappresentare uno strumento aggregatore, un punto di incontro tra le necessità industriali del mondo delle infrastrutture e le aspettative di rendimento degli investitori. Potrebbero, così, favorire l'afflusso di denaro estero nel nostro Paese e, auspicabilmente, una solida ripresa economica".